BONGIOANNI, Luigi
Nacque a Mondovì, circa il 1770, ma in data non meglio precisabile allo stato attuale delle ricerche, da una famiglia oriunda di Villanova.
Il padre, Domenico, fabbricante e negoziante di lane a Mondovì, fu anch'egli partigiano dei Francesi, per quanto estraneo probabilmente alle idee avanzate del B.; membro della comunità repubblicana della sua città nella primavera del 1799, subì il carcere nella sollevazione contadino-nobiliare del giugno di quell'anno, precorritrice dell'arrivo degli Austro-russi della seconda coalizione.
Il B., emigrato giovanissimo in Francia, aveva militato sei anni sotto le bandiere francesi, ove da semplice soldato era divenuto luogotenente nella 17a mezza brigata di fanteria leggera, partecipando a due campagne in Corsica e ad una sul mare, sino a che, nelle giornate controrivoluzionarie del pratile dell'anno III (maggio 1795) era stato gettato in carcere a Marsiglia per i suoi sentimenti di acceso repubblicanesimo. Partecipe nel 1796 della campagna d'Italia sotto Bonaparte, era divenuto capitano dei granatieri nella legione lombarda, della cui formazione era stato incaricato dal Bonaparte stesso il già ufficiale austriaco Giuseppe Lahoz.
Con ogni probabilità è da identificare con il B. quel Bongioanni di Mondovì che nell'agosto 1797 era capo di Stato Maggiore dell'Armata subalpina o piemontese, costituitasi in Lombardia con molti degli emigrati piemontesi e destinata a invadere la parte del Piemonte lasciata dal Bonaparte al monarca sabaudo con l'armistizio di Cherasco del 27 apr. 1796, e di cui è traccia nei documenti del fondo Balbo, nell'Archivio di Stato di Torino. Comandante dell'Armata era il piemontese Giuseppe Giorna, emigrato a Parigi dopo la fallita congiura antisabauda del 1794, e nella stessa figuravano quali "rappresentanti del popolo" i piemontesi Angelo Pennoncelli, prete e letterato, di San Giorgio Canavese, il frate Agnisetta e, quali "protettori" dell'Armata, lo stesso Lahoz e il cisalpino Gaetano Porro. L'azione di costoro si ispirava a spiccati sentimenti di nazionalismo unitario, come fanno fede i proclami dell'Armata subalpina inneggianti alla "Repubblica italiana, una e indivisibile", sottoscritti dal Giorna, dal Rossetti e dal capo di Stato Maggiore Bongioanni di Mondovi.
Sulla fine del 1798 il B. fu con la 2alegione cisalpina a Fano e ad Ancona; a metà dicembre prese probabilmente parte alla riconquista di Roma, abbandonata temporaneamente dallo Championnet ai Napoletani, e quindi all'invasione del Regno di Napoli e ai primi del 1799 all'occupazione di Pescara.
L'avidità e il dispotismo degli occupanti francesi e insieme il tradimento della libertà italiana perpetrato dal Direttorio alienarono le simpatie di molti giacobini italiani che avevano militato nelle file degli unitari. Così una crisi di sfiducia e di rancore antifrancese sconvolse l'animo del B., il quale da Roma, ove era distaccato con la 2a legione cisalpina, scrisse a metà di giugno 1799 al suo vecchio comandante Lahoz che si era messo alla testa degli insorgenti antifrancesi nelle Marche: "Ho appreso con molto piacere che Voi siete a Montefortino capo d'un partito che vuole la Repubblica italiana. Io divido i Vostri sentimenti su questo proposito e come Voi desidero massacrare il resto dell'infame Nazione francese che, da troppo lungo tempo, noi soffriamo tra noi. Sono incaricato da parte di molti patrioti napoletani e veneziani, che son qui, di dirVi che Voi potete contare su loro, come su me, così come su200 uomini della Legione a cui appartengo. Fatemi parte dei Vostri voti al riguardo; attendo i Vostri ordini" (Spadoni, p. 58). Le dimensioni della congiura ordita dal B. quali appaiono dalla lettera riportata, il preoccupante dilagare delle correnti unitarie dalla Cisalpina alla Repubblica Romana, la pericolosità della sollevazione contadina in tutta l'Italia centrale e meridionale, il collegamento con le forze austriache indussero il consiglio di guerra a emettere condanna capitale a carico del Bongioanni. Il suo appello fu respinto e la sentenza fu eseguita il 10 sett. 1799.
Bibl.: I. M. Songeon, Journal historique de la Division militaire que laissa le Gen. en chef Macdonald dans la République romaine,à l'époque du 26 floréal an VII, Marseille 1799-1800, p. 22; A. Dufourcq, Le régime jacobin en Italie (1798-1799), Paris 1900, p. 562; D. Spadoni, Il gen. Lahoz e il suo tentativo indipendentista nel 1799, Macerata 1933, pp. 58 s.; G.Vaccarino, I patrioti "anarchistes" e l'idea dell'unità italiana (1796-1799), Torino 1955, p. 69; Id., Introduzione a F.Bongioanni, Mémoires d'un jacobin (1799), Torino 1958, pp. XX-XXIV.