ANZENGRUBER, Ludwig
Poeta drammatico e novelliere viennese, per la materia e per i modi della sua arte, popolaresco ma potente interprete dell'anima e della vita popolana nella sua patria. Nacque a Vienna il 29 novembre 1839 da modesta famiglia di piccoli impiegati, di non lontana origine campagnuola, e fu uomo di carattere semplice, franco, affettivo, ma chiuso e di poche parole. Ebbe quasi sempre vita dura e difficile, e la sopportò in silenzio a denti stretti, anche nei momenti più aspri, con ferma forza, operando. Sui libri lasciatigli dal padre (morto nel 1844), che sempre si era dilettato, nelle ore di svago, di leggere e comporre drammi e tragedie, si formò da bimbo il gusto e l'amore per il teatro, e, dopo essere stato per qualche anno commesso di libreria, fra i venti e i trent'anni, fu attore, ma senza successo, presso varie compagnie girovaghe. Quando riuscì, nel 1869, a ottenere finalmente un posto stabile, dovette accontentarsi di far lo scrivano presso la polizia. Quasi contemporaneamente, però, giungeva, d'un balzo, al pieno possesso della sua arte con la Bauernkomödie: Der Pfarrer von Kirchfeld (1870). Erano i tempi dell'ardente lotta politica per il concordato, e la polemica anticlericale, che allora costituì una delle ragioni del successo, appare oggi invecchiata, e la dolente storia del parroco Hell, con le sue cocenti lotte fra amore e dovere, presenta anche non pochi lati convenzionali; ma il linguaggio è già originale e schietto, e ha spesso il tono e il sapore dell'ambiente paesano e della vita vissuta; e, a tratti, già ne scattano fuori, d'impeto, momenti di greggia ma vera e forte poesia. In talune figure di secondo piano, come nella vecchia Brigitta, già si annuncia il grottesco, comico-commovente mondo di cui A. fu in seguito il poeta: mondo di contadini, di servi, di serve, di piccoli bottegai, di preti di campagna, di pezzenti, di vagabondi, di giovinotti con i muscoli saldi e di contadinotte con le rosse guancie, di vecchi avari incartapecoriti e di rubesti filosofi da villaggio: mondo di gente semplice, non ancor dirozzata, primitiva, che è tutta attaccata alla terra e alle cose della terra, ma porta nel suo piccolo bene e nel suo piccolo male anche tutta l'elementarità naturale dei suoi istinti, ed è perciò spesso giocata dalla vita, ma nella burlesca vicenda, di cui è vittima, reca un cuore che è pieno di passione e, non di rado, di pianto. Con rapidi marcati tratti di drastica espressività, con geniali bizzarre novità di situazioni caricaturali, a cui la musica dei couplets aggiunge una scapricciata libertà di movimento, l'A., fra lo scoppiar di una risata e il brillar d'una lagrima, seppe scendere con sicurezza fino in fondo alle contraddizioni delle loro anime. Con popolana serietà appassionata e combattiva, egli voleva demolire la potenza dei preti, schernire l'infallibilità del papa, bollare d'infamia le ingiustizie sociali, e l'ingenuità candida di certi suoi atteggiamenti fa ora sorridere: ma era un poeta di razza: e l'istintiva gioia di creazione del poeta finì sempre col prendere il sopravvento, salvandolo in tempo dal pericolo. Nacquero così le sue commedie più vive: il granitico Meineidsbauer (1871), con la quadrata figura del massiccio contadino pio e imbroglione, che, quanto più grandì son le sue malefatte, tanto più si sente protetto da Dio, perchè sempre gli riescono a capello: i giocondi Kreuzelschreiber (1872), con le sue novelle Lisistrate da villaggio e i mariti in penitenza, e il sempliciotto Steinklopfhans, che strappa alfine la coda al diavolo; l'indovinato G'wissenswurm (1874) col don Giovanni di provincia, che avendo sedotto una ragazza in gioventù, diventato vecchio, smagrisce per i rimorsi, finché non gli tocca constatare che la sua vittima sta meglio di lui ed è divenuta una ben pasciuta massaia che scoppia di salute e di benessere e gli può dar dei punti quanto a maschilità: il fresco e ridente Doppelselbstmord (1876), con l'amena storia dei due innamorati, che si sono scambiati qualche bacio e han lasciato il resto onestamente al tempo del "futuro santo matrimonio", e, invece, dall'opposizione dei loro genitori sono indotti a fuggirsene sull'Alpe e "celebrar per conto loro il loro matrimonio" con la semplice benedizione del sole e della loro gioventù. Il mondo delicato romantico di Raimund, "da cui piovevan sopra gli amanti dolenti cuori umani dolcezze di musica e di fiaba", s'è fatto qui tutto terra terra, e qualche volta anche crasso e brutale; ma è un mondo consistente, ricco di vitalità; e le commedie continuano in Germania a ritornare sempre sulle scene. Ma s'imposero lentamente. E l'A., che nel frattempo aveva messo su famiglia, fu costretto a cercare altre fonti di guadagno. Aveva tentato da giovane la novella, e vi ritornò ora con lo Schandfleck (1876), romanzo di una bambina illegittima, che diventa la ricchezza e la felicità del buon contadino che l'ha adottata e soprattutto con i Dorfgänge (1879) e con lo Sternsteinhof (1883). I Dorfgange sono schizzi alla brava di personaggi simili a quelli delle commedie, e son novelle di valor diseguale, ma ricche spesso di trovate geniali e di plastica efficacia. Lo Sternsteinhof è un romanzo a forti tinte e a duri contorni, dove la storia dell'interno rinnovamento di una mendicante divenuta massaia, proprietaria di fattoria, si svolge con una persuasiva e potente logica di passione. Le nuove commedie invece - Der ledige Hof (1876), Jungferngift (1878), Alte Wiener (1878), Brave Leut' vom Grund (1880), Heimg' funden (1885), Der Fleck auf der Ehr' (1889) - presentano frequenti segni di stanchezza, e ritrovano solo a tratti la potenza che l'A. aveva prima dimostrata: la composizione migliore di questo tempo è Das Vierte Gebot (1878), spietata analisi dell'amorale mondo piccolo-borghese di Vienna, e spietata requisitoria dei genitori che educano male la prole; ma il suo grande trionfo a Berlino fu dovuto in parte anche al fatto che il naturalismo ivi sorgente riconobbe per essa nell'A. uno dei suoi precursori.
Nel 1887 l'A., che s'era creata alfine una posizione economica modestamente agiata con la redazione del giornale umoristico Figaro (1885-88), vide distrutta la sua pace famigliare, con la separazione dalla moglie. Vendette la casetta che s'era costruita con tanti sacrifici e che era stata idillico sogno della sua vita. Il 10 dicembre 1889 morì.
Ediz.: Werke: Gesammtausgabe nach den Handschriften, a cura di E. Castle, Lipsia 1921, voll. 7; Sämmtliche Werke mit erstmaliger Benützung des ganzen handschriftlichen Nachlasses, a cura di R. Latzke e O. Rommel, con la collaborazione di K. Anzengruber (figlio del poeta), Vienna 1918-23, voll. 15; Briefe, a cura di A. Bettelheim, Vienna 1902, voll. 2.
Bibl.: A. Bettelheim, A., Der Mann, sein Werk, und seine Weltanschauung, 2ª ed., Lipsia 1898; id., Neue Gänge mit A., Vienna 1919; A. Mühlberger, A. als Kalendermann, Diss., Praga 1922; I. I. David, L. A., Lipsia 1902; A. Kleinberg, L. A., Stoccarda 1921.