AVOGADRO, Luigi
Nacque a Brescia, in data imprecisata, da Pietro. Di famiglia un tempo feudataria di Polaveno e poi (dal 1427) di Lumezzane, entrò al servizio di Venezia. Il suo nome compare per la prima volta nella difesa di Brescia (1483) contro le forze congiunte del duca di Ferrara, Ercole d'Este, di Ludovico il Moro, di Lorenzo de' Medici e di Alfonso II d'Aragona. Nel 1492, sempre a Brescia, vinse un pallio d'oro durante una giostra; nel 1495 partecipò con duecento uomini alla lega contro Carlo VIII. Nel 1503, ancora al servizio della Repubblica di Venezia come condottiero, seguì la costruzione del castello di Cremona; nell'aprile del 1507 si recò in Val di Non per una azione militare; nel febbraio del 1508fu nuovamente distaccato a Cremona.
Durante la battaglia di Agnadello, l'A ebbe parte nella sconfitta toccata alle armi veneziane: incitate le sue truppe alla fuga, permise che il castello di Brescia passasse ai Francesi senza colpo ferire. Cronisti contemporanei, quali Marin Sanudo, Antonio Grumello, Pandolfo Nassino e un anonimo cremonese, danno per certo un accordo intercorso tra l'A. e il re di Francia: il Sanudo anzi asserisce che Luigi XII gli avrebbe concesso in premio della defezione il feudo, della Val Trompia. Caduta Brescia sotto il dominio francese, l'A., come era stato sollecito a trattare con gli agenti di Luigi XII durante la lega di Cambrai, così fu pronto a tramare congiure per il ritorno della città alla Serenissima, mirando a vantaggi e benefici per sé e per la sua famiglia. Si unì dapprima alla congiura antifrancese capitanata da Valerio Paitone e Giangiacomo Martinengo ed inviò a Venezia un proprio parente, tale Ambrogio Avogadro, per ottenere aiuti dal governo della Repubblica. Nonostante il parere contrario del doge Leonardo Loredan, il Senato veneziano decise che nella notte del 18 genn. 1512 il capitano Andrea Gritti avrebbe coadiuvato con le sue truppe alla porta di San Nazaro il tentativo dei congiurati, cui si unirono intanto i figli dell'A., Pietro e Francesco. Avvistate per tempo da fanti francesi le forze del Gritti e apprestatesi immediatamente le difese, i congiurati si dispersero. L'A., riparato in Val Trompia, tese subito le fila di una nuova congiura, cui nuovamente la Serenissima porse aiuti al comando del Gritti. Il 2 febbr. 1512 i congiurati si unirono alle truppe veneziane: il tentativo questa volta ebbe pieno successo. L'A., durante la conquista di Brescia, poté dar sfogo al suo odio contro la famiglia rivale dei Gambara, distruggendone le case.
Di lì a poco però Gastone di Foix, dopo essersi sbarazzato di scarse e isolate resistenze, raggiunse la città e cinse d'assedio il castello dove i congiurati si erano rinchiusi (19 febbr. 1512). La capitolazione avvenne nello stesso giorno; l'A., con i figli Pietro e Francesco, fu catturato e decapitato il 20 febbraio.
L'episodio della congiura dell'A. ha ispirato due tragedie: la prima, composta da Pierre Delloy ed intitolata Gaston et Bayard, apparve a Parigi nel 1770; la seconda, di Francesco Gambara, intitolata Luigi Avogadro, venne stampata a Milano nel 1830.
Fonti e Bibl.: A. Grumello, Cronaca, a cura di A. Müller, in Raccolta di cronisti e documenti storici lombardi, I, Milano 1856, pp. 112, 145, 146-149; F. Odorici, I congiurati bresciani del 1512 ed il processo inedito che li riguarda, ibid., II, Milano 1857, pp. 17-20; M. Sanudo, Diarii, I-XV, Venezia 1879-87, passim; P. Bembo, Della historia viniziana, Venezia 1790, II, pp. 58, 308, 318; F. Gambara, Geste de' Bresciani durante la lega di Cambrai, Brescia 1820, passim; F. Odorici, Storie bresciane, VIII, Brescia 1958, pp. 312, 323, 325;IX, ibid. 1860, pp. 1-104.