CANTELLI, Ludovico
Nacque intorno alla metà del sec. XIV da una nobile famiglia di Parma. Fu tra i condottieri di secondo piano nei decenni turbinosi della fine del secolo e acquistò un certo rilievo come segretario e poeta alla corte di Pandolfo Malatesta a Brescia.
Nulla sappiamo del primo periodo della carriera militare del C., ma nel 1386 figura tra i capitani veronesi che combatterono alla battaglia della Brentella, dove fu fatto prigioniero dai Padovani. Liberato, partecipò successivamente alla battaglia di Castagnaro del 1387, dove comandava il sesto squadrone dell'esercito veronese insieme con Giovanni del Garzo. Questo squadrone aveva il compito di difendere le insegne scaligere, ma ancora una volta il C., insieme con gli altri comandanti aggregati, fu fatto prigioniero.
Nel 1395-96 il C. e le sue lance entrarono a far parte della compagnia comandata da Bartolomeo Boccanera da Prato. Nel 1395 tale compagnia ricevette una "condotta in aspetto" da parte di Firenze, per appoggiare una restaurazione dei Gambacorti a Pisa, ma nella primavera del 1396 si unì all'esercito visconteo comandato da Giovanni da Barbiano che minacciava Bologna e Firenze. Il Boccanera, Filippo da Pisa, Antonio degli Obizzi e il C. furono ingaggiati da Firenze e inviati in Lucchesia a minacciare nuovamente Pisa. Ciò provocò lo scioglimento dell'esercito di Giovanni da Barbiano, ma le azioni congiunte delle compagnie contro Pisa non ebbero successo. Il C. e i capitani suoi aggregati trascorsero i mesi estivi devastando il contado pisano, ma dopo l'armistizio stipulato in agosto tra Lucca e Pisa la compagnia si frazionò. Il C., con pochi seguaci, fu catturato dai Senesi e liberato quindi il 9 dic. 1396.
Dopo tali avvenimenti il C. si unì al gruppo, sempre crescente, dei condottieri italiani al servizio dei Visconti. Nel 1397 partecipò con Iacopo Dal Verme alle operazioni contro Mantova ed ebbe il comando di uno squadrone dell'esercito milanese, sconfitto il 28 agosto. Nel 1400 fu con Facino Cane all'attacco contro Bologna e nel 1402 divise con lui il comando delle avanguardie milanesi a Casalecchio. Venne ferito dal capitano fiorentino Bernardone de Serres, ma si comportò coraggiosamente in battaglia e catturò importanti prigionieri. Dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti il C. passò a Pandolfo Malatesta. Fu insieme col Malatesta e Facino Cane quando costoro cercarono di portare aiuto a Verona nel 1404. Sembra tuttavia che in questo periodo il C. si fosse ritirato dalla vita militare attiva: fu in qualità di segretario di Pandolfo che egli fece da intermediario tra il Malatesta e i guelfi bresciani, preparando così la strada alla signoria del Malatesta a Brescia.
Dopo il 1404 si perdono le tracce del C.; anche la data della sua morte ci è ignota, sebbene i Codici Malatestiani, conservati presso l'Archivio di Stato di Fano, non ci forniscano, alcuna prova che egli sia sopravvissuto a lungo alla corte di Pandolfo Malatesta.
Fu probabilmente in quest'ultimo periodo della sua carriera che compose i sonetti che gli vengono attribuiti, e che compaiono nelle raccolte di sonetti petrarcheschi di Malatesta de' Malatesti guadagnandogli il titolo di "eloquentissimus vir".
Fonti e Bibl.: I due sonetti del C. si trovano a Bologna, Bibl. univ., cod. 2574 e 1739; per il commento cfr. F. Zambrini, Le opere volgari a stampa dei secc. XIII e XIV, II, Bologna 1878, suppl. 4; E. Lamma, Di alcuni petrarchisti del sec. XV, in Propugnatore, XX (1887), pp. 214-398; Id., Rime in. di Malatesta de' Malatesti, in Ateneo veneto, s. 4, XVIII (1894), pp. 3-38. Per ulteriori notizie sul C., cfr. R. Sardo, Cronaca pisana, a cura di F. Bonaini, in Archivio storico italiano, s.1, VI, 2 (1845), pp. 220-29; G. degli Azzi Vitelleschi, Le relazioni tra la Repubblica di Firenze e l'Umbria nel sec. XIV, in Boll. della R. Deputazione umbra di storia patria, X (1904) app. 1, docc. 870 ss.; G. Morelli, Ricordi, in Delizie degli eruditi toscani, XIX (1785), p. 5; Lettere di ser Lapo Mazzei, a cura di C. Guasti, Firenze 1880, p. 151 n.; G. Sercambi Cronache, I, a cura di S. Bongi, in Fonti per la storia d'Italia, XX, Roma 1892, pp. 322 s.; L. Bruni, Historiarum Florentini populi, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XIX, 3, a cura di E. Santini, p. 269; Cronaca del conte Francesco di Montemarte e Corbara,ibid., XV, 5, a cura di L. Fumi, p. 263; G. e B. Gatari, Cronica Carrarese,ibid., XVII, 1, a cura di A. Medin-G. Tolomei, pp. 253, 270, 272, 276, 453, 461, 478, 486, 508, 510 s.; H. Cavrioli, Historiae Bresciane, Brescia 1585, p. 162; E. Ricotti, Storia delle compagnie di ventura, Torino 1893, I, pp. 326, 437; A. Professione, Siena e le compagnie di ventura, Civitanova Marche 1898, p. 151; G. Galli, La domin. viscontea a Verona, in Arch. stor. lomb., LIV (1927), p. 531; C. Argegni, Condott.,capitani,tribuni, I, Milano 1936, p. 131; N. Valeri, La vita di Facino Cane, Torino 1940, p. 190; D. M. Bueno de Mesquita, Giangalezzzo Visconti, Cambridge 1941, pp. 199 s.; Id., Some condottieri of the Trecento, in Proceedings of the British Academy, XXXII (1951), p. 236; F. Cognasso, Il ducato visconteo da Gian Galeazzo,a Filippo Maria, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 108 s.; G. Zanetti, Le signorie, in Storia di Brescia, I, Brescia 1963, pp. 866, 875.