BOCCHERINI, Luigi
Compositore, nato a Lucca il 19 febbraio 1743, morto a Madrid il 28 maggio 1805. È uno dei tanti musicisti sfortunati la storia dei quali si riduce ancora a poco più di una cronaca sommaria e ad una collana di aneddoti romantici o tendenziosi. Dati ampî e sicuri mancano, tanto per la biografia quanto per la critica dell'arte sua.
Le sue composizioni - forse più di quattrocento, contando i manoscritti - e cioè: 91 quartetti, 125 quintetti - dei quali 113 con due violoncelli e 12 con due viole - 54 trii, 12 quintetti con pianoforte, 16 sestetti, 2 ottetti, 20 sinfonie, 4 concerti per violoncello, il concerto per violino, le 12 (o 18?) sonate per cembalo e violino, i molti duetti, le serenate, le ouvertures, senza contare le Messe, lo Stabat Mater, le Cantate di Natale, i due oratorî (lavori giovanili) Giuseppe riconosciuto e Gioas re di Giuda, un'opera (La Clementina, 1786), molti Villancicos, aspettano ancora per la massima parte di essere rintracciate, ordinate, esaminate a fondo - anche per tentare di sceverare le composizioni apocrife - messe in partitura, eseguite: in una parola, conosciute.
Manca tuttora un esauriente e sereno studio critico sul B.; parecchi, come il Torchi, non fanno che parafrasare il motto del violinista Puppo che chiamò il B. "la femme de Haydn"; ma ciò che in lui sembra effeminatezza è, piuttosto, un desiderio, prettamente toscano, di luminosità e di rotondità.
Tragica fu la sorte di questo lucchese uscito di patria come tanti altri, ma per non più ritornarvi. Figlio di un contrabassista e allievo dell'abate Vannucci, virtuoso di violoncello a 13 anni, andò, nel 1754, a Roma, per perfezionarsi come violoncellista e forse come compositore entrando in rapporti con una scuola locale, d'indirizzo non certo arretrato. Tornò a Lucca nel 1761.
Dal violista e compositore livornese Giovanni Giuseppe Cambini sappiamo che il B., andato a Firenze, formò un quartetto col Cambini stesso, col Nardini e col Manfredi: il primo quartetto stabile di cui si abbia notizia. Col Manfredi, poi, intraprese un giro di concerti che lo condusse, nel 1768, a Parigi. Quivi il B. pubblicò o lasciò pubblicare, l'una dopo l'altra, parecchie opere di musica strumentale, lo studio delle quali è reso più difficile dal fatto che sino all'op. 13 (e anche più oltre, sporadicamente) uno stesso numero d'opera serve a indicare composizioni d'indole diversa. Ebbero subito grandissimo successo. Tra queste opere sono soprattutto importanti: l'op.1, Sei sinfonie o sia quartetti; l'op. 5, Sei sonate per cembalo con accompagnamento di un violino e i primi libri di quintetti (op. 12 e 13), oltre al Concerto, op. 8.
L'esercizio di quartetto fatto dal Boccherini a Firenze, la sua grande fecondità e l'età alla quale egli giunse a Parigi bastano a far intuire che egli, nel 1768, portava già con sé un ricco bagaglio di musica propria. Non senza fondamento il Moser riscontra somiglianze di stile tra il B. e il Sanmartini.
Non sappiamo a quali circostanze (forse alla sua debolezza di petto?) si debba il fatto che il B., invece di volgersi, come tutti i concertisti, verso Londra, la Germania o magari la Russia, abbia preso la decisione, fatale per lui, di raggiungere Madrid, dove divenne compositore di camera di don Luigi principe delle Asturie che lo compensò male e giunse sino a malmenarlo. Probabilmente per suggerimento dei fratelli Pietro e Luigi Dupont, ambedue violoncellisti alla corte di Prussia, il B. inviò, senza sosta, per dieci anni circa (1787-1797), trii, quartetti e quintetti a Federico II che, in ricambio, lo soccorse e gli concesse il titolo di "compositore di camera del re di Prussia" (1787). Morto il re (1797), anche questo aiuto venne a mancargli e il B., malato di petto e di nervi, finì nella più dura miseria.
Una tradizione italiana - oppugnata dalle scuole straniere - vuole che il B. abbia creato la forma del quartetto, stilisticamente e tecnicamente diversa da quella della sonata a quattro. Difatti il Cambini dice esattamente che a Firenze egli sonava coi suoi compagni i "quartetti" del B. e le sonate a quattro dello Haydn. Ma lo stile e la tecnica del quartetto non sono lontani, all'epoca in cui il B. comincia a scrivere, dallo stile e dalla tecnica delle sinfonie da concerto alla Sanmartini. Ad ogni modo, la maturità alla quale il B. giunse in pochissimo tempo può essere dimosatrata popolarmente dal Minuetto a tutti noto, composto per il Quintetto n. 5 dell'op. 13; che è appena il secondo libro dei quintetti.
Ma forse ancor più importanti sono altre due opere: il Concerto per violino e l'op. 5 di Sonate per cembalo con accompagnamento di violino, nella quale il B. si rivela il vero creatore della moderna tecnica pianistica e l'autore dal quale il Clementi ha principalmente derivato il suo stile, più ancora che dal Paradies. L'Einstein ha recentemente dimostrato che il Concerto per violino in la di W. A. Mozart è poco più di una parafrasi di quello del Boccherini. E oggi si può dire di più: il B., in alcuni degli ultimi suoi quartetti, ha risolto, per conto suo, lo stile che si può dire di conversazione in un altro che è forse opportuno chiamare di meditazione: facendo opera analoga a quella che il Beethoven compì scrivendo l'op. 59 proprio l'anno stesso (1805) in cui morì il B., la figura del quale assume, quindi, un'importanza storica ed estetica sinora insospettata.
Bibl.: L. Picquot, Notice sur la vie et les ouvrages de L. B., Parigi 1851, ristamp. 1929; D. A. Ceru, Cenni int. alla vita e le op. di L. B., Lucca 1864; F. Torrefranca, Le orig. dello stile mozart., in Riv. mus. it., 1920, 1924 e segg.