SANDEI (Sandeo), Ludovico
SANDEI (Sandeo), Ludovico. – Nacque, tra il 14 agosto 1446 e il 12 agosto 1447, da Antonio e da Francesca di Princivalle, a Ferrara oppure a Lendinara, nel Rodigino, dove il padre, funzionario degli Este, era stato inviato in quegli anni come podestà.
Ebbe due fratelli: Gianfrancesco (lettore di medicina a Ferrara e archiatra ducale) e Felino Maria (giurisperito a Pisa e umanista). La famiglia, discendente da mercanti lucchesi trasferitisi a Venezia e Ferrara già all’inizio del secolo precedente, risiedette in contrada Sant’Andrea; lo stemma rappresentava un leone rampante blu, con lingua e artigli rossi, su campo argentato. Non abbiamo informazioni precise circa i suoi studi, compiuti plausibilmente a Ferrara, che gli assicurarono un’ottima formazione umanistica, come testimonia una miscellanea quasi tutta autografa (l’attuale ms. Barb. lat. 42, VIII 42, della Biblioteca apostolica Vaticana, in cui il nome del copista figura tre volte con l’indicazione della propria età), allestita a partire dal 1466: in tale silloge, in cui sono raccolti poemi, epistole, orazioni, trattati, in forma integrale o frammentaria e con fitte glosse con rinvii ad altri testi, figurano numerosi autori di età classica, medievale e umanistica, con particolare predilezione per la cultura e gli interessi della corte ferrarese: Senofonte, Teofrasto e Plutarco (in traduzione latina), Cornelio Nepote, Columella, Lattanzio, Ausonio, Rufio Festo, Giovanni Boccaccio, Benvenuto da Imola, Leonardo Bruni, Maffeo Vegio, Francesco Filelfo, Giovanni Tortelli, il Panormita, Giovanni Marrasio, Guarino Veronese, Giovanni Aurispa, Tito Vespasiano Strozzi. Dubbia è invece l’autografia di un’altra silloge manoscritta, il codice Ross. 335 (IX 25) della Biblioteca apostolica Vaticana, in cui figura l’indicazione «Scriptum Per Ludo. Sa.» (c. 51v).
Alla fine del 1466 sposò a Ferrara Giacoma di Bartolomeo Fontana; per l’occasione furono composti un discorso (opera di Ludovico Carbone) e almeno due epitalami (uno attribuito al vescovo di Reggio Emilia Battista Pallavicino e un altro di un non identificato Marco Carpense). Dall’unione nacquero tre figli: Alessandro (che studiò a Pisa negli anni Ottanta per intercessione dello zio Felino, fu membro della magistratura dei Savi nel 1528 e nel 1529 e morì a Ferrara il 3 agosto 1533), Girolamo e Benedetto (entrambi scomparsi nel 1482). Sandei affidò l’educazione dei figli al medico modenese Tommaso da Frignano, decisione che determinò un forte attrito con Antonio Tebaldeo, che gli indirizzò due degli epigrammi che aveva composto contro il modenese. Negli stessi anni Sandei portò a termine la sua opera d’esordio: il poemetto allegorico in sette capitoli ternari intitolato Odosofia dedicato a Borso d’Este (pertanto composto prima della scomparsa di quest’ultimo nell’agosto del 1571).
Il raggiungimento della virtù e della gloria poetica è qui rappresentato come un’ascesa dantesca al monte Parnaso «attraverso luoghi in cui si trovano riuniti i migliori rappresentanti delle quattro virtù cardinali» (Pantani, 2002, p. 351).
Successiva alla morte del duca Borso, in quanto dedicata al suo successore Ercole, ma perfettamente inserita negli interessi testimoniati dalla silloge raccolta nel manoscritto Barb. lat. 42, è la seconda opera nota di Sandei: il volgarizzamento del De Alexandri Magni fortuna aut virtute di Plutarco, probabilmente basato non sull’originale greco, ma su una precedente traduzione latina. Compose inoltre una perduta (o non rintracciata) cronaca ferrarese degli anni dal 1473 al 1481.
Sempre legato alla famiglia d’Este, nel 1480 andò a Lucca per ereditare alcuni beni, grazie anche a una lettera di raccomandazione indirizzata dal duca Ercole agli Anziani e al gonfaloniere di Giustizia della città; nel febbraio dell’anno successivo fu invece nominato dal duca soprastante alle bollette di Ferrara. Nel maggio del 1482 numerosi membri della sua famiglia furono uccisi da una pestilenza che colpì Ferrara: Sandei perse la moglie Giacoma, il padre Antonio, il fratello Gianfrancesco, due figli e alcuni nipoti. Tra i defunti della famiglia Sandei Antonio Tebaldeo pianse anche la morte dello stesso Ludovico (in due epitaffi e un’elegia); tuttavia, è probabile che Ludovico «non morì – come afferma la tradizione ormai vulgata – insieme agli altri suoi familiari, alla fine di maggio e nell’arco di una decina di giorni, ma successivamente, in una data ancora sconosciuta ma di certo compresa tra il 10 luglio 1482 e l’11 agosto 1483» (Peonia, 2005, p. 36). Le spoglie di Sandei e dei suoi familiari furono tumulate in un’arca di marmo nella cattedrale di S. Giorgio.
Opere. I due unici membri della famiglia Sandei sopravvissuti alla pestilenza ferrarese, il fratello Felino e il figlio Alessandro, curarono una stampa postuma delle rime volgari di Ludovico, pubblicata dalla stamperia bolognese di Ugo Ruggeri dopo il 1° luglio 1485, data della dedicatoria ad Alberto d’Este, fratello del duca di Ferrara. La silloge contiene 61 testi poetici di gusto petrarcheggiante (soprattutto sonetti, ma anche tre sestine, due canzoni e un capitolo ternario; due sonetti di corrispondenza sono opera di Francesco Accolti e Piattino Piatti), nonché i componimenti in morte di Ludovico a firma di Tebaldeo; in proposito cfr. Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia, a cura del Centro nazionale d’informazioni bibliografiche, Roma 1943-1981, n. 8620; The illustrated incunabula short-title catalogue on CD-ROM, Reading 19982, n. is00160400. La copia di dedica a Borso d’Este dell’Odosophia si conserva nel manoscritto Fondo Ross. 219 (VIII 158) della Biblioteca apostolica Vaticana; il volgarizzamento del De Alexandri Magni fortuna aut virtute nel cod. α. W. 6. 32 (Est. Ital. 222) della Biblioteca Estense universitaria di Modena; per altri manoscritti cfr. P.O. Kristeller, Iter Italicum, London-Leiden 1963-1997, ad indicem. Sono trascritti dalla mano di Sandei i seguenti codici: la silloge conservata nel codice Barb. lat. 42 della Biblioteca apostolica Vaticana, che presenta la sottoscrizione: «Ludovicus Sandeus scripsit anno a Christi nativitate M°CCCC°LXVI°, aetatis vero eius anno XX°, Augusti XIII°» (a c. 40v; il nome del copista figura ancora a cc. 92r e 222v); la copia parziale del Libellum de laudibus musicae et Petriboni Ferrariensis ad summam maiestatem regis Ferdinandi di Aurelio Brandolini, conservato presso la Biblioteca capitolare Feliniana di Lucca, ms. 525. Alla biblioteca personale di Sandei appartiene un manoscritto contenente gli Alfonsi regis dicta ac facta del Panormita, poi pubblicati dal fratello Felino a Pisa nel 1485 con dedica a Giovanni de’ Medici (il codice è oggi alla Biblioteca capitolare Feliniana di Lucca, ms. 523; note di possesso alle cc. 86v e 90r).
Fonti e Bibl.: L’archivio della famiglia Sandei si conserva presso l’Archivio storico diocesano di Ferrara, Residui ecclesiastici, fondo S. Agostino; un primo regesto di tali documenti è offerto da A. Samaritani, L’archivio della famiglia Sandei a Ferrara (1345-1557), in Actum Luce. Rivista di studi lucchesi, XXI (1992), 1-2, pp. 7-75. Altri documenti relativi al ramo ferrarese della famiglia si conservano presso la Biblioteca comunale Ariostea di Ferrara: Archivio Pasi (Famiglie), lettera S, busta n. 19, fascc. 1332-1375; ms. Collez. Anton. 317 (G. Baruffaldi, Blasonario ferrarese), n. 169; ms. Cl. I 221, fasc. 192; ms. Cl. I 710 (G. Cavazzini, Stemmi delle nobili famiglie Ferraresi antiche e moderne), s.v. Sandei. Il discorso di Ludovico Carbone per le nozze di Sandei è tradito dalla Miscellanea Tioli della Biblioteca universitaria di Bologna (ms. 2948), XXIII (pp. 95-98 un breve riassunto; pp. 558-561 l’exordium indirizzato a Borso d’Este) e XXXVI (orazione completa alle cc. 227r-231r, cui fa seguito l’epitalamio di Marco Carpense alle cc. 231r-233r); l’epitalamio attribuito a Battista Pallavicino si legge invece nel ms. Barb. lat. 42 della Biblioteca apostolica Vaticana, c. 289r (ed è stato riedito da Peonia, 2005, p. 47). La lettera di raccomandazione del duca Borso agli Anziani e al gonfaloniere di Giustizia di Lucca e una copia della responsiva sono conservate presso l’Archivio di Stato di Lucca, Anziani al tempo della libertà, rispettivamente filza 444 (Lettere originali: 1471-1480), n. 48, e 533 (Copiario delle lettere: 1479-1487), n. 36 (1480), c. 4r (sono edite da Peonia, 2005, pp. 47 s.). I due epigrammi di Tebaldeo contro Tommaso da Frignano indirizzati a Sandei sono conservati nel codice autografo α. T. 9. 18 (Est. lat. 681) della Biblioteca Estense universitaria di Modena cc. 66v e 70v (e sono stati editi da Peonia, 2005, pp. 49 s.); i tre componimenti in morte di Sandei sono pubblicati nelle sue Rime, cc. 23v-24v (e da Peonia, 2005, pp. 49-52). Un cenotaffio dedicato a Ludovico Sandei è pubblicato da G. Baruffaldi, Rime serie, e giocose, I, Ferrara 1786, p. 211 (e riedito da Peonia, 2005, pp. 48 s.).
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