BENTIVOGLIO, Ludovico
Figlio di Carlo e di Bartolomea Guastavillani, nacque a Bologna probabilmente nell'ultimo decennio del sec. XIV, come si può arguire dal fatto che nel 1428 viene menzionato per la prima volta nella magistratura dei XVI Riformatori per la quale era richiesta l'età di almeno trent'anni. Nello stesso anno egli fu bandito dalla sua città, assediata dalle truppe di Martino V, al quale si era ribellata per le mene della fazione dei Canetoli: il provvedimento fu dettato dal timore che il B. intrattenesse rapporti col suo lontano parente Antonio Bentivoglio, capo della fazione omonima, che militava nell'esercito pontificio.
Caduta la città sotto il controllo pontificio, il cardinal legato Lucido Conti pensò di arrivare a una pacificazione generale richiamando i fuorusciti: il 16 marzo1430 la sua proposta fu accolta dai maggiorenti bolognesi, con la riserva dei Canetoli di scegliere nella lista di ottanta fuorusciti, presentata dal legato, solo dieci persone dotate di requisiti di moderazione tali da garantire contro ogni ripresa della lotta delle fazioni. Fra i dieci fu scelto il B., che in passato si era distinto per la sua attività di mediazione, e su cui si faceva ora affidamento per pacificare i Canetoli con Antonio Bentivoglio. Il B., rientrato dal suo esilio mantovano, non tradì le aspettative, ma la sua iniziativa fu compromessa assai presto da un nuovo fatto di sangue che riportò la guerra tra le fazioni: il 2 apr. 1430 Battista Canetoli e Bartolomeo Zambeccari con i loro seguaci trucidarono alcuni partigiani dei Bentivoglio sospettati di organizzare un colpo di stato ai loro danni. In conseguenza di questi avvenimenti il B. fu costretto ad allontanarsi di nuovo dalla sua città, per rifugiarsi a Carpi, dove rimase fino al 1438, quando Bologna passò sotto il dominio visconteo.
Al suo ritorno in patria (8 sett. 1438), contemporaneo a quello di Annibale Bentivoglio, capo della fazione bentivogliesca dopo l'assassinio di Antonio, suo padre, il B. fu eletto l'11 nov. 1438 nella nuova magistratura dei Dieci di Balìa.
Anche questa volta egli si adoperò instancabibnente per placare le discordie cittadine, presto riaccesesi con l'antico furore. Nel 1439 riuscì a riconciliare Annibale Bentivoglio con Battista Canetoli e a indurli a legarsi con vincoli di parentela.
La cacciata del governatore visconteo di Bologna, Niccolò Piccinino, ad opera di Annibale Bentivoglio, lo mise in una situazione assai difficile. L'8 giugno 1443 il B., in quel momento podestà di Cento, fu assalito da soverchianti forze viscontee condotte da Luigi Dal Verme, che intendeva catturarlo. Si difese con estrema risolutezza, ma ferito e non più ubbidito dai Centesi, che, temendo rappresaglie, meditavano di consegnarlo ai Viscontei, con un'avventurosa fuga si pose in salvo a Carpi.
Tornato in patria dopo la sconfitta completa delle truppe viscontee nella battaglia di Castel San Giorgio (14 ag. 1443), il B. ebbe una parte politica di primo piano a fianco di Annibale Bentivoglio, che ormai andava gettando le basi della signoria della sua famiglia su Bologna. Fece parte del collegio dei XVI Riformatori nel 1445 e fu gonfaloniere del popolo nel 1446. L'importanza della sua posizione gli valse nel 1445, alla morte di Annibale, l'offerta di capeggiare la fazione bentivogliesca, offerta che egli rifiutò. In seguito, tuttavia, non disdegnò di collaborare con il successore di Annibale, Sante Bentivoglio: fu infatti più volte ambasciatore presso Niccolò V nel 1447, prima per congratularsi col pontefice per la sua elezione, poi per ottenere la conferma defle consuetudini e delle concessioni pontificie che avevano regolato fino ad allora i rapporti del Comune di Bologna con la Santa Sede; si recò ancora a Roma nei primi mesi dei 1455 per ottenere dallo stesso pontefice garanzie contro le inire di Niccolò Piccinino su Bologna. In quest'occasione il papa lo insignì della spada d'onore e, con breve del 21 febbr. 1455, lo nominò conte del Sacro Palazzo lateranense.
Per quanto in età già avanzata, il B. fu più volte scelto per ricoprire cariche pubbliche e per onorevoli ambascerie come nel 1459, quando fu inviato dal pontefice Pio II per invitarlo a fermarsi a Bologna in occasione del suo viaggio a Mantova.
Il B. morì il 26 agosto 1469.
Fonti e Bibl.:Cronica gestorum ac factorum memorab. civit. Bononie edita a F. Hyeronimo de Bursellis..., in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXIII, 2, a c. di A. Sorbelli, ad Indicem; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna parte terza, ibid., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, ad Indicem; I. A. Bergamorius, Ludovici Bentivoli virtutis et nobilitatis insignia, Bononiae 1690; E. Nasalli Rocca di Comeliano, Il card. Bessarione legato Pontif. in Bologna, in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 4, XX (1930). pp. 54 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1931, p. 539; C. M. Ady, The Bentivoglio of Bologna..., London 1937, ad Indicem;P. Litta, Fam. celebri ital., Bentivoglio, tav. VIII.