BOZZALLA-PRET, Luigi
Nacque a Castagnea di Portula (presso Biella) il 17 sett. 1854, primogenito dei quattordici figli di Giovanni e di Efisia Sella, sorella di Quintino.
Il padre, appartenente a un nucleo imprenditoriale di "aristocrazia" laniera affermatasi nel corso degli ultimi decenni del Settecento dai ranghi del piccolo artigianato, aveva aggregato alla prima fabbrica (dotata di moderni macchinari) presso il Rio del Carnaccio, alle falde del Rubello, un nuovo opificio a Biella sulle sponde del Cervo, destinato alla fabbricazione dei panni militari, ed era uscito pure dal chiuso mondo degli affari per accedere alle prime impegnative responsabilità di pubblica amministrazione, con la partecipazione alla sovrintendenza dell'Ospizio di Carità e dell'Ospedale degli Infermi e l'ingresso nel 1871 nel Consiglio comunale di Biella e, quindi, nel comitato di presidenza della Cassa di Risparmio di Biella e dell'Istituto di credito biellese.
Il B. - terminati gli studi classici al liceo di Biella e diplomatosi in ragioneria a Milano con ulteriori studi presso istituti specializzati a Berlino e Vienna - si era presto interessato dell'attività laniera nella fabbrica paterna, la "Giovanni Bozzalla e figli", distinguendosi tuttavia più nel campo dell'organizzazione che della gestione tecnica e commerciale. A soli 23 anni egli era, con il senatore Alessandro Rossi, il promotore dell'Associazione laniera italiana, di cui assumeva dal gennaio 1877 la segreteria. Le prime inchieste sulle condizioni dell'industria italiana lo vedevano, anzi, decisamente impegnato nel sostegno delle tesi antiliberistiche e di intervento statale in appoggio al settore tessile. Assai nota è la sua opera sulla Crisi dell'industria laniera, pubblicata a Biella nel 1877.
In questo lavoro, che costituisce una delle prime analisi puntuali e documentate sulla situazione dell'industria tessile in Italia, il B., più che sul processo di innovazione tecnica (già avviato da tempo, almeno nel Biellese), sugli oneri fiscali, sul ritmo degli investimenti, o sulla "mancanza relativa" di capitali ("quando il governo - egli scriveva - avrà ben assestato le sue finanze, quando sarà nata maggior fiducia, quando saranno cessati i grandi bisogni di denaro per opere pubbliche e per ordinamenti interni e per la difesa dello stato, allora anche questo male, che deploriamo, cesserà") si soffermava sulla necessità pregiudiziale di un aumento delle tariffe doganali.
Il discorso del B. d'altra parte intendeva spingersi più in là di un certo tipo di soluzione congiunturale dei problemi dell'industria tessile, ristretta al problema di una adeguata protezione doganale del settore laniero, per porre sul tappeto la prospettiva più generale dell'ascesa del ceto industriale a classe dirigente e delle sue prerogative politicoeconomiche. "Ora che, in base ad una convenzione, il nostro Governo ha riscattato le ferrovie della parte più industriale d'Italia - egli osservava - è sperabile che egli saprà tener conto dei nostri bisogni [...] l'industriale per parte sua dovrà unirsi, e dimostrare chiaramente come, facilitando e favorendo l'industria, si aumenta e si favorisce il commercio delle ferrovie e dei trasporti. In modo pressoché analogo si dovrà fare per la marina mercantile, poiché, se le tariffe di questa sono un po' alte, lo dobbiamo in gran parte a noi stessi, che non abbiamo mai saputo associare i nostri potenti interessi per presentare alla nostra marina una garanzia, una morale persuasione di quello che noi siamo, ed abbiamo bisogno di avere per esserlo".
Relatore della petizione alla Camera sul trattato di commercio con la Francia e sull'imposta dei fabbricati nel 1878, assecondato in questo senso anche dallo zio Quintino Sella, il B., che riprenderà la sua battaglia anche dalle colonne del settimanale L'Eco dell'industria, concorreva di fatto a imporre quell'inasprimento delle tariffe doganali del 1878, che costituirà la svolta decisiva per la formazione della grande industria tessile. La conclusione vittoriosa della campagna protezionistica gli apriva le porte dell'amministrazione e degli organismi di credito e industriali locali: commissario ordinatore dell'Esposizione laniera di Milano nel 1881 e vicepresidente, un anno dopo, dell'Associazione laniera italiana, il B. era eletto nel 1883 nel Consiglio comunale di Biella e entrava a far parte nel 1886 della Giunta municipale, assumendo nel contempo un posto di rilievo nel consiglio di amministrazione della Banca Biellese e nella Camera di commercio di Torino.
Il suo contributo all'elaborazione della tariffa del 1887 (che risulterà ancora più elevata sia per l'altezza dei livelli daziari sia per la più ampia specializzazione della nomenclatura) era ancora più evidente e decisivo nella sua qualità (dal 1884) di membro della Commissione permanente per le attribuzioni di dogana e sui magazzini generali e di ispettore tecnico governativo per il settore tessile (più tardi verrà incaricato di missioni di studio e di aggiornamento in Austria, Germania, Danimarca e Inghilterra e collaborerà dal 1890 con il Bodio alla compilazione della monografia industriale sul Piemonte pubblicata dal ministero di Agricoltura e Commercio nel 1892). Egualmente fattivo il suo intervento, nel 1885, per scongiurare un eccessivo aumento dei prezzi di trasporto delle merci con le nuove convenzioni ferroviarie. Con lui, acclamato nel 1888 socio onorario della Laniera (un riconoscimento che era stato conferito soltanto al "nume tutelare" del Biellese Quintino Sella, oltre al Depretis e al Luzzatti, uomini politici altrettanto benemeriti per l'attuazione del regime protezionistico), doveva peraltro avere fine l'esperienza industriale dei Bozzalla-Pret. Il B. abbandonava infatti, d'accordo con il fratello Emilio, l'impresa paterna e, dopo essersi laureato in legge a Pavia, si trasferiva nel 1895 a Milano a esercitare l'avvocatura, divenendo anche amministratore di diverse grandi società lombarde. Il ritiro del B. coincideva d'altra parte con l'avvento negli ambienti tessili biellesi di una delle famiglie di più recente elezione industriale e di più fortunato avvenire: quella dei Cerutti, cui era dato raccogliere dopo il 1888 l'eredità del modernissimo lanificio di Biella.
Il B. morì a Milano il 18 ott. 1927.
Bibl.: C. Bozzalla, La Valle Sessera illustrata. Le sue industrie e le sue ferrovie,i suoi comuni, Biella 1908, pp. 11 ss.; Il Biellese, 25 ott. 1927; Il Popolo Biellese, 26 ott. 1927; V. Ormezzano, Il Biellese e il suo sviluppo industriale, I, Il Biellese occidentale, Varallo Sesia 1928, pp. XLIII ss.; M. Sodano, Degli antichi lanifici piemontesi e biellesi, Biella 1953, p. 88; M. Scanzio-Bais, Dai acqua! Storia dei pionieri della industria laniera nel Biellese, Biella 1960, p. 132; V. Castronovo, L'industria laniera in Piemonte nel secolo XIX, Torino 1964, ad Indicem.