BOZZUTO (Buczuto, Vuczuto, Vuzzuto), Ludovico
Del B., che apparteneva a una nobile e potente famiglia napoletana del seggio di Capuana, non si ha alcuna notizia prima della nomina ad arcivescovo di Napoli.
I contrasti insorti nel seno del collegio cardinalizio nella primavera del 1378, subito dopo l'elezione di Urbano VI e la conseguente elezione nel settembre dell'antipapa Clemente VII con l'apertura del grande scisma della Chiesa, si ripercossero anche a Napoli, dove sin dal 1368 il francese Bernard de Rodes teneva la cattedra arcivescovile. La regina Giovanna I, che in un primo tempo aveva accolto favorevolmente l'elezione di Urbano VI originario del Regno, si schierò ben presto dalla parte dell'opposizione, provocando gravi dissidi nel Regno, fedele per la maggior parte a Urbano VI. Fu in seguito a questi avvenimenti che Urbano VI sospese dalle sue funzioni Bernard de Rodes e lo sostituì con il Bozzuto. La data precisa della nomina non è nota, ma pare che, e avvenisse dopo il novembre 1378, dopo cioè che Giovanna I si era dichiarata ufficialmente per Clemente VII. Nonostante l'appoggio della sua famiglia e la simpatia dei Napoletani, il B. non riuscì a farsi valere contro il suo antagonista sostenuto da Giovanna e, secondo l'autore dei Diurnali del Duca di Monteleone, "si stava occultamente in sua casa ad Capuana per paura dela Regina" (p. 22). Tuttavia quando nel maggio del 1379 Clemente VII, la cui causa in Italia era ormai in declino, visitò la regina, a Napoli scoppiarono violenti tumulti popolari diretti contro il "papa di carnevale" che, secondo la testimonianza del Chronicon Siculum, sarebbero stati organizzati dal Bozzuto. Nel corso di questa sommossa furono distrutti il palazzo e le case dell'arcivescovo Bernard e di altri Francesi "e da po con questa furia questo Populo misero l'archiepiscopo Vuzzuto in possessione a lo Archiepiscopato suo" (Diurnali, p. 23).
Il B. non poté godere a lungo i frutti di questa vittoria. Giovanna I, che il 18 maggio 1379 aveva fatto dichiarare la legittimità di Urbano VI per placare la rivolta, già nel giugno, appena ristabilito l'ordine, tornò sui suoi passi; riconobbe di nuovo Clemente VII e diede inizio alla persecuzione degli urbanisti. Sempre secondo l'autore dei Diurnali "mando per lo Archiepiscopo Vuzzuto et non lo potte havere in mano, si li mandò a fare lo guasto ad soi possessioni, et furono mando a fornello alla possessione dela Rota, tutta la gente d'arme ad farla tagliare". L'8 giugno infine "la Regina fece abbattere tutte le case de lo detto Archiepiscopo, che so in capo la Sellaria" (p. 24).
In contrasto con questa notizia il Chioccarelli, che dichiara di attingere a una tradizione orale rimasta viva nella famiglia Bozzuto fino ai suoi tempi, racconta che il B., caduto in mano alla regina e tradotto in "honestum carcerem", dopo un certo tempo avrebbe ottenuto il permesso di recarsi alla chiesa di S. Felice sita nel territorio del conte di Nola, Nicola Orsini, donde con l'aiuto del conte sarebbe riuscito a fuggire alla corte di Urbano VI. Anche se non è possibile verificare questa versione, è però sicuro che il B. riuscì a sottrarsi in qualche modo alle persecuzioni della regina. Nel novembre del 1380 infatti lo troviamo legato di Urbano VI alla corte di Gian Galeazzo Visconti cui trasmise la dispensa pontificia per contrarre matrimonio con la cugina Caterina, figlia di Bernabò Visconti.
Il B. pare tornasse nel Regno al seguito di Carlo di Durazzo, che Urbano VI, deposta Giovanna I, il 1º giugno 1381 aveva investito del Regno di Napoli. Presenziò il 5 nov. 1381 a un parlamento di prelati convocato a Napoli da Carlo di Durazzo subito dopo la sua incoronazione e vi pronunciò un discorso. Il 1ºdello stesso mese celebrò in presenza del re e della regina la sua prima messa nel duomo di Napoli.
Del suo arcivescovato è rimasto un solo documento del 6 nov. 1382 con il quale il B. unì le due chiese di S. Maria de Mendulis e di S. Prassede in una sola parrocchia. Morì il 25 maggio 1384 e fu sepolto nella sua cattedrale, dove nel Cinquecento un suo discendente, il cardinale Annibale Bozzuto, gli fece scolpire un busto.
I suoi beni passarono al nipote, il milite Giovanni (Giovannello), figlio del fratello Nicola, che tuttavia il 14 nov. 1384 rinunciò all'eredità perché troppo carica di debiti.
Fonti eBibl.: Chronicon Siculum incerti authoris ab anno 340 ad annum 1396, a cura di J. de Blasiis, Neapoli 1887, pp. 36 s., 42 s., 57, 125; I Diurnali del Duca di Monteleone, in Rerum Ital. Seript., 2 ediz., XXI, 5, a cura di M. Manfredi, pp. 22-24; B. Corio, L'historia di Milano volgarmente scritta, Venezia 1544, p. 254v; B. Chioccarelli, Antistitum praeclarissimae neapolitanae ecclesiae catalogus..., Neapoli 1643, pp. 242-246; G. A. Summonte, Historia della città e Regno di Napoli, Napoli 1675, II, p. 455; F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, VI, Venetiis 1720, col. 137; L. Parascandolo, Memorie storiche-critiche-diplomatiche della Chiesa di Napoli, IV, Napoli 1851, pp. 7-15, 181 s.; D. M. Zigarelli, Biografie dei vescovi e arcivescovi della Chiesa di Napoli, Napoli 1861, pp. 86-88; M. Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche su Giovanna I regina di Napoli e Carlo III di Durazzo, Salerno 1889, pp. 287 s., 319; N. Valois, La France et le Grand Schisme d'Occident, I, Paris 1896, p. 178; M. Schipa, Contese sociali napoletane, in Arch. stor. per le prov. napol., XXXII (1907), pp. 543-54; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I, Monasterii 1913, p. 360; E.-G. Léonard, Les Angevins de Naples, Paris 1954, pp. 458, 465; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., X, col. 323.