NOGAROLA, Ludovico
NOGAROLA, Ludovico. –Figlio di Galeotto e nipote della celebre Isotta, nacque a Verona in contrada S. Zenone il 30 agosto 1490 o 1491 (Biadego, 1905, p. 89).
Avviato agli studi dal padre, apprese precocemente l’arte di poetare in lingua latina e volgare. Inviato a formarsi allo Studio di Padova, appena approdatovi dovette subito ripartire a causa della guerra tra Venezia e la Lega di Cambrai e si trasferì all’Università di Bologna. Qui poté seguire le lezioni di Pietro Pomponazzi, certo fino al 1515, come rivelano le sottoscrizioni al corso tenuto dal maestro sul De coelo di Aristotele (Glasgow, University Library, Hamilton 134). Ne divenne uno dei discepoli prediletti, tanto che fu lui ad avvertirlo degli attacchi sferrati al suo De immortalitate animae dall’inquisitore domenicano Vincenzo Colzado da Vicenza. La fedeltà all’insegnamento di Pomponazzi si mantenne anche negli anni a seguire, come testimonia la sua trascrizione di un frammento del De incantationibus (attuale ms. Ashburnham 279 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze), avvenuta probabilmente a Verona nel 1533.
Il rientro a Padova è anteriore al 1524, anno in cui morì Girolamo Bagolino, le cui lezioni Nogarola dichiara di avere frequentato (lo dice suo maestro nelle note al commento di Alessandro di Afrodisia ai Meteorologica di Aristotele, Glasgow, University Library, Hamilton 130). Oltre a Bagolino ebbe per maestri anche Juan de Montesdoch, di cui trascrisse reportata dall’Expositio in librum primum Physicorum, e il teologo Simone Ardeo. A questo periodo deve risalire anche l’apprendistato nelle lingue classiche, soprattutto nel greco, di cui Nogarola mostra assoluta padronanza. A Padova seguì le lezioni di Marco Musuro, ma si trattò solo di una prima infarinatura, poiché al più tardi nel giugno 1509 Musuro passò a Venezia. A Bologna ebbe probabilmente la possibilità di completare gli studi accanto a Lazzaro Bonamico, che dal 1521 collaborava con Pomponazzi e dal 1522 aveva preso in carico l’istruzione di Ercole Gonzaga.
Terminato il periodo di formazione, fece ritorno a Verona, dove si trovava certamente nel febbraio 1526, quando inviò una lettera al marchese Federico Gonzaga, che lo aveva ospitato a Mantova pochi giorni prima. A Mantova fece presto ritorno, chiamatovi come «socius et adiutor» (Palermi, Oratio, 1564, p. 23) dal cardinale Ercole Gonzaga (Biadego, 1905, p. 90, ritiene invece che si trovasse già stabilmente al servizio del Gonzaga; tuttavia Palermi, nel dare la notizia, parla di «cardinale amplissimo», il che impone una data successiva all’autunno del 1526).
È probabile che al Gonzaga si debba l’ammissione di Nogarola al concilio di Trento. Qui, nel dicembre 1545, il giorno della solennità di S. Stefano, tenne un’orazione (Venezia, P., G.M., C. Nicolini da Sabbio, a spese di A. Arrivabene, 1549), che, stando al Diario di Angelo Massarelli, segretario del concilio, «non riuscì… secondo la generale espetatione di tutti» (Druffel, 1875, pp. 426 s.). Il Gonzaga fu forse il tramite anche per un breve approdo alla corte del duca di Urbino Guidubaldo II Della Rovere che Nogarola accompagnò a Roma «ut oblatum a Iulio III Pont. Max. Romani vexillum reciperet» (Palermi, Oratio, 1564, p. 23): con ogni probabilità dovette trattarsi del viaggio compiuto nell’aprile 1550, in occasione della nomina di Guidubaldo a duca di Fano. In effetti, nella dedica della traduzione di Ocello Lucano a Rodolfo Pio da Carpi (Ocelli Lucani, De universi natura, Venezia, G. Griffio 1559, c. AIIr), Nogarola dichiara di essersi recato a Roma dal papa «annus agitur iam quartus»: Giulio III morì nel marzo 1555 e dalla dedica risulta evidentemente ancora vivo (Nogarola continuò a lavorare all’opera, come testimoniano le almeno due redazioni manoscritte rimaste, che recano note datate 1555 e 1557, cfr. Kristeller, I, p. 81; II, p. 556). Il soggiorno romano fu comunque breve, dato che la traduzione delle plutarchee Platonicae quaestiones, dedicate a Giulio III, data già Verona, 31 luglio 1550.
A quell’epoca doveva già tenere dimora stabile nella città scaligera, dove spesso fu incaricato in missioni diplomatiche a Venezia: il 15 giugno 1548 comparve davanti al Consiglio per rinunciare alla supplica presentata alla Dominante contro i capitoli in materia di legge suntuaria. In altra occasione perorò con successo gli interessi dei commercianti di seta veronesi, penalizzati dalle misure protezionistiche della Repubblica: dovette trattarsi della missione dell’agosto 1554, a seguito della quale Venezia, con decreto del 22 dicembre successivo, concesse a Verona il permesso di fabbricare velluti neri.
Secondo la testimonianza di Palermi (Oratio, 1564, p. 31), non interruppe gli studi nemmeno negli ultimi mesi di vita spegnendosi circondato dagli amati libri, di cui si serviva a mo’ di cuscino, e dall’affetto di amici e discepoli.
Morì a Verona alla fine del 1558 (sottoscrisse così il ms. 923 della Biblioteca civica di Verona, Dialogus qui inscribitur Montisaurus: «sic a me conclusus est III Kal. septemb. natali die meo Ann. MDLVIII. Cui tamen extrema non accessit manus, quod meus longus et gravis morbus non permiserit», cfr. Biadego, 1892, p. 149), o ai primi del 1559, data dell’orazione funebre di Valerio Palermi (stampata l’anno successivo a Verona da Paolo Ravagnano).
Di Nogarola si conservano ricchi zibaldoni manoscritti che raccolgono lettere, quasi tutte inedite e di grande interesse (corrispose con Pietro IV Alighieri, Romolo Amaseo, Lazzaro Bonamico, Bernardo Clesio, Gaspare Contarini, Gian Matteo Giberti, Niccolò Leonico Tomeo, per citare alcuni nomi), trattati, appunti di corsi universitari, opere complete o in redazioni provvisorie, annotazioni filologiche ed erudite. Buona parte di essi approdò nella biblioteca Saibante e ne seguì la sorte. Come si evince da una lettera del 9 luglio 1852 di Antonio Panizzi a Lady William dalla British Library, le vendite vennero effettuate nel 1821 e nel 1836: a parte i già citati Ashburnham 279 (cui va aggiunto il n. 114, con la traduzione del De universi natura di Ocello Lucano) e codice 923 della Biblioteca civica di Verona, il nucleo più consistente è conservato presso la University Library di Glasgow (oltre all’Hamilton 130, i numeri da 131 a 135). Solo una parte delle sue opere fu consegnata alla stampa: al 1532 risalgono la Disputatio super reginae Britannorum divortio, in cui Nogarola sosteneva l’illegittimità del gesto di Enrico VIII, e la traduzione del Libellus de his qui in fide dormierunt di Giovanni Damasceno. Entrambi gli opuscoli furono editi a Verona, da Stefano Nicolini da Sabbio e fratelli (Carpanè - Menato, Annali, nn. 25 s.). Del 1544 è probabilmente l’Oratio per l’ingresso a Verona del vescovo Pietro Lippomano (ibid., n. 50). Qualche anno più tardi, con l’Oratio tridentina, fu stampata anche una Collectio di Apostolicae institutiones «quae in Testamento novo scriptae non habeantur», ora mantenute, ora abolite da concilii e papi, in qualche caso cadute «in desuetudinem» (Venezia, A. Arrivabene, 1549, c. A[II]r; le due opere sono schedate separatamente in Sandal, 2002, p. 224). Di poco successiva, in coda ai commenti aristotelici di Temistio pubblicati a Venezia, da Girolamo Scoto nel 1554, è la traduzione della Parafrasi al terzo libro del De anima. Seguirono il dialogo Timotheus sive de Nilo (Venezia, G. Griffio, a istanza di V. Valgrisi, 1552), che tratta delle inondazioni del fiume, le traduzioni delle Quaestiones di Plutarco (ibid., V. Valgrisi, 1552) e del De mundi anima et natura del cosiddetto Timeo da Locri (ibid., G. Scoto, 1555). Al 1559 (ma terminata l’anno prima) risale la traduzione del De universi natura libellus di Ocello Lucano, seguita da una importante Epistola super viris illustribus genere Italis, qui Graece scripserunt indirizzata al canonico Adamo Fumano (ibid., G. Griffio, 1559).
Fonti e Bibl.: V. Palermi, Oratio … in funere L. Nogarolae, in Id., Orationes duae, Venetiis, P. Manuzio, 1564, p. 7 s.; F. Sansovino, Della origine et de’ fatti delle famiglie illustri d’Italia, Venezia, A. Salicato, 1609, c. 150rv; S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, pp. 325-333; A. von Druffel, Ueber den Grafen Ludwig von Nogarola und das Trienter Concil, in Sitzungsberichte der philosophisch-philologischen und historische Klasse der Bayerische Akademie der Wissenschaften, I (1875), 2, pp. 426-456; G. Biadego, Catalogo, descrittivo dei manoscritti della Biblioteca comunale di Verona, Verona 1892, p. 149; E. Rostagno - N. Festa, Indice dei codici greci Laurenziani non catalogati da Bandini, IV. Ahburnham, in Studi italiani di filologia classica, I (1893), p. 205; E. Galli, Un cattolico imperialista del secoloXVI, Pavia 1899; G. Biadego, Una falsa iscrizione intorno all’anfiteatro di Verona, in Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, XL (1905), pp. 87-90; M. Vogel - V. Gardthausen, Die griechischen Schreiber des Mittelalters und der Renaissance, Leipzig 1909, p. 453; C. Garibotto, Scuole e maestri a Verona nel 500, inAtti dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, IC (1923), p. 199 n.; A. Magnano, Documenti per una storia delle leggi suntuarie veronesi, ibid., CXLVII (1970-71), pp. 303 s., 308; G. Saitta, Il pensiero italiano nell’Umanesimo e nel Rinascimento, II, Bologna 1950, p. 275; B. Nardi, Studi su Pietro Pomponazzi, Firenze 1965, p. 293; M. Cararra, Le biblioteche dalle origini ai primi dell’Ottocento, in Cultura e vita civile a Verona, a cura di G.P. Marchi, Verona 1979, p. 154; A. Orlandi, La ricerca e la letteratura scientifica, ibid., pp. 377, 411; W. Spaggiari, Per l’epistolario di Antonio Panizzi. Inventario e regesto delle lettere conservate in Italia, in Studi su Antonio Panizzi, a cura di M. Festanti, Reggio Emilia 1981, pp. 255 s.; D.H. Rhodes, Count L. N. and the divorce of Catherine of Aragon, in The British Library Journal, XVI (1990), pp. 100-102; P. Lanaro Sartori, Un’oligarchia urbana nel Cinquecento veneto: istituzioni, economia, società, Torino 1992, p. 158; G.M. Varanini, L’ultimo dei vecchi eruditi: il canonico G.B.C. Giuliari..., in Il canonico veronese conte G.B.C. Giuliari (1810-852). Atti della giornata di studio, ..., a cura di G.P. Marchi, Verona 1994, p. 119; L. Carpanè - M. Menato, Annali della tipografia veronese nel Cinquecento, I, Baden-Baden 1994, pp. 168 s., 191; G. Frinzi - C. Frinzi, Una famiglia, un castello, una città. I Nogarola e la Villa oggi sede municipale, Castel D’Azzano 2000, pp. 42 s.; E. Sandal, Il mestiere de le stamperie de i libri, Sabbio Chiese 2002, p. 224; P. Pomponazzi, De incantationibus, a cura di V. Perrone Compagni, Firenze 2011, pp. LXXIV s., LXXIX, LXXXVI, LXXXVIII-LXXXIX, XCVII, CIV, CVII, CXIII, CXXIX; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I-VI, London-Leiden 1963-96, ad indicem.