BURNACINI, Ludovico Ottaviano
Figlio di Giovanni e di una Grazia, nacque forse a Mantova nel 1636. Iniziò a lavorare e studiò col padre che seguì a Vienna (intorno all'anno 1650), dove, tranne pochi brevi ritorni in Italia, visse fino alla morte, godendo della protezione dell'imperatore Leopoldo I e poi di quella di Giuseppe I. Poco dopo essere giunto a Vienna doveva essere assunto a corte (in una supplica del 1671 afferma di essere a servizio da vent'anni), ma nonostante gli innumerevoli incarichi, sembra che egli abbia sempre lottato con la miseria e numerosissime sono le richieste di aiuti per sé e per la famiglia (Biach Schiffmann). Dopo la morte del padre (1655) lamenta di non poter continuare a pagare la tassa della baronia, e nel 1656 chiede un miglioramento nei pagamenti. Più tardi anche la madre domanda una pensione per sé e per i tre figli, ma la domanda non viene accettata. Da ciò arguiamo che il B. avesse due fratelli, uno dei quali sarebbe quello Iacopo che viene nominato come pittore di corte nel 1667, del quale però non abbiamo altre notizie (cfr. U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 264). Ancora nel 1668, in un periodo in cui il B. lavorava molto come scenografo, egli chiede e ottiene un altro aiuto. Durante l'assedio di Vienna (1683). Egli torna per un breve periodo in Italia, probabilmente a Venezia e a Roma, come rivelano alcuni schizzi con vedute di queste città (Biach Schiffmann). Di tale assenza parla anche in una lettera del 1700, in cui chiede a Leopoldo I di essere risarcito dei danni subiti dalla guerra. Queste richieste sono in contrasto anche con i riconoscimenti ufficiali ottenuti: nel 1676 o '77 fu nominato scalco imperiale, e nel 1696 coppiere. Non si sa se abbia sempre potuto conservare il titolo di barone con il quale il B. viene citato nei libretti d'opera solo dopo il 1700.
Molto poco rimane della sua attività di architetto: sembra si sia occupato di lavori nella Hofburg e dopo l'assedio dei Turchi fu incaricato del restauro dell'ala leopoldina costruita da F. Lucchesi. La sua opera architettonica più importante fu probabilmente il nuovo teatro di corte inaugurato nel 1668, che venne costruito secondo le nuove esigenze della scenografia teatrale, con un palcoscenico largo e molto profondo. Distrutto nel 1683, ne rimane un ricordo in una incisione di Fr. Geffels che riproduce l'interno: una sala riccamente ornata, la platea e tre ordini di palchi. Nel 1669 il B. era impegnato in lavori di costruzione nei palazzi reali di Vienna e di Wiener Neustadt; nel 1676-77 costruì il castello imperiale di Laxenburg. Partecipò attivamente all'opera di ricostruzione dopo la vittoria sui Turchi: edificò il castello di Ebersdorf e restaurò quello della Favorita (ora Theresianum; 1687-1690), rifacendo la facciata e costruendo due nuove ali. Dal 1687 diresse la costruzione della colonna votiva della Trinità al Graben, e nel 1698, con Fischer von Erlach, iniziò la costruzione del "Mehlgrube" nel Neuer Markt di Vienna. Le sue costruzioni, poco articolate e monotone nella struttura, mancano di quella fantasia che egli dimostrò invece nella elaborazione delle scene di teatro.
La sua attività ci è nota attraverso le incisioni allegate ai libretti d'opera del tempo e quelle che si trovano, insieme a pochi disegni e a molti figurini a colori per costumi teatrali, nelle principali raccolte (Stadtbibliothek e Nationalbibliothek di Vienna, ecc.). Le opere di cui conosciamo le scene create dal B., rappresentate a Vienna, salvo altra indicazione, sono: IlPelope geloso di G. Fr. Marcello, 1659 (10 inc. di F. van den Steen, H. de Jode e J. von Ossenbeck); La Forza della Fortuna e della Virtù di G. Tiberti, 1661 (6 inc. di F. van den Steen); Zenobia di Radamisto di G. A.Boretti, 1662 (10 inc. di van den Steen); Il Pomo d'Oro di M. A. Cesti, 1668 (24 inc. di M. Küssel; alcune conservate nel Gabinetto naz. delle stampe di Roma, Invv. 68178-68189); Chi più sa manco l'intende ovv. Gli amori di Clodio e Pompea di A.Draghi, 1669 (6 inc. di M. Küssel); Il Ratto delle Sabine di Draghi e J. H. Schmelzer, 1674 (13 inc. di M. Küssel); Il Fuoco eterno custudito dalle Vestali dei medesimi e Leopoldo I, 1674 (13 inc. di M. Küssel); La Monarchia latina trionfante di Draghi e Schmelzer, festa musicale, 1678 (8 inc. di M. Küssel); Euleo festeggiante nel ritorno di Alessandro Magno dalle Indie di G. Bononcini e J. J. Hoffer, nel giardino di Laxenburg, 1699 (1inc. di U. Krausen); La Costanza di Ulisse di C. A. Badia e Hoffer, 1700 (2 inc. di U. Krausen). Nelle prime opere il B. dimostra di seguire gli insegnamenti del padre; cerca di ovviare alla limitatezza del palcoscenico prolungando la prospettiva all'infinito per mezzo del fondale. Solo con la costruzione del nuovo teatro terminato nel 1668, egli può finalmente dare libero sfogo a tutta la sua fantasia sia nello sfarzo delle scene sia nella invenzione delle macchine e delle apparizioni.
Come spettacolo inaugurale, in occasione delle nozze dell'imperatore con Margherita di Spagna, fu rappresentato Il Pomo d'Oro che ottenne un successo enorme, tanto che se ne ebbero più di cento repliche. Lo si può considerare il trionfo dello spettacolo barocco; vi presero parte circa mille persone, le scene furono ben 47 e 24le mutazioni. Data la particolare occasione, lo spettacolo aveva un carattere allegorico ed encomiastico verso la monarchia austriaca. La ricca fantasia dello scenografo, aderente del resto allo stile della musica, ebbe modo di manifestarsi con straordinaria magnificenza di apparati e profusione di particolari - colonnati con cariatidi antropomorfe, statue equestri ecc. - ripetuti fino all'esasperazione; particolarmente audaci i palazzi sospesi sulle nuvole. Fra le opere seguenti, la più sfarzosa fu forse Il Fuocoeterno, rappresentata per la nascita dell'arciduchessa Anna Maria (1674).La magnificenza dell'ornamentazione viene però man mano sopraffacendo l'architettura scenica che non subisce innovazioni nel suo schema rigidamente prefissato. Il numero delle quinte, ancora limitato nelle prime opere, aumenta grandemente in quelle che seguono, ma non muta l'asse di prospettiva né vi è alcuna articolazione nell'impianto. Il B., neppure sfiorato dalle novità dei Bibiena, continua, come il padre, ad affermare in Europa lo stile della scenografia secentesca italiana.
Interessanti sono i disegni e le incisioni con raffigurazioni di paesaggi, particolari decorativi, scene religiose, macchine per apparati ecc. Notevole, in quest'ultimo genere, quello per l'oratorio La caduta di Gerico (1695)di cui rimane un disegno a matita (Vienna, Nationalbibliothek). Molto interessanti sono pure i figurini con costumi romani, indiani, turchi ecc., quelli propri delle scene pastorali e della commedia dell'arte, altri di matti, buffoni, maschere. Questi costumi sono prova di fertile immaginazione, preziosi nei particolari, a volte raffinati, a volte grotteschi e quasi sempre accompagnati da elementi simbolici. Probabilmente la maggior parte di essi furono realmente utilizzati per opere o balletti.
Morì a Vienna il 12 dic. 1707.
Fonti e Bibl.: Denkmäler des Theaters, a cura di J. Gregor, München 1925-30, I (L. O. Burnacini, Maschere), II, VII, VIII; J. Gregor, Wiener szenische Kunst, I, Wien 1924, pp. 58 ss.; II, ibid. 1925, pp. 80, 85 ss., 89 ss., 97, 100 ss., 111, 117, 120 ss., 155; P. Zucker, Die Theaterdekoration des Barock, Berlin 1925, p. 19; H.Tietze, Wien, Leipzig 1928, pp. 138, 144; V. Mariani, St. della scenogr. italiana, Firenze 1903, pp. 56 s.; F. Biach-Schiffmann, Giovanni und L. BurnaciniTheater und Feste am Wiener Hofe, Wien-Berlin 1931;H. Tintelnot, Barock Theater und barocke Kunst, Berlin 1939, pp. 50 ss., 59, 63 ss., 67, 69 ss., 77, 219 ss., 241; F. Hadamowsky, Das Hoftheater Leopold I. und das Kostümwerk des L. B., Wien 1951; Il secolo dell'invenzione teatrale (cat.), Venezia 1951; E. D. HahnShock, Costuming for Il Pomo d'Oro, in Gazette des Beaux Arts, VI (1967), pp. 251 ss.; C. Molinari, Le nozze degli dei, Roma 1968, pp. 195-213 (passim);U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 264; Enc. dello Spett., II, coll. 1374-1377 (con elenco delle scenografie).