BASSANO, Luigi
Nacque a Zara ed è noto quasi solo per le notizie che si possono desumere dal suo scritto sulle condizioni dell'impero ottomano nella prima metà del sec. XVI.
Dalla prefazione risulta soltanto che il B. si qualificava con indubbia esagerazione come "rozzo" e di "idioma illirico", cosicché potrebbe considerarsi di origine slava. Non senza abilità egli si servì tuttavia della lingua italiana e quasi certamente passò la maggior parte della sua esistenza ora in Dalmazia ora in Italia, dove concluse probabilmente i suoi giorni. Il suo libretto lo rivela uomo di cultura, al quale non era estranea la letteratura classica, come mostra ad esempio una citazione di Tibullo a c. 49 r.
Il soggiorno del B. in Turchia, i cui costumi e usanze egli descrisse con grande perizia e sobria obiettività, dovette cadere negli anni compresi, a quel che si può inttúre, fra il 1530 e il 1540; quale motivo l'avesse sospinto in Oriente non si può desumere dal suo racconto. Verso il 1537 vi conobbe un eretico che "una santissima heresia" condusse in Turchia (c. 31 r). Per l'anno 1540 riferisce di incendi a Stambul e in altri luoghi (c. 16 r), ma anche di avvenimenti della sua patria, Zara, invasa dagli Ottomani (c. 16 v), mentre Alvise Badoer vi fungeva da provveditore veneziano. Ricorda anche il catalano Antonio Rincon (il "Signor Rincone"), che venne a Stambul come inviato nel 1532, e che poi, dalla metà del 1538 alla fine dei 1540, vi svolse le funzioni di ambasciatore francese (c. 55 r; cfr. Ion Ursu, La politique orientale de François I, Paris 1908, e, in particolare, V. L. Bourilly, La diplomatie de François I: Antonio Rincon et la politique de François I, Paris 1913), ma è certo che le allusioni alle "brave zuffe", ricordate in connessione con questa missione e con quella del "signor Polino" (cioè Antoine des Escalins, baron de la Garde, detto "Capitain Paulin"), si riferiscono all'inizio del decennio 1540-1550.
Dopo questo periodo il B. si trasferì forse in Italia e presumibilmente a Roma, dove incontrò il "Signor Redolpho Cardinale di Carpi", cioè Rodolfo Pio di Carpi, ed entrò con tutta probabilità al suo servizio. A lui dedicò, "Con gratia e privilegio di nostro Signore Papa Paulo III", la sua operetta dal titolo I Costumi, et i Modi particolari de la Vita de' Turchi.
Fu "Stampato in Roma per Antonio Blado Asolano. M. D. XLV."; ma, come mostra la sua estrema rarità, evidentemente il lavoro fu tirato in una edizione di poche copie. Si compone di cinquantanove capitoli, nei quali viene profusa una straordinaria quantità di conoscenze sulla vita e sui costumi degli Ottomani di quel tempo, cosicché l'opera si presenta come una fonte di primaria importanza per lo studio dell'impero ottomano all'epoca del sultano Solimano I il Magnifico, cioè durante l'epoca della sua più grandiosa fioritura ed espansione. Alla pubblicazione del B. si può paragonare soltanto per il sec. XVI il Trattato de'costumi et vita de' Turchi di Giov. Antonio Menavino, che venne alla luce pochi anni dopo (Venezia e Firenze 1548).
Anche se preceduta dal lavoro del fiorentino Andrea Cambini (Della origine de' Turchi er Imperio della Casa Ottomana, Venezia 1538, 1541), l'opera del B. conserva una indubbia originalità, ché egli si rivela sempre osservatore eccellente ed espositore obiettivo. Lo scopo dell'opera non è nascosto: "la destruttione et ultimo sterminio di quelli arrabbiati Cani", e in questo non differisce da tutte le contemporanee pubblicazioni di questo tipo, tanto più che il dedicatario dell'opera, il cardinale Rodolfa Pio di Carpi, fu attivo promotore di iniziative del genere.
Lo scritto ebbe una notevole diffusione dato che fu inserito in tutte e tre le edizioni del noto libro di Francesco Sansovino, Dell'istoria universale dell'origine ed imperio de' Turchi libri tre, Venezia 1564, pp. 300-332; ibid. 1582, pp. 41-73; ibid. 1654, pp. 75-107. Il porporato al quale l'opera era dedicata fu però erroneamente identificato con il cardinale Niccolò Ridolfi (cfr. La Bibliofilia, XXXI [1929], pp. 173-193). Nello stesso errore cadde Giuseppe Ferrari Cupilli che ebbe ad occuparsi del B. (cfr. G. F. Cupilli, Biografie e necrologie d'illustri e benemeriti Dalmati, Zara 1874, pp. 9-11).
Un dispaccio dell'ambasciatore don Juan Hurtado de Mendoza, indirizzato da Venezia il 28 genn. 1552 a Carlo V (Archivo General de Simancas, Estado, leg. 1320, f. 100), fornisce l'importante prova, anche se solo per l'anno 1552, che il B. fu mandato all'inizio di questo anno, evidentemente come informatore, a Stambul. "Luys de Basan", come è chiamato in questo documento, riceveva un salario annuo di 200 scudi insieme alla promessa di un compenso supplementare condizionato alla qualità dei servizi da lui eseguiti. Questa prospettiva, piuttosto che lo stipendio fisso, indusse il B. ad accettare l'incarico, come dice significativamente il Mendoza, che definisce il B. come "hombre inteligente", cioè come uomo esperto.
Ignoti sono il luogo e l'anno di morte del Bassano.
Bibl.: Per una più larga informazione sulla figura del B. cfr. la ristampa fotomeccanica, con prefazione, note bio-bibliografiche ed indice analitico dell'edizione romana dell'opera (1545), a cura di F. Babinger, Monaco di Baviera 1963.