BERETTA, Ludovico
Nato nel 1518 (secondo altri nel 1512) a Brescia, risulta tra il 1543 e il 1547 attivo nel commercio dei legnami a Condino in Val Giudicarie, dove diveniva parroco suo fratello Francesco. Il nome del B. è citato qui nei documenti fino al 1549, e anche dopo il 1550 per riparazioni alla chiesa parrocchiale. però da supporsi già prima di questo periodo qualche sua prova di maggiore impegno, dato che il 4 dic. 1550 è nominato architetto della città di Brescia, carica che gli viene riconfennata per altri cinque anni nel 1552. Di quest'anno è il disegno della cosiddetta "Strada Nuova" (ora via Beccaria), destinata ad unire la piazza della Loggia con la piazza del duomo con un tracciato regolare, e con un tipo standardizzato di botteghe munite di abitazioni, prospettanti in una ossatura di tenui risalti e di sottili arcature. Nel 1559 sono terminate le cosiddette "Case dei Gambero "., solo in parte superstiti, rispondenti ad analoghi criteri di pianificazione urbanistica, in cui venivano a inserirsi altresì contemporaneamente il palazzo e i portici di piazza delle Erbe, questi in bugnato, con sovrapposto ordine unico di lesene, concluso da ornato cornicione. Tali edifici venivano costruiti da privati imprenditori contro il pagamento di 300lire planeti per settore, "iuxta modulum. et ordinationes ipsis dandas per Ludovicum Beretta architectum civitatis" (Peroni), con criteri simili a quelli di un modernopiano particolareggiato. Nel 1560 il B. dirige la continuazione dei lavori nella rinascimentale chiesa dei Miracoli, secondo l'ampliamento del nucleo quattrocentesco, forse progettato da Stefano Lamberti. Nel 1566 riceve dal vescovo Bollani l'incarico di restaurare la chiesa parrocchiale di Gambara, e successivamente la parrocchiale di Fiesse. Dello stesso anno è il suo disegno per il duomo di Brescia, andato perduto, e comunque non eseguito, che Andrea Palladio ebbe a lodare l'annodopo, quando venne chiamato a sua volta a fornire un suo disegno, "per la bella invenzione e molto proporzionata" (Zamboni). Nel 1567 progetta il seminario di Brescia presso S. Gaetano.
Morì nel 1572.
Anche dopo il 1557, fino alla morte, il B. continuò nelle sue funzioni di architetto della città. Come tale egli diresse sempre la fabbrica dei palazzo pubblico della Loggia, già iniziato nel secolo precedente, e rimasto incompiuto al primo ordine (delle arcate). Già nell'anno 1550 egli aveva presentato una soluzione di completamento con altri due ordini, poi abbandonata, in seguito ad una consultazione di architetti milanesi tramite il nobile Nicolò Secco. I lavori di completamento si iniziarono nel 1553, ma vennero modificati nel 1554 da un intervento del Sansovino. Essi giunsero alla conclusione nel 1560 con la copertura della gran sala superiore; ma altre modifiche, specie alle finestre, furono apportate intorno al 1562, dopo altre consultazioni, cui partecipò anche il Palladio, il quale riprese il concetto berrettiano dei tre ordini. In tutto questo periodo la direzione esecutiva restò sempre al B., che diede la sua impronta all'opera, in cui non mancano infatti punti di contatto con altri suoi lavori. Il palazzo era pressoché completato alla morte del B., ma doveva subire, tre anni dopo, il noto incendio che ne distrusse le coperture: ad ogni modo, specie nell'esterno, esso appare oggi all'incirca come l'aveva completato l'architetto bresciano.
Di sicura attribuzione, con datazione intorno al 1554, sono i due palazzi Maggi e Ganassoni, pervenuti in parte rimaneggiati: ma numerosi altri edífici bresciani si attribuiscono attendibilmente al B., che risulta la figura maggiore di architetto di quel periodo. Forse risalgono ancora ad un suo concepimento i portici del lato est di piazza della Loggia, che risultano però eseguiti assai più tardi, intorno al 1595, dal Bagnadore; gli vengono assegnati inoltre il palazzo Lana-Ghidella, il palazzo Dolzani-Masperi e, più grandiosi, il palazzo Martinengo-Cesaresco dell'Aquilone, ora collegio Arici, iniziato nel 1557, e il palazzo Cigola-Fenaroli, pervenuti con posteriori ampliamenti e rimaneggiamenti. Resta da approfondire l'attribuzione proposta dell'importante palazzo Averoldi del 1544, che potrebbe rappresentare la prima notevole prestazione architettonica del Beretta.
Di grande importanza per gli sviluppi dell'architettura locale, e assai interessante per i suoi concreti interventi urbanistici, il B. nonriuscì a liberarsi mai dal linguaggio decorativo che gli proponeva la tradizione locale di Stefano Lamberti e di Antonio Medaglia, e che egli anzi svigorì, tranne quei rari casi, in cui indubbiamente gli vennero stimoli da contatti autorevoli come quelli col Sansovino e col Palladio. Estremamente tipica la sua asciutta sintassi di moduli appiattiti, corretta da spunti chiaroscurali-decorativi, che possono rientrare nell'ambito dei linguaggi "manieristici" della provincia fra i più intinti di arcaismo.
Bibl.: B. Zamboni, Mem. intorno alle Pubbl. fabbr. più insigni della città di Brescia, Brescia 1778, pp. 58, 67, 81, 133, 137, 145, 148, 150, 151; A. Brognoli, Nuova guida di Brescia, Brescia 1826, p. 19; F. Odorici, Guida di Brescia, Brescia 1853, pp. 173, 188; S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani, Brescia 1877, pp. 25-28; G. Papalconi, Nuovi doc. sull'architetto… L. B., in Arch. stor. lombardo, XVII(1890). pp. 943-48; L. Fè d'Ostiani, Storia, tradiz. e arte nelle vie di Brescia, Brescia 1927, pp. 91, 92, 217, 256, 257, 333, 360; S. Weber, Artisti trentini…, Trento 1933, p. 319; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, XI, 3, Milano 1940, pp. 556-561; M. Arrighi, Vita di L. B. e sue opere in Brescia, tesi di laurea, Milano, Univ. Catt., anno accad. 1945-46; C. Boselli, Gli inediti di un urbanista, in Giornale di Brescia, 27 giugno 1948, p. 3; p. Guerrini, Atti delle visite pastorali del vescovo Bollani, III, Brescia 1950, pp. 51, 52; Id., S. Carlo Borromeo e le origini dei Seminario di Brescia, in Misc. bresciana, I,Brescia 1953, p. 149 ; C. Boselli, L'architetto com. di Brescia nel sec. XVI, in Atti del Convegno naz. di storia dell'archit., Firenze 1956, pp. 4 s., 9 ss. dell'estr.; [F. Lechi], Brescia città d'arte, Milano 1957, pp. 115 s., 126, 140; G. Panazza, Il volto storico di Brescia, in Arch. stor. lombardo, s.8, IX (1959), pp. 10 s. dell'estr.; A. Peroni, L'architett. e la scult. nei secc. XV e XVI, in Storia di Brescia, Il, Milano 1963, pp. 791, 796, 841-846, 848 s., 850-861; U. Thieme F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 383 s.; Encicl. Ital., V, p. 698.