CENDRATA, Ludovico
Nacque a Verona verosimilmente intorno 4 secondo decennio del sec. XV. Suo padre Battista era cugino di Taddea, moglie di Guarino Veronese. La prima attestazione pervenutaci che lo riguarda è appunto una lettera di Guarino, che l'8 nov. 1424 informava Battista che il "puer" Ludovico, che soggiornava a Pergine presso lo stesso Guarino, lasciava intravvedere ottime qualità. Sulla fine del decennio seguente il C. risiedeva a Ferrara, alla scuola di Guarino, come risulta da una lettera da lui inviata allo zio Damiano dal Borgo il 2 genn. 1440. Il soggiorno ferrarese non andò comunque oltre il 1441, perché il 1°ottobre di quell'anno Guarino e suo figlio Girolamo gli indirizzarono a Verona due diverse lettere di condoglianze per la morte del padre. Se l'educazione letteraria del C. è quindi nota, almeno nelle grandi linee, non altrettanto si può dire per quella giuridica, che gli consentì in seguito di svolgere la professione di notaio.
Nella sua città il C. ricoprì importanti cariche pubbliche. Fu consigliere civico nel 1452, provveditore del Comune per sette volte tra il 1456 e il 1490, sindaco "pro sindicandis vicariis et iudicibus Dugalium" nel 1478, provveditore del lanificio nel 1488, membro della Curia podestarile per ben diciotto volte tra il 1467 e il 1497. Il Comune si servì di lui anche come pubblico oratore: è rimasta notizia di una sua missione a Venezia in questa veste nel 1491. Il Libro degli Estimi di Verona, che registra il nome del C. dal 1447 al 1492 (cfr. Perpolli, p. 99 n.3), ci attesta la sua stabile residenza in città. È comunque certo che nel 1452 il C. si trovava a Udine alle dipendenze di Zaccaria Trevisano, che in una lettera a Francesco Barbaro del 23 giugno di quell'anno chiama "suo pretore".
Sulla vita familiare del, C. ci informa una nota di possesso apposta al f. 1r del codice Ashb. 1130 della Bibl. di Firenze. Il proprietario del manoscritto, il bergamasco Iacopo de Soardis, vi dichiara infatti di averlo ottenuto "...a nobili viro Ludovico Cendrata Veronensi qui turbam natorum triginta duorum habuit ex unico matrimonio...". L'evidente esagerazione del numero dei figli attribuiti al C. non può comunque far dubitare del fatto che ne ebbe parecchi, come risulta anche da una lettera a Girolamo Soranzo in cui il C. gli si raccomanda insieme con la sua "numerosa famiglia".
Il C. morì, con ogni probabilità a Verona, tra il 1497, anno in cui faceva, parte della Curia del podestà, ed il 1499, quando Panfilo Sasso pubblicò un'elegia in sua memoria.
Figura minore dell'umanesimo veneto, il C. fu soprattutto un retore colto, che si dilettava di infiorare la sua prosa oratoria ed epistolare di abbondanti citazioni di classici latini. Il suo solo contributo filologico di qualche rilievo è costituito dall'edizione, apparsa a Verona nel 1480, delle versioni latine della Guerra giudaica e del Contro Apione di Giuseppe Flavio (per la versione della seconda opera si tratta dell'editio princeps). L'incunabolo contenente il Giuseppe Flavio latino è l'unico volume stampato a Verona dal tipografo francese Pierre Maufer, che lo portò a termine il 25 dic. 1480 (cfr. l'Indice gen. degli incunaboli d. Bibl. d'Italia, III, n. 5388). Il C. era convinto, come afferma nella dedica dell'edizione ad Antonio Donati, che lo stesso Giuseppe Flavio avesse tradotto in latino le sue opere, andando così contro l'opinione del suo maestro Guarino che attribuiva le traduzioni a s. Girolamo. Il testo presenta guasti e lacune di cui l'editore incolpa i manoscritti, pervenutigli in pessimo stato da Bologna e da altre località. Al C., che appartenne alla cerchia degli amici ed estimatori del poeta veronese Giovanni Antonio Panteo, sono attribuiti versi di non eccezionale valore. Scrisse anche varie orazioni nel suo stile sovrabbondante: ci sono giunte quella giovanile in onore di Andrea Donati, pronunciata a Verona il 5 nov. 1442 (la si legge nel codice Vat. lat. 5108, ff. 73r-75v) e un gruppo di otto degli anni 1466-1473; conservate ai ff. 167v-173r del cod. vat. Reg. lat. 1142. Numerose miscellanee umanistiche contengono lettere del C. o a lui scritte, che permettono di accertare i suoi legami con una serie di personaggi che ricoprirono un ruolo più o meno importante nella vita culturale, soprattutto veneta, sullo scorcio del secolo XV. Tra i nomi dei suoi corrispondenti, oltre a quelli già citati, sono degni di nota quelli di Filippo Beroaldo il Vecchio e Francesco Maturanzio (con i quali sostenne l'origine veronese dei Plinii), Matteo Bosso, Marin Sanuto e delle dotte Laura Cereto ed Isotta Nogarola.
Fonti e Bibl.: Sulle quest. di storia della filol. e della stampa connesse con l'edizione del Giuseppe Flavio, cfr.: G. Fontanini, Historiae literariae Aquileiensis libri V, Romae 1742, p. 402; G. W. Panzer, Annales typographici ab artis inventae origine ad annum MD, III,Norimbergae 1795, pp. 502 s.; L. Hain, Repertorium bibliogr., II, 1, n. *9452; G. B. C.Giuliari, Della tipografia veronese. Saggio storico-letter., Verona 1871, p. 23; Giuseppe Flavio, De Iudaeorum vetustate sive Contra Apionem, a cura di K. Boysen, Pragae-Vindobonae-Lipsiae 1898, p. X; J.-Ch. Brunet, Manuel du libraire et de l'amateur de livres, III,Berlin 1922, col. 570; J. G. Th. Graesse, Trésor de livres rares et précieux, III,Berlin 1922, p. 481; Catal. of books printed in the XVth Century now in the British Museum, V, London 1924, pp. XXIVs.; VII, ibid.1935, pp. XLIX s., 950 s. Per ulter. notizie sul C.cfr.L. Cereto, Epistolae, a cura di I. F. Tomasini, Patavii 1640, pp. 206-214; S. Maffei, Verona illustr., II; Verona 1731, coll. 123 s.; [A. M. Querini], Francisci Barbari et aliorum ad ipsum epistolae, Brixiae 1743, pp. 326 s.; G. B. Biancolini, Cronica della città di Verona descritta da Pier Zagata..., II,2, Verona 1749, p. 153; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno la vita, e le opere degli scrittori viniziani, II, Venezia 1754, p. 237; C. de' Rosmini, Vita e disciplina di Guarino Veronese e de' suoi discepoli, III, Brescia 1806, pp. 70 s.; G. B. Giuliari, Sopra alquanti codici della Libreria Saibante in Verona che esularono dall'Italia, in Arch. ven., VII (1874), pp. 147, 1-12, R. Sabbadini, Centotrenta lettere inedite di Francesco Barbaro, Salerno 1884, p. 57; E. Abel, Isotae Nogarolae Veronensis opera quae supersunt omnia, I,Vindobonae 1886, pp. XXVII, XLIII, CIV, CXIV s., CXVII, 109-120; II, ibid. 1886, pp. 345-350; C. Paoli, I codici Ashburnhamiani della R. Bibl. Mediceo-Laurenziana di Firenze, I,4, Roma 1896, pp. 278, 308; C. Perpolli, L'"Actio Panthea" e l'Umanesimo veronese, in Atti dell'Acc. di agric., scienze e lett. di Verona, s. 4, XVI (1915), pp. 9, 72, 96 s., 99 ss., 109, 149-153; R. Sabbadini. Epistolario di Guarino Veronese, I,in Misc. di storia veneta, s. 3, VIII (1915), p. 430; II, ibid., XI (1916), p. 407; III, ibid., XIV (1919), pp. 169, 341, 377; Id., Documenti Guariniani, in Arti dell'Accademia d'agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 4, XVIII (1916), pp. 262-270, 275-277; A. Campana, Veronensia, in Miscell. Giovanni Mercati, II, Città del Vaticano 1946, p. 87; M.-Th. d'Alverny, Avicenna Latinus, in Archives d'histoire doctrinale et littéraire du Moyen-Age, XXX(1963), p. 270; G. Soranzo, L'umanista canonico regolare lateranense Matteo Bosso di Verona (1427-1502). I suoi scritti ed il suo epistolario, Padova 1965, p. 235; G. Zappacosta, Francesco Maturanzio umanista perugino, Bergamo 1970, pp. 81-87, 225 s.; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 19, 82 s., 94, 267, 419; II, pp. 35, 132, 253, 260, 7-70, 278, 294, 359, 369, 372, 377, 407, 566, 579, 586.