BØDTCHER, Ludvig
Poeta danese, nato a Copenaghen il 22 aprile 1793, morto il 1° ottobre 1874. Verso il 1830, quando re Luigi I di Baviera teneva a Roma quasi una sua regolare seconda corte per i mesi di inverno e la romana Accademia di San Luca aveva Thorwaldsen a presidente, l'Italia fu, nei paesi germanici, non soltanto per gli artisti ma anche per i poeti, quasi una seconda patria. All'infuori di qualche lirica del Platen e di qualche "impressione di viaggio" del Heine, la poesia che ne nacque non fu di tono molto elevato: per lo più un romantico amor del pittoresco vi si fonde con un persistente gusto formale neoclassico, risolvendosi in "quadretti di genere" analoghi a quelli che furono cari a tanta pittura germanica del tempo. Cresciuto in vicinanza di Oehlenschläger, divenuto più tardi amico fedele di Thorwaldsen, il B. fu, in Danimarca, il poeta dell'Italia secondo lo spirito di quell'epoca. Mite d'indole, senz'altra passione che la poesia, visse in serena calma, ammirando con sincerità la più grande arte altrui (v. la descrizione di Thorwaldsen nella poesia Piazza Barberini), ed elaborando per sé e per gli amici, senza fretta e senza ambizioni, le armoniose strofe delle sue proprie liriche. Si compiacque d'evocare scene di vita antica (Mundus og Paulina, A thenodorus, ecc.); ma soprattutto sentì ed amò la poesia dei Castelli (Fiskeren i Nemi "Il pescatore di Nemi"; Morgen i Nemi "Mattino a Nemi"; Gjenkomst til Nemi "Ritorno a Nemi"); e anche vino dei Castelli è quello che, dentro una grotta a cui si accede da una ruina rivestita d'edera, in mezzo a sette botti inghirlandate, gli offre in Mødet med Bacchus (Incontro con Bacco), Bacco in persona. Non poté più tornare in Italia; e le nuove sue liriche sempre ugualmente levigate nello stile, accurate e aggraziate nei particolari (v. ad es. Fredensborg; Foraaret "Primavera"; Høstminde "Ricordo d'autunno", ecc.) trovarono in patria la loro ispirazione; ma la nostalgia in cuore non gli si spense mai; e, nella prefazione alla quarta edizione delle sue poesie (1878; la prima edizione: Digte, äldre og nyere "Poesie vecchie e nuove", uscì nel 1858), Christian Arentzen lo descrive, già vecchio, nella sua povera stanza di scapolo, con disegni di Carstens sopra i muri e fiori sopra la finestra, e con la chitarra in mano e nell'altra mano un calice, dove il vino riluce e scintilla come riluceva e scintillava laggiù, nella stanza a Piazza Barberini, che era tutta piena di sole. Anche nella piccola raccolta Sidste Digte (Ultime poesie, 1878), pubblicate postume, l'Italia e Roma hanno non piccola parte.
Bibl.: G. Brandes, Danske Digtere, Copenaghen 1874 (ristampato anche in Samlede Voerker, I); A. Schumacher, L. Bødtcher, Copenaghen 1875; V. Andersen, Introd. all'ediz. delle poesie del B., Copenaghen 1902.