AMADEI, Luigi
Nacque a Napoli, da famiglia comitale, il 26 marzo 1819. A Roma si laureò in filosofia e matematica ed entrò, nel 1839, con il grado di sottotenente nel Corpo del genio pontificio. Eletto il 22 genn. 1848 uditore nella sezione militare della Consulta di stato, elaborò un progetto di difesa dello Stato e uno di ordinamento della guardia nazionale. Nel 1848 prese parte alla campagna contro l'Austria quale aiutante di campo del generale Durando; in seguito fu capo di gabinetto del "ministro delle armi" Campello, ed ebbe incarichi importanti per la difesa che si andava preparando al confine napoletano: catturato dai borbonici, riebbe la libertà dopo alcune trattative.
Proclamata la Repubblica romana, l'A. fu incaricato dal ministro della Guerra gen. Avezzana di provvedere alle fortificazioni necessarie alla difesa della capitale (decr. del 25 apr. 1849), con il grado di colonnello; un suo progetto di difesa, che era stato approvato sia dall'Avezzana sia da Garibaldi, lo fece entrare in urto con quest'ultimo circa l'andamento dei lavori: l'A. fu arrestato, ma presto (19 giugno) liberato e reso al suo comando; la responsabilità dei lavori, su proposta dell'A. stesso, fu demandata a uno speciale "consiglio delle fortificazioni".
Alla caduta della Repubblica fu dapprima imprigionato a Grottaferrata, poi, per il decreto pontificio del 18 sett. 1849 che comminava l'esilio ai comandanti di corpi militari che avessero aderito al regime repubblicano, dovette esulare. Si recò in Sardegna, dove lavorò come direttore di miniera, di lì a Genova, quale ingegnere ferroviario e insegnante di meccanica applicata, poi a Firenze per i lavori dell'acquedotto. Nel 1859 il governo provvisorio di Bologna lo incaricò di riordinare quella divisione militare. Dopo la proclamazione del Regno d'Italia, fu presidente del Comitato dell'emigrazione romana in Firenze. Promotore della Associazione unitaria, pubblicò Idee per conseguire lo scopo della Associazione Unitaria Italiana, stampato a Napoli nel 1869.
In previsione della spedizione militare nello Stato pontificio, elaborò nel 1870 un piano per l'espugnazione di Roma, che presentò al Cadorna, presso il cui Stato Maggiore partecipò alla campagna. Liberata la città, fu membro del Consiglio comunale romano, della prima commissione edilizia e, successivamente, del Consiglio provinciale. Nel 1874-76 fu a fianco di Garibaldi nei dibattiti per la sistemazione idrica del Tevere e dell'Agro romano, sviluppandone le idee sul piano tecnico: si vedano a questo proposito i due opuscoli Memoria riassuntiva sul progetto del Tevere del gen. G. Garibaldi (Roma 1875) e Considerazioni sul progetto del Tevere del gen. G. Garibaldi (Napoli 1875). Dallo stesso Garibaldi fu presentato (1876) senza fortuna, come proprio successore nel I collegio elettorale romano. Nel 1886 dette alle stampe gli anonimi Cenni biografici di Luigi dei conti Amadei di Roma (Roma s.d.). Ritiratosi a vita privata, morì a Roma il 12 genn. 1903.
È interessante la partecipazione dell'A. al lungo dibattito sui problemi generali dell'esercito italiano, che si svolse, in libri e riviste, nei primi anni del Regno. Nel 1867 l'A. aveva pubblicato a Macerata Le riforme per l'esercito italiano, opera accolta favorevolmente dalla Commissione per l'ordinamento dell'esercito, che ne attuò alcune idee; nel 1878 a Napoli pubblicò La Nazione armata, la sua opera più importante, poi nel 1880, a Milano, Riordinamento dell'esercito italiano. Nel secondo scritto, essenzialmente di organica, l'A., dopo aver premesso un quadro dell'evoluzione storica degli eserciti dall'antichità all'epoca contemporanea, ed esaminato l'ordinamento delle forze armate dei principali stati, affronta il problema della "nazione armata", delineandone un particolareggiato progetto d'attuazione per Italia. L'opera, il cui pensiero animatore è schiettamente democratico, si basa sul postulato della guerra difensiva e su quello del massimo di forza con la minima spesa.
Benché poco noti in Italia, questi scritti occupano un posto notevole nell'evoluzione del pensiero militare italiano perché costituiscono l'esempio più chiaro del modo con cui gli uomini del liberalismo democratico risorgimentale impostavano il problema militare. Si mettano per esempio a confronto le idee dell'A, con quelle del generale prussiano C. von der Goltz, autore dell'opera Das Volk in Waffen, che, apparsa successivamente (Berlino 1883) e tradotta con vivo successo in molte lingue - in italiano da P. Meomartini con il titolo La nazione armata (Benevento 1894), - si basa sul principio opposto a quello sostenuto dall'A.: sulla necessità, cioè, di un numeroso esercito permanente, atto soprattutto alla guerra offensiva, in funzione della quale sono coordinate l'istruzione militare di massa e le energie del paese.
Bibl.: G. Gabussi, Memorie per servire alla storia della rivoluzione degli Stati romani, III, Genova 1852, pp. 398, 445; G. Spada, Storia della rivoluzione di Roma, III, Firenze 1869, p. 624; E. Loevinson, Garibaldi e la sua legione, I, Roma 1902, pp. 242-251; XI, ibid. 7904, pp. 11, 20, 126, 195; III, ibid. 1907, pp. 99, 101, 251-256 e passim; M. Amadei, L. A., in Nuova Antologia, XXXVIII (1903), pp. 143-146; G. Sticca, Gli scrittori militari italiani, Torino 1912, p. 301; G. Leti, La rivoluzione e la Repubblica romana (1848-49), Milano 1913, pp. 218, 399, 404, 503; Ediz. naz. degli scritti di G. Garibaldi, VI, Bologna 1937, pp. 170, 193, 277-79; Lettere di F. Orsini, a cura di A. M. Ghisalberti, Roma 1936, pp. 56 s.; A. M. Ghisalberti, Nuove ricerche sugli inizi del pontificato di Pio IX e sulla consulta di Stato, Roma 1939, pp. 132 e 152; A. Caracciolo, Roma capitale, Roma 1956, pp. 75,77, 84, 91 ss. e passim; Diz. del Risorgimento Naz., II, pp. 54 s.