Limentani, Ludovico
Filosofo italiano (Ferrara 1884 - Dolo, Venezia, 1940). Allievo di Ardigò, fu prof. di filosofia morale nell’univ. di Firenze. Pur partendo dalle posizioni positivistiche allora dominanti e accettandone talune esigenze metodologiche (come quella di utilizzare la conoscenza filosofica in funzione di strumento di trasformazione della società), criticò con molta finezza le schematiche teorizzazioni deterministiche correnti, distinguendo nella sua opera più nota, La previsione dei fatti sociali (1907), oltre che una previsione necessaria anche una previsione condizionale, sottolineando il ruolo che entrambi i tipi di previsione svolgono nel produrre il fatto previsto, presentandosi dunque, a fianco degli altri fattori causali, come concause. Sottopose inoltre ad approfondita analisi critica la morale naturalistica del positivismo (Presupposti formali dell’indagine etica, 1913), giungendo a formulare un soggettivismo etico di tipo assolutamente formale (il valore dell’azione non può risiedere nel contenuto della volizione, ma nell’accordo tra essa e la coscienza). Tra le altre opere: Le teorie psicologiche di A. Helvetius (1902); La morale della simpatia (1914); La morale di Giordano Bruno (1924).