LUDOVICO di Savoia, re di Cipro
Secondogenito dei diciotto figli di Ludovico I duca di Savoia e di Anna di Lusignano, figlia di Giano re di Cipro, nacque nel giugno 1436 a Ginevra, del cui titolo comitale fu investito.
A soli otto anni, il 14 dic. 1444, fu stabilito il suo matrimonio con Annabella, sorella del re di Scozia Giacomo II; sennonché, quando undici anni dopo la principessa fu condotta in Savoia per le nozze, Carlo VII di Francia si oppose, ritenendo pregiudizievole agli interessi della sua Corona una potenziale alleanza tra due Stati in posizione geografica così strategica. I Savoia non erano in grado di opporsi alla Francia uscita vittoriosa dal secolare conflitto con gli Inglesi e così, alla presenza dello stesso Carlo VII, a Gannat nell'Alvernia, il 3 marzo 1455 si venne all'annullamento della promessa matrimoniale, dietro corresponsione, a titolo di indennizzo delle spese incontrate, di 25.000 scudi d'oro al re di Scozia, che dopo lunga trattativa acconsentì a ratificare l'accordo il 7 maggio 1456.
Due anni più tardi si presentò una nuova occasione di matrimonio per il ventiduenne L., questa volta con una cugina: Carlotta di Lusignano, figlia del re di Cipro, Giovanni II, fratello della madre di L.; Carlotta era rimasta vedova del duca Giovanni di Coimbra e si trovava a essere l'unica erede del Regno cipriota. Suo padre morì prima che fossero concluse le nozze, per cui Carlotta fu incoronata regina di Cipro il 1( sett. 1458, mentre il contratto di matrimonio con L. fu stipulato il 10 ottobre successivo; in base alle clausole, L. avrebbe avuto diritto al titolo di principe di Antiochia e re di Cipro, in quanto consorte della regina.
Formalmente dal 1427 l'isola era tributaria del sultano d'Egitto, ed essendo un possedimento grande e ricco, posto proprio di fronte alle località siriache dove giungevano le spezie, suscitava gli appetiti di molti principi e Repubbliche, a cominciare da Aragonesi, Veneziani, Genovesi; donde l'opportunità che L. affrettasse il suo arrivo a Nicosia. Tra la fine del 1458 e l'inizio del 1459 i sudditi del duca di Savoia furono chiamati a contribuire finanziariamente all'impresa, ma nonostante i mezzi reperiti L. indugiò alquanto prima di lasciare Torino, dove risulta ancora presente il 2 ag. 1459, limitandosi a inviare nell'isola i suoi rappresentanti, guidati da Philippe de Seyssel. Aveva inviato un'ambasceria anche a Venezia, per ottenere appoggio politico e, nell'immediato, un paio di galee che lo portassero a Cipro.
L'8 luglio 1459 il Senato rispose positivamente, anche se in termini alquanto sbrigativi; L. poté così raggiungere Carlotta e il matrimonio fu celebrato a Nicosia, nella cattedrale di S. Sofia, il 7 ott. 1459; nello stesso giorno L. fu incoronato re di Cipro, Gerusalemme e Armenia.
Questo matrimonio poteva forse soddisfare le ambizioni di Carlotta, che si assicurava un marito-re debole e remissivo, certamente più a suo agio fra i blandi ritmi della corte savoiarda piuttosto che tra gli intrighi e le astuzie della complessa realtà levantina; tuttavia di lì a poco le circostanze di una fortuna avversa non avrebbero tardato a mettere in luce i gravi limiti di un uomo sprovvisto di abilità politica e per sua natura poco incline alle durezze di quella militare.
Crescenti insidie minacciavano infatti il debole Regno cipriota: la principale era rappresentata da un fratellastro di Carlotta, Giacomo, figlio naturale del re Giovanni; rifiutata la carriera ecclesiastica cui il padre lo aveva destinato, con l'appoggio del ricco mercante e patrizio veneziano Marco Corner costui si era rifugiato in Egitto quando L. arrivò a Cipro. In Egitto Giacomo ottenne l'appoggio del sultano Inal e riuscì a vanificare, grazie anche al decisivo intervento di Maometto II, due successive ambascerie inviate al Cairo da L.; poi, spalleggiato da un contingente musulmano, era sbarcato nell'isola, costringendo ben presto Carlotta e il marito a rifugiarsi nella munita rocca di Cerines (Kerynia), posta di fronte a Rodi, i cui cavalieri possedevano nell'isola cospicui interessi e la stessa città di Kolossi.
L. cercò allora di intavolare trattative con Giacomo tramite il vescovo di Limassol; tentò anche di corrompere il comandante delle truppe arabe e infine si rivolse a Genova, dove inviò Teobaldo di Briga, e a Venezia, ma ancora una volta inutilmente: il 4 apr. 1460 il Senato veneziano rispose alle sue richieste di aiuto con espressioni generiche, la cui sostanza era che la Repubblica non intendeva intromettersi in questioni interne al Regno cipriota: evidentemente il Senato aveva già scelto di schierarsi col più forte. Si spiega in tal modo la proibizione, notificata al bailo dell'isola, Pietro Arimondo, di recarsi al Cairo per sostenere la causa di L. e Carlotta - missione da essi caldeggiata -, così come il successivo rifiuto (13 maggio 1460) opposto allo stesso duca di Savoia che chiedeva navi per portare soccorso a Cipro. In effetti l'offensiva di Giacomo passava di successo in successo, tanto che nel corso dell'estate riuscì a impadronirsi di tutta l'isola, compresa la capitale Nicosia e Famagosta, munita piazzaforte dei Genovesi; pertanto l'11 ottobre il gran maestro di Rodi, Jacques de Milly, inviò una galea a Cerines, invitando la coppia reale a lasciare l'isola. L. ne avrebbe approfittato subito, ma Carlotta non volle abbandonare l'ultimo lembo del suo Regno; prendendo su di sé l'iniziativa, d'ora in avanti sarebbe stata lei, e non il marito, a lottare con ogni mezzo per riconquistare la corona. Nel febbraio 1461 dovette tuttavia rifugiarsi a Rodi con Ludovico.
Fra aprile e giugno il duca di Savoia riuscì a organizzare una spedizione in soccorso del figlio, valendosi di navi genovesi; si trattava di 800 uomini comandati da François de Langins, con cui L. sbarcò a Cerines, mentre Giacomo si ritirava a Nicosia. Fu un successo effimero, niente più che una semplice pressione militare destinata a rivelare la propria inadeguatezza di fronte alla pronta riscossa dell'usurpatore, la cui superiorità militare e politica non venne mai inficiata dalle manovre degli avversari; a riprova, il 17 luglio 1461 Venezia riconobbe Giacomo come legittimo re di Cipro.
A questo punto, Carlotta ricorse alla diplomazia, ponendo in atto un'iniziativa di respiro internazionale; lasciato L. alla difesa di Cerines, si recò in Italia a cercare aiuto e fu così abile da riuscire a guadagnare alla propria causa papa Pio II, che in un primo tempo si era mostrato riluttante, se non addirittura contrario, a schierarsi in favore dell'infido clero cipriota e dei Savoia: tuttavia il papa si guardò bene dallo scomunicare Giacomo. Il 3 febbraio Carlotta era a Losanna, dove riuscì ad assoldare il siciliano Soro de Naves e a inviarlo alla difesa di Cerines; in cambio degli aiuti finanziari allora ottenuti dal duca di Savoia, essa si impegnava a trasmettergli i diritti sul Regno di Cipro, qualora L. non avesse avuto eredi (18 giugno 1462); tre mesi dopo era a Venezia, ma dal Senato ottenne solo 1000 ducati a titolo di risarcimento per i danni patiti da una sua nave. Dopo di che tornò non già a Cerines, ma a Rodi: la sua intensa attività le aveva attirato ovunque simpatie e comprensione, ma nessun aiuto concreto: restavano dunque solo i cavalieri gerosolimitani.
A Rodi L. la raggiunse qualche mese dopo, probabilmente nel febbraio 1463; abbandonava così per la seconda volta, e definitivamente, l'isola, limitandosi ad affidare la difesa di Cerines al Naves; neppure a Rodi L. rimase a lungo: l'ultimo documento che testimonia la sua presenza nell'isola è del 16 sett. 1463, allorché riconobbe un debito di 4741 ducati verso il gran maestro, Pietro Raimondo Zacosta. È possibile che l'atto sia stato una conseguenza della caduta di Cerines in mano di Giacomo, che in tal modo veniva ad assumere il totale controllo di Cipro; il 13 ottobre L. si apprestava a chiudere la partita e a ritornare in Savoia, come risulta da certi provvedimenti in favore dei nobili del seguito. Difficile pensare, tuttavia, che il rimpatrio avvenisse immediatamente (benché il 23 nov. 1463 l'ambasciatore milanese presso il duca Ludovico di Savoia, Ziliolo Oldoini, informasse la sua corte che i figli del duca - tra cui L. - erano intenzionati a opporsi alla politica paterna nei confronti della Francia); sappiamo peraltro che L. si trovava certamente a Parigi il 16 giugno 1464. Il 1( settembre Carlotta gli scriveva da Rodi annunciando la morte del loro unico figlio (forse di nome Ugo o Enrico, dato che se ne conosce solo la lettera iniziale: H), avvenuta il 4 luglio 1464; aggiungeva inoltre di aver ottenuto che il bimbo fosse sepolto nel sarcofago del gran maestro Jacques de Milly, scomparso tre anni prima; infine concludeva la missiva sollecitando L. a farle pervenire 20.000 o 25.000 ducati, con i quali si diceva certa di riconquistare il Regno perduto. Il ritardo con cui Carlotta informò il marito della morte del figlio e il tono della lettera fanno intendere che i rapporti tra i due erano improntati a totale freddezza, ammesso che fossero mai stati buoni; tuttavia L. non rimase inerte di fronte alle richieste della moglie. L'occasione sembrò presentarsi l'anno seguente, quando al trono sabaudo salì il suo fratello maggiore, Amedeo IX: nel corso di un'Assemblea dei tre Stati tenuta a Chambéry il 25 maggio 1465, L. sollecitò un aiuto decisivo, ma la risposta fu negativa, come riferisce l'Oldoini: "Il ghie fuo risposo che [(] la soa maestà per lo passato havea habuto per la recuperatione di esso regno più de 200.000 ducati [(] et molte altre parole, per le quali la soa maestà se ne sta de mala et pessima voglia, perché [(] pocho spera de alcuno altro subsidio da questo duca suo fratello, il quale cum faticha mal ghie provede al vivere" (Tallone, 1937, p. 252).
Finiva così ogni residua speranza di riscossa, ove si eccettui il timido, vano tentativo, operato da un inviato di L. appoggiato da Francia e Borgogna, presso il Senato veneziano il 6 giugno 1465, volto a ottenere l'indennizzo per un nuovo attacco a una nave di Carlotta, condotto dalla squadra di Giacomo Loredan. Di fronte a questo ennesimo fallimento, L. si ritirò nel monastero di Ripaille, presso Thonon, sul lago di Ginevra, donde più non si mosse, mentre Carlotta continuava da sola la sua interminabile battaglia.
A Ripaille L. morì ed ebbe sepoltura nell'agosto 1482. Sfortuna, impreparazione, inadeguatezza si erano coalizzate contro un uomo cui il destino aveva invano offerto l'occasione di diventare re.
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