BONACCIOLI, Ludovico
Nacque a Ferrara, nella seconda metà del sec. XV, da un "magister Nicolinus", che con ogni probabilità era quel Nicolino Bonaccioli, consigliere segreto di Ercole I, medico e lettore di filosofia nello Studio ferrarese tra il 1460 e il 1473.
Se è vera la notizia che "mori di età d'anni" 61 in Ferrara" (A. Superbi, Apparato de gli huomini illustri della città di Ferrara, Ferrara 1620, p. 75) dovette nascere nel 1475, ma è data troppo recente, ferma restando l'affermazione dello Zambotti che al 1º nov. 1488 annota "Messer Ludovico Bonazolo, scholaro de le Arte, ferrarexe, fece la oratione del Studio in vesquado". In quell'epoca dunque studiava arti e medicina a Ferrara, dove probabilmente si laureò.
Nel 1491 iniziò l'insegnamento di filosofia e medicina in quello Studio, e a partire dal 1495 lo troviamo tra i promotori negli atti di laurea. Grazie anche all'influenza paterna, entrò a far parte della corte estense come medico di Lucrezia Borgia (il B. era ginecologo) giunta a Ferrara nel 1502, sposa di Alfonso d'Este. Già nel 1502 il B. cura Lucrezia di cui tra il 1503 e il 1504 sposerà una dama di compagnia, Ieronima, dopo esser rimasto vedovo di Elena de Carri, e senza avere figli da nessuna delle due.
In questo giro di anni dà alle stampe la sua unica opera, senza data, Enneas muliebris dedicata "ad Divam Lucretiam Borgiam Ferrariae Ducissam". La pubblicazione non dovette avvenire prima del 1502, data dell'arrivo di Lucrezia, né dopo il 1503, Poiché nella prefazione il B. dice risplendere in lei quelle virtù che "summo in Alexandro pontifice tui patriaeque patre consenescunt". L'allusione alla malattia di Alessandro VI è evidente, e il papa morì il 18 agosto 1503. Ma è anche vero che, in realtà, "duchessa" Lucrezia divenne solo dopo la morte di Ercole 1 (25 genn. 1505).
L'opera, divisa in nove capitoli, è un trattato sulla donna nella forma di un manuale di ostetricia e di ginecologia. Esso può venir diviso in una parte teorica (capp. I-III) in cui esamina l'anatomia dell'apparato genitale femminile, modalità del coito, fecondazione, formazione dell'embrione e del feto, infusione dell'anima (in un contesto di tono platonizzante, il B. afferma la creazione immediata dell'anima nel cuore da parte di Dio, la sua immortalità, e rigetta l'averroistica unità dell'intelletto, la creazione ab aeterno delle anime e la loro essenza come parte di Dio), e una parte pratica (IV-IX) in cui sono esposti i sintomi della gravidanza, suoi mali e rimedi, superfetazione, aborto (cause e rimedi), consigli alle gestanti, meccanica del parto e assistenza ad esso, allattamento, sviluppo del bambino, dentizione, ecc. L'opera dunque segue un consueto criterio genetico, partendo dall'anatomia e fisiologia dell'apparato genitale, fino alla patologia e terapia del parto e ai primi mesi del bambino. Il B., che si dimostra conoscitore della medicina del tempo, buon pratico e seguace di Galeno e Ippocrate, offre così un agile manuale, privo di novità rilevanti e dove le stesse credenze popolari assurgono a certezza scientifica. Ciò fece la fortuna dell'opera che conobbe una traduzione tedesca nel 1534, limitata probabilmente ai consigli per le gestanti, Des wolberümpten Artze Ludovici Bonatioli. Etliche Artzneien und rath zu den sorglichen zufelln der schwangern frawen e una serie di ristampe. Enrico Seybold la ripubblicò a Strasburgo ma in due parti separate, la prima (forse 1536) De conceptionis indiciis... corrispondente ai capitoli IV-IX, la seconda De uteri partiumque eius confectione... (forse 1537) corrispondente ai capitoli I-III. La suddivisione del Seybold, che obbediva alla diversa indole delle due parti, dette origine all'equivoco di ritenere il B. autore di altre opere, il cui titolo non era altro che quello dei diversi capitoli della Enneas muliebris. Hans Kaspar Wolf la ripubblicò secondo l'ordine primitivo nella silloge Gynaeciorum... libri, riscontrandola sulla edizione originale e correggendola (Basileae 1566, 1586; Argentinae 1597, a cura di I. Spach) e Séverin Pineau nella sua raccolta De integritatis et corruptionis virginum notis... (Amstelodami 1644, 1663; Lugd. Batavorum 1639, 1640, 1641, 1560) col titolo De conformatione foetus, di cui si ebbe una traduzione tedesca nel Von denen wahren Kennzeichen und Geheimnissen der Jüngferschafft, Erfurt 1724.
Nell'estate del 1505 il B. è al seguito di Lucrezia Borgia che, per sfuggire a una peste in Ferrara, si reca prima a Modena poi, nella metà d'agosto, a Reggio Emilia. Qui avvenne l'incontro tra Pontico Virunio e il Bonaccioli.
A questo proposito si ricorda un episodio raccontato dal cognato di Pontico, Andrea de Baldi (o Ubaldi), secondo cui il B., con l'appoggio di Lucrezia, convinse Pontico, in possesso di una tipografia, a spostarsi a Ferrara in cambio di larghi compensi; senonché, giunti a Ferrara il B. gli avrebbe sottratto torchi, matrici e caratteri, senza che Pontico potesse rivalersi pur invocando l'intervento del duca connivente. Di fatto, l'unico documento in nostro possesso è un rogito notarile dell'11 dic. 1508, stilato a Reggio, in cui Pontico si impegnava in solido con la famiglia della moglie, de Baldi, proprietaria d'una tipografia, a stampare libri - per un periodo di sei anni - per il B., che avrebbe funto da editore e committente. Non è difficile pensare a inadempienza di Pontico, date le tante e circostanziate condizioni dettate dal B., tali da favorire una rottura del contratto che implicava l'incameramento dei beni da parte del medico ferrarese. Indubbiamente la casa d'Este non fu estranea. Ciò spiega come Pontico rimase privo del materiale tipografico, il che giustifica le dure accuse del cognato. In un altro rogito, con la stessa data ma stilato a Ferrara, è riportato il contratto di stampa (forse il primo tra le due parti) degli Erotemata del Guarino, alla presenza di "Ioannes Mazochus cartolarius", quel Giovanni Mazocchi di Bondeno, che fu celebre tipografo e collaboratore del Bonaccioli.
Dietro le beghe di umanisti c'era dunque l'ambizione del B. a una attrezzatura tipografica che gli permettesse la sua attività d'editore. Amico e forse alunno del Leoniceno, ne divenne editore e sostenitore nella polemica su Plinio contro Paridolfo Collenuccio. Dopo la pubblicazione degli Erotemata (giugno 1509) il B. proseguì l'attività editoriale col solo Mazocchi, e a sue spese pubblicò, nello stesso anno, la traduzione di Galeno del Leoniceno e tutto il materiale della polemica pliniana nel De Plinii... erroribus.
Ambedue le opere sono presentate dal B. e la qualità delle prefazioni ci testimonia della volontà del Leoniceno, assecondata dal B. di attenuare l'asprezza della polemica per ridurla nell'ambito del programma umanistico di riscatto dagli errori della barbarie a vantaggio dell'efficacia della medicina, ricondotta alle antiche e veraci fonti. La ricostituzione delle lezioni corrotte diveniva così il trionfo dell'antica medicina. E alla cura del B. e del suo ambiente alla lezione dei Greci non era estranea l'eredità guariniana.
Scrittore di epigrammi, medico capacissimo e "dottissimo in greco, et in latino", dai "bei ragionamenti" e dalla "bella presenza", come lo descrive il Giraldi Cinzio, il B. era un tipico rappresentante della corte estense. Fu intorno al 1529 riformatore dello Studio ferrarese (alla cui cattedra di greco chiamò l'Antimaco), collega del Manardo che lo ricorda come persona coltissima e abile scopritore d'ingegni (Epistolarum... libri, Lugduni 1549, p. 376), maestro del Brasavola e del Calcagnini che lo dice, insieme col Leoniceno, eccellente conoscitore e interprete di filosofia (Epistolarum... libri, Ambergae 1608, II, n. XX). La sua presenza alle gestazioni e alle malattie di Lucrezia fu costante, fino alla morte di lei nel giugno del 1519. Ebbe pure in cura l'Ariosto nella sua ultima malattia del 1533. Meno celebre dei suoi due colleghi, Manardo e Leoniceno, il nome del B. veniva ancora ricordato dal Mosti, vecchio cortigiano di casa d'Este, nel 1583: "un Leoncieno, un Mainardo, un Bonazzuolo, tre principalissimi che ho visto e conosciuto nobili ed eccellentissimi, erano molto commendati e riconosciuti male" (in una lettera a Benedetto Manzuoli, vescovo di Reggio Emilia, in Doc. ined. per servire alla vita di L. Ariosto, in Mon. di storia patria delle prov. modenesi, XXII [1926], p. 368).
II B. morì il 30 marzo 1536, secondo una testimonianza di L. Barotti che la leggeva nei mss. Annali di Ferrara dell'Equicola, e infatti l'ultima comparsa del B. in atti di laurea è del 23 giugno 1535.
Fonti e Bibl.: B. Zambotti, Diario ferrarese, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXIV, 7, a cura di G. Pardi, p. 201; M. A. Antimaco, De liter. graecarum oratio, in G. Pletone, De gestis Graecorum, Basileac 1540, pp. 97-103; G. B. Giraldi Cinzio, Discorso intorno a quello che si conviene a giovane nobile..., Pavia 1569, pp. 64 s.; Id., Commentario delle cose di Ferrara, Venezia 1597, pp. 150 s.; G. Baruffaldi, Dissertatio de poetis ferrariensibus, Ferrariae 1698, p. 44; F. Borsetti, Historia... Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, pp. 92 s.; G. Guarini, Ad Ferrariensis Gymnasii historiam..., II, Bononiae, 1741, pp. 28, 122; A. Zeno, Dissertazioni Vossiane, II, Venezia 1753, p. 307; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1532 s.; A. Portal, Histoire de l'anatomie, I, Paris 1770, pp. 357-61; VI, ibid. 1773, Suppl., p. 5; L. Barotti, Mem. istor. di letterati ferraresi, II, Ferrara 1793, pp. 59-64; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, II, Napoli 1845, p. 392; III, ibid. 1845, pp. 262, 280, 303 s., 389, 678 s.; G. D'Adda, Canti storici popolari italiani, I, La morte di Alessandro VI, in Arch. stor. lomb., II (1875), pp. 27 s.; D. Vitaliani, Della vita e delle opere di N. Leoniceno, Verona 1892, pp. 193 s., 199 s., 208 s.; P. Perocco, Cenni critici sulla vita e le opere di Pontico Virunio, I, Feltre 1898, pp. 13-20; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara, Lucca 1901, pp. 97, 103, 105, 107, 113, 115, 117, 119, 121, 125; Id., Lo Studio di Ferrara nei secc. XV e XVI, Ferrara 1903, p. 148; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Firenze 1905, p. 325; G. Bertoni, La biblioteca estense..., Torino 1908, p. 189; M. Catalano, L. Borgia, Ferrara 1920, pp. 39, 88, 90; Id., Vita di L. Ariosto, I, Genève 1931, pp. 102, 631, 634; L. Thorndike, History of magic and experimental Science, III, New York 1934, p. 606; M. Bellonci, L. Borgia, Verona 1947, pp. 377, 395, 458, 460, 462 s., 563, 628, 650; G. Sani, L. B., anatomico ed ostetrico del '500 a Ferrara, Roma 1952; F. J. Norton, Italian Printers 1501-1520, London 1958, p. 88.