CANETOLI, Ludovico
Figlio di Lambertino, dottore in legge e uomo politico bolognese, e di Bartolomea degli Uberti, nacque molto probabilmente agli inizi del '400, in quanto la madre era ancora piuttosto giovane quando il marito la uccise nel 1409.
La prima notizia che lo riguarda risale al giugno 1428, quando partecipò a una riunione delle varie fazioni bolognesi, indetta dai Canetoli per liberare Bologna dal dominio pontificio. La congiura ebbe esito positivo per i Caneschi, i quali, guidati da Battista, cugino del C., occuparono le più importanti cariche cittadine. Anche il C. ne ricoprì una, quella di gonfaloniere del Popolo per porta Stiera, presso la quale aveva la sua casa (agosto 1428). Le cronache non lo menzionano fino all'aprile 1431, quando fu protagonista di un episodio che mise in crisi la fruttuosa collaborazione fra Battista e l'abate Zambeccari. In questa occasione (un litigio nato per futili motivi) il C. si dimostrò molto leale e fece di tutto per riappacificare i contendenti; ma quando la rottura tra i due divenne definitiva e Battista, nell'agosto 1432, mandò in esilio lo Zambeccari, il C. si schierò decisamente dalla parte del cugino. Tanto che mosse, insieme col fratello Baldassarre, contro lo Zambeccari che si era rifugiato a Borgo Panigale costringendolo ad allontanarsi. Pochi mesi dopo, il 26 genn. 1433, riuscì a sventare un tentativo del Gattamelata, alla testa dell'esercito veneziano e appoggiato dal governatore pontificio a Bologna, Fantino Dandolo, di entrare nella città per porta S. Stefano. In seguito a questa brillante operazione militare del C., il governatore fu costretto a lasciare Bologna.
Quando le fortune dei Canetoli cominciarono a declinare, il C. seguì la sorte dei parenti e fuggì da Bologna il 14 ott. 1435, trovando riparo a Correggio. Di là si trasferì a Parma, dove venne fatto arrestare dal Visconti, all'indomani dell'assassinio di Antonio Bentivoglio (23 dic. 1435). Le cause dell'arresto vanno forse fatte risalire al desiderio del duca di Milano di mostrarsi ben disposto nei confronti del papa, a cui i Canetoli erano ormai manifestamente ostili. Dal carcere venne però liberato dopo pochi giorni e rimase molto probabilmente in Lombardia, finché, insieme con i cugini Battista, Galeotto e Gaspare, rientrò a Bologna (gennaio 1439). La sua permanenza in città fu di breve durata; alla fine del 1440 infatti lo si trova già nell'elenco dei confinati, ed è probabile che rimanesse esule per altro tempo insieme con i suoi parenti contro i quali è documentata l'azione persecutoria del governo bolognese.
Solo nell'agosto 1443, su invito di Annibale Bentivoglio, desideroso di iniziare una politica di pace con gli antichi avversari, ormai divenuti stretti collaboratori del Visconti, il C. poté fare il suo ingresso in città, insieme col fratello Baldassarre, e riunirsi ai più illustri cugini, rientrati, un mese prima. Ricopri, nel corso del 1444, una carica nel Comune, che però non è ben specificata dal Ghirardacci. Nel marzo 1445 si adoperò per evitare uno scontro tra i Canetoli e i Marescotti, molto legati al Bentivoglio, scontro che avrebbe potuto facilmente portare alla guerra civile fra le due principali fazioni bolognesi. Ma gli odi e le rivalità non vennero certamente sopiti, se è vero, come attestano alcuni cronisti, che il C., insieme col fratello Baldassarre, fu uno dei principali fautori del famoso assassinio del Bentivoglio. Mentre il fratello è ritenuto unanimamente l'ideatore e l'esecutore materiale del delitto, in accordo col duca di Milano, il C. emerge in quella burrascosa giornata (24 giugno 1445) per la sua tenace resistenza contro i Bentivoglieschi, guidati da Galeazzo Marescotti e assetati di vendetta contro i responsabili dell'eccidio. Dopo un primo scontro con gli avversari in via S. Mamolo, il C. tentò di impadronirsi del palazzo del Comune; vista la difficoltà dell'impresa, a causa dei presidi apprestati dal Marescotti, si attestò con i suoi uomini presso la chiesa di S. Francesco, dove il cugino Battista aveva raccolto circa 800 armati disposti a difenderlo. Ma la forza degli avversari ebbe la meglio e dopo due ore di accaniti combattimenti i Canetoli furono sbaragliati. Il C. riuscì a fuggire, mentre Battista, nascostosi, venne trovato verso sera dagli avversari e ucciso. Nei giorni successivi i Bentivoglieschi distrussero la casa del C. e posero su di lui una taglia di 1.000 lire.
Il C. si rifugiò forse nel Modenese, dove prese contatto con un signore del luogo per occupare Manzolino, che avrebbe potuto, per la sua posizione strategica, divenire una testa di ponte per attaccare Bologna; ma la trama fu scoperta e l'impresa fallì sul nascere (15 luglio 1447). Circa un anno dopo, il 22 sett. 1448, il C. con 700 uomini compì azioni di disturbo contro i Bolognesi che si erano rifugiati a Crevalcore per timore della peste che imperversava nella città: nel corso di questa impresa, fu catturato e poi giustiziato il fratello Baldassarre. L'ultima menzione che abbiamo del C. risale al giugno 1451, quando si impegnò in un imponente tentativo dei Caneschi, coadiuvati da Alberto Pio, signore di Carpi, di rientrare a Bologna. Anche questa impresa fallì: non si sa se il C. fosse riuscito a sopravvivere, né si conosce l'anno della sua morte.
Fonti e Bibl.: G. Marescotti de' Calvi, Cronica come Anniballe Bentivogli fupreso et menato de pregione et poi morto et vendicato, a cura di F. Zambrini-F. Guidicini, Bologna 1875, p. 41; Corpus chronicorum Bononiensium, III-IV, in Rerum Italicarum Scriptores, 2 ed., XVIII, a cura di A. Sorbelli, ad Indicem;Hyeronimi de Bursellis Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononie,ibid., XXIII, 2, a cura di A. Sorbelli, p. 88; C. Ghirardacci, Hist. di Bologna, III, ibid., XXXIII, i, a cura di A. Sorbelli, ad Ind.;C. Albicini, Di Galeazzo Marescottide' Calvi...,e della sua cronaca, in Arch. stor. ital., s. 3, XVI (1873), pp. 95 s.; M. Longhi, Niccolò Piccinino a Bologna, in Atti e mem. della R. Dep.di st. patria per le provv. di Romagna, s. 3, XXIV (1906), p. 183; XXV (1907), pp. 113, 117-144; F. Cognasso, Le istituzioni comunali e signorili diMilano sotto i Visconti, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, p. 532.