SEITZ, Ludovico
Pittore, nato a Roma da famiglia tedesca nel 1844, morto ad Albano l'11 settembre 1908.
Fu iniziato all'arte dal padre Alessandro, anch'egli pittore e, come lui, aderì al movimento cosiddetto dei "nazareni" (v.) o dei "puristi", sorto in Roma come reazione al neoclassicismo imperante e capeggiato dal tedesco Overbeck. Ma, nelle opere del S., come in quelle dei suoi compagni di parte, il nuovo verbo si risolse in un'altra accademia che, partendo da forme diverse, giungeva allo stesso anacronismo della convenzione neoclassica. Lo studio del Dürer e in genere dell'antica arte tedesca è evidente nei dipinti del S., così come la conoscenza e l'amore del Quattrocento italiano. Rimise in onore la tecnica dell'affresco di cui si giovò nella decorazione di numerose chiese in Italia e all'estero. A Roma, tra l'altro, ornò con storie di S. Giovanni Nepomuceno una cappella in S. Maria dell'Anima per cui dipinse anche la pala d'altare; e disegnò i cartoni per i musaici della tomba di Pio IX in S. Lorenzo fuori le mura. Nel Vaticano, della cui pinacoteca fu direttore, dipinse quadri allegorici, e scene della vita di S. Tommaso d'Aquino nella Galleria dei Candelabri, dove è palese l'imitazione dei grandi maestri del Cinquecento veneziano, come nei quattro grandi affreschi nel coro del duomo di Treviso. A Padova, nella chiesa del Santo, dipinse la cappella di S. Stefano. All'estero dipinse nella cattedrale di Djakovo in Slavonia, nel duomo di Friburgo nella cappella del principe di Fürstenberg in Heiligenberg. La sua opera più notevole, a cui lavorò per dieci anni, dal 1892 al 1902, è la decorazione della cappella tedesca nella Basilica di Loreto, ove raffigurò, dividendola in piccoli scomparti alla maniera trecentesca, la vita della Vergine.
Bibl.: Emporium, XXVIII (1908), pp. 321, 457 segg.; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 175; A. M. Comanducci, I pittori italiani dell'800, Milano 1934, p. 666.