BECHI, Luigi
Nacque a Firenze nel 1830. Allievo del Bezzuoli e del Pollastrini, il suo esordio avvenne nella città natale nel 1861, quando, per i tre dipinti Michelangelo che veglia il servo Urbino morente, Susanna e Agar, ebbe un premio all'Esposizione italiana. Quei quadri erano ancora legati al gusto storico e accademico vivo in Italia nel primo Ottocento, ma ben presto il B. si staccò da tali esperienze, si rivolse ad interessi più attuali e partecipò con fervore ai nuovi. moti artistici e patriottici del secondo Ottocento toscano: con De Tivoli, Fattori, Signorini, Borrani e Cecioni collaborò, infatti, alle nuove ricerche pittoriche, che si conclusero poi con le affermazioni dei macchiaioli; con Banti, Signorini, Cabianca e altri toscani era stato nel 1861 a Parigi senza peraltro interessarsi al movimento impressionista.
Appassionato per la "macchia", anche il B. se ne fece un seguace convinto, creando deliziose piccole composizioni la cui freschezza e vivacità lo distinguono anche in seno alla corrente pittorica fiorentina, come attesta uno dei suoi primi quadri di tal genere, Renaiolo a Castiglioncello, che ricorda molto nella distribuzione delle luci le opere del Puccinelli (es., il Sabato Santo).
Tale desiderio di rinnovamento sembra riflettersi nella sua vita di patriota, accesa di nobili ideali e direttamente impegnata nelle vicende del Risorgimento. Partecipò, infatti, alla guerra del 1859 e nel 1866 seguì Garibaldi nel Trentino, cadendo prigioniero a Bezzecca. Sono di questo intenso periodo i suoi quadri più riuscitipaesaggi, scene di genere. Più tardi, dal 1870, divenuto professore all'Accademia di Firenze, il suo fare divenne alquanto generico e convenzionale, come se l'entusiasmo degli anni di lotta si fosse attenuato e spento in un più sereno ménage borghese. Sta di fatto che nei suoi quadri la ricerca realistica, di marca cecioniana, si muta in spicciola cronaca e in fragile convenzionale pretesto. Di questo periodo sono: La bolla di sapone, già presso la Galleria Pisani di Firenze, La lezione di treccia, Scherzi col gomitolo, Scherzi col gatto (di essi non si conosce l'attuale ubicazione).
Negli ultimi anni visse, appartato e dimenticato. Morì a Firenze il 19 nov. 1919.
Tranne che in una piccola mostra privata (alla Galleria Fontanarosa di Roma nel'1933, dove fu esposto il quadro Al castello di Vincigliata), le sue opere non apparvero più in alcuna esposizione, neppure per le varie commemorazioni dei macchiaioli, come quella tenuta nella Galleria Nazionale d'arte modema di Roma nel 1956. Sta di fatto, comunque, che il B., almeno per il periodo più fervido della sua vita, è da considerare elemento non trascurabile nella storia del rinnovamento pittorico toscano nel sec. XIX.
Tra le sue opere: Dopo la burrasca (Genova, Pinacoteca), Casa rustica, Il gen. De Sonnaz salvato dal volontario milanese marchese Faldini (Firenze, Gall. d'arte moderna) e Contadina con un vaso (Madrid, Museo del Prado).
Bibl.: E. Saltini, Le arti belle in Toscana, Firenze 1862, p. 63; riproduz. e descriz. di: La bolla di sapone, in L'Illustr. ital., 19 dic. 1886, La lezione di treccia, ibid., 13 maggio 1888; Scherzi col gomitolo, ibid., 25 nov. 1888; Scherzi col gatto, ibid., 27 luglio 1890; A. Franchi, Arte e artisti toscani, Firenze 1902, p. 27; Id., I Macchiaioli toscani, Milano 1945, pp. 30, 34; M. Borgiotti, 1 Macchiaioli, Firenze 1946, p. 57; M. Biancale, Ottocento-Novecento, I, Roma 1961, pp. 191, 242; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 134; Diz. del Risorgimento Naz., II, p. 217.