Vedi LUCUS FERONIAE dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
LUCUS FERONIAE (v. vol. IV, p. 725 e s 1970, p. 442)
1970, p. 442). - Il centro urbano. - Indagini condotte dalla Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale a L. F. all'inizio degli anni '70 hanno portato all'individuazione di un borgo che, ubicato in corrispondenza del settore centrale del foro della colonia romana, appare in uso nel corso della seconda metà del III sec. a.C. Sono stati infatti riportati alla luce diversi nuclei abitativi che risultano organizzati in distinti isolati. Con orientamento E-O, normale dunque all'asse della più tarda piazza, questi si estendono a occupare anche la zona sottostante il portico e le adiacenti tabernae del foro di età tardorepubblicana. Lo specifico orientamento e la trama urbanistica del complesso indicano un suo chiaro collegamento con l'area sacra circostante il Tempio di Feronia. Il tempio, adiacente al foro, aveva in questo punto uno dei principali accessi, conservato pressoché inalterato nella radicale ristrutturazione che subì il sito al momento dell'impianto della colonia romana.
Sempre nell'ambito degli interventi condotti nell'area della piazza e finalizzati alla verifica delle quote dell'originario piano di calpestio, sono stati individuati tratti della rete di approvvigionamento idrico della colonia, ricordata anche dalle fonti epigrafiche. Sono stati infatti riportati alla luce resti di canalizzazioni e parti di fistule plumbee che traendo origine dallo speco dell’Aqua Augusta (inglobato nel lungo muro che delimita a O l'area sacra e costituisce nello stesso tempo il lato E del foro), si diramano verso O in direzione dei diversi edifici pubblici che alimentavano. Nel corso delle stesse indagini è stato anche identificato il lato S della piazza che risulta costituito da monumentali strutture (fornices?) conservate solo a livello di fondazione.
Presso l'angolo SO è stata esplorata parte di un vasto impianto termale che al momento della sua realizzazione, collocabile nella media età imperiale, obliterò la porzione meridionale del portico occidentale e il corrispondente nucleo di tabernae a questo retrostanti. Da tale complesso provengono fra l'altro due importanti iscrizioni di cui quella dedicata a un Menandro, di discussa lettura, costituisce la più tarda testimonianza epigrafica di Lucus Feroniae. L'impianto fu in uso sino a età molto avanzata, come attestano anche i numerosi restauri eseguiti con materiale di reimpiego, e accoglie diversi ambienti, alcuni dei quali con pavimenti in mosaico, vasche e strutture connesse alla sua destinazione d'uso. Fra gli altri si segnala in particolare un vano a pianta rettangolare piuttosto allungata, caratterizzato dalla presenza di una stretta banchina addossata alle pareti di tre dei quattro lati. Nel pavimento, in opus spicatum, è inoltre ricavato un pozzetto. Resta incerta la destinazione dell'ambiente anche se le sue particolari caratteristiche potrebbero far pensare che esso abbia assolto a funzioni di luogo di culto (mitreo?). Dopo l'abbandono il complesso termale fu sottoposto, come altri edifici del piccolo centro, a una sistematica spoliazione per il recupero dei materiali, forse dopo essere stato adibito a luogo di culto cristiano. In uno dei suoi ambienti furono ricavate due rozze sepolture rinvenute prive di materiali.
Ulteriori verifiche hanno interessato il settore meridionale dell'area sacra e più precisamente quella limitata porzione di essa che risulta ubicata a SE del foro. Qui, in corrispondenza di un ingresso monumentale che si apre nel muro orientale e che risulta connesso con un'ampia gradinata che originariamente poneva in collegamento il settore meridionale della piazza con la corrispondente zona dell'area sacra, è stata individuata parte di una struttura di età imperiale. Di incerta identificazione, questa risultava completamente colmata da una grande discarica di materiali di risulta, estesa a interessare anche l'area a essa circostante. Poco più a S, infine, sono stati posti in evidenza i resti di due podi in conglomerato forse pertinenti a piccoli sacelli di età tardo-repubblicana che, orientati a E, risultano addossati al muro orientale del foro.
La villa dei Volusii. - Indagini condotte nell'area del monumentale complesso residenziale hanno consentito l'individuazione di una cisterna a quattro navate che, ubicata in corrispondenza dell'angolo SO del peristilio, fu obliterata al momento dell'ampliamento della villa in età augustea. Interventi di scavo hanno successivamente interessato il settore SO dell'impianto di età imperiale ove sono stati riportati alla luce alcuni ambienti, in parte ancora riccamente decorati, che sembrerebbero articolarsi ai margini di un ampio spazio interno adibito a verde. Lo scavo ha fra l'altro restituito, occultato in un vano di servizio, un ritratto in marmo di Menandro che propone una nuova replica di un tipo ben noto e, aggiungendosi ad altre sculture rinvenute in precedenza, offre una nuova verifica del raffinato gusto che guidò le scelte dei proprietari nell'arredo della sontuosa villa presso Lucus Feroniae.
Le strutture riportate in luce, oltre a confermare le notevoli proporzioni del complesso, manifestano consistenti indizî di modifiche, e trasformazioni subite nel· tempo dall'impianto residenziale, fra le quali s'inserisce la realizzazione di un frantoio di grandi dimensioni. Tale testimonianza, peraltro non isolata nell'ambito della villa che accoglie analoghi apprestamenti anche nell'area dell'antico hortus repubblicano, appare assai significativa. Essa infatti sottolinea la connotazione più specificamente produttiva assunta progressivamente dalla struttura e il suo stretto collegamento, dunque, con il vasto latifondo che si è proposto di riconoscere in quell'ampia porzione di terreno alluvionale che caratterizza questa parte della valle tiberina, per sua stessa natura particolarmente idonea a quella produzione cerealicola tanto necessaria all'approvvigionamento di Roma, cui gli stessi Volusii sembrano essere stati interessati.
Il territorio. - Scavi condotti dalla Soprintendenza hanno consentito l'acquisizione di nuovi importanti dati per la conoscenza del territorio capenate e in particolare per quel vasto settore pianeggiante (forse identificabile con il campus Stellatinus) che, compreso fra i rilievi che delimitano a O la pianura tiberina e il Tevere stesso, risulta prossimo al centro di Lucus Feroniae. Sono stati in particolare posti in evidenza elementi utili a precisare le caratteristiche di quella radicale trasformazione fondiaria che, connessa con la divisione agraria dell'agro capenate e collegata, come tramandano le fonti (Cic., Ad jam., IX, 17, 2; Lib. col., pp. 216, 11-217, 4; 256, 19-22 Lachmann; Front., De controversis agrorum, p. 46, 17-19 Lachmann), alla fondazione della Colonia Iulia Felix Lucus Feroniae, aveva trovato una prima significativa conferma nelle tracce di suddivisione regolare (per la quale si è pensato a uno schema per centurie di 200 iugeri), individuate già negli anni '60 a Ν del centro romano. Nell'ambito di tale reticolo agrario è stata esplorata una villa rustica, convenzionalmente denominata «della Standa», che manifesta nelle tecniche edilizie e nello sviluppo planimetrico un livello qualitativo elevato.
L'impianto mostra trasformazioni e modifiche ricollegabili a più fasi edilizie (delle quali la più ragguardevole riferibile alla prima età imperiale, allorché esso accoglie strutture termali, decorazioni musive e architettoniche) e sembra in uso, in base ai materiali rinvenuti, dal II sec. a.C. sino alla fine del IV sec. d.C., epoca che ne segna l'abbandono. Non sembra collegabile alla centuriazione riconoscibile a Ν di L. F. l'orientamento che presentano i resti di due strade glareate che si intersecano ad angolo retto e che sono state rinvenute in località Prato La Corte, a O del centro coloniale. Tali assi potrebbero essere interpretati quali testimonianze di ulteriori suddivisioni agrarie attuate in questa parte del territorio capenate. Restano peraltro ancora poco chiari i rapporti con la colonia romana e con le grandi proprietà fondiarie, prima fra tutte quella che fa capo ai Volusii, la cui grande villa sembra collocarsi in posizione indipendente rispetto all'adiacente limitatio che potrebbe trovare il suo limite orientale sull'asse della Via Tiberina.
In rapporto con le due strade glareate sono stati posti due insediamenti rustici dei quali quello di maggiori dimensioni e in miglior stato di conservazione ha restituito elementi come vasche, frantoi, ecc., legati ad attività produttive. L'impianto, probabilmente in uso già dal II sec. a.C. e riutilizzato a partire dal IV sec. d.C., appare assai prossimo alla Via Capenate, della quale è stato portato alla luce un ampio tratto basolato. Presso quest'ultima è stata infine individuata ed esplorata parte di una necropoli riferita all'area urbana di Lucus Feroniae.
Sempre nello stesso ambito territoriale si colloca l'insediamento di Baciletti, località ubicata presso la sponda destra del Tevere, all'altezza di Passo Córese, antica Cures. Precedenti ritrovamenti avevano già richiamato l'attenzione su questo sito presso il quale era stato localizzato uno scalo portuale. Recenti indagini hanno portato al rinvenimento di due distinti edifici, il primo interpretato come fienile, il secondo di più ampie dimensioni e adibito a uso agricolo produttivo (sono stati esplorati un doliarium, il vano di un torcular, vasche in opus spicatum, depositi, cucine, ecc.). Entrambi attribuiti alla metà del I sec. d.C., mostrano una continuità di frequentazione fino all'avanzato V sec. d.C.: il loro successivo abbandono è stato posto in relazione con la guerra goto-bizantina.
I risultati delle ricerche sinora svolte nel comprensorio di L. F. delineano, per l'età tardo-repubblicana e imperiale, il quadro di un territorio a vocazione specificamente agricola. In tale ambito sembra predominare la coltivazione dell'ulivo, favorita del resto dalla conformazione geomorfologica del terreno e documentata dalle evidenze archeologiche, fra le quali spiccano i frequenti rinvenimenti di frantoi restituiti dalle ville rustiche.
Nell'area archeologica si trova anche un museo con sezioni relative alla cultura materiale, all'epigrafia e alla scultura.
Bibl.: M. Torelli, Feronia e Lucus Feroniae in due iscrizioni latine, in ArchCl, XXV-XXVI, 1973-1974, p. 317 ss.; A. Mi. Sgubini Moretti, Lucus Feroniae: centro di incontro sul Tevere, in Civiltà arcaica dei Sabini nella valle del Tevere. Incontro di studio 1973, Roma 1974, p. 22 ss.; ead., in DEA, IV, 1975, c. 1997 ss., s.v.; ead., Materiali archeologici scoperti a Lucus Feroniae, in Nuove scoperte e acquisizioni in Etruria Meridionale (cat.), Roma 1975, p. 93 ss.; M. Moretti, A. M. Sgubini Moretti, La villa dei Volusii a Lucus Feroniae, Roma 1977; M. Torelli, Colonizzazioni etnische e latine di epoca arcaica: un esempio, in Gli Etruschi e Roma. Atti dell'incontro di studi in onore di M. Pallottino, Roma 1979, Roma 1981, p. 71 ss.; AA.VV., I Volusii Saturnini, Bari 1982; A. M. Sgubini Moretti, Statue e ritratti onorari da Lucus Feroniae, in RendPontAcc, LV-LVI, 1982-1984, p. 71 ss.; ead., Colonia Iulia Felix Lucus Feroniae: un problema ancora aperto, in L'agricoltura dei Romani. Atti del I Convegno di Tolfa 1979, Roma 1983, p. 35 ss.; AA.VV., Misurare la terra (cat.), Roma 1985, p. 53 ss.; L. Sensi, Le iscrizioni di Lucus Feroniae negli appunti di R. Bartocdni, in AnnPerugia, XXIII, 1985-86, p. 279 ss; AA.VV., Tevere: un'antica via per il Mediterraneo (cat.), Roma 1986, p. 192 ss.