LUCUMONE (lat. Lucumo-onis, forma latinizzata di una parola etrusca, che ricorre con varî suffissi anche come componente di nomi proprî in iscrizioni etrusche: luχumni, laχumni, lauχumes lauχumsnei, ecc., e latine e che secondo gli antichi corrispondeva al latino rex)
Ogni città etrusca aveva il suo lucumone o re, sia nella confederazione dell'Etruria propria, sia nella confederazione etrusca della valle del Po; inoltre uno dei lucumoni stava alla testa dell'intera confederazione. Il potere dei lucumoni etruschi, come quello dei re romani, risultava di varî elementi. Essi avevano funzioni sacerdotali e perciò, secondo la tradizione etrusca, essi avevano raccolto e scritto i precetti della disciplina augurale rivelati dal divino fanciullo Tagete. Al loro potere giudiziario accenna l'uso degli Etruschi di salutare ogni nove giorni i loro re e di consultarli sui loro affari. L'ampiezza del loro imperium è poi attestata dai fasci littorî, che, con altre insegne del comando (sella curulis, toga praetexta, bulla aurea, ecc.), sarebbero stati attribuiti ai re romani derivandoli dagli Etruschi, cioè dai lucumoni etruschi (v. fascio). Verso la fine del sec. V a. C. i lucumoni erano scomparsi da quasi tutte le città etrusche, nelle quali quindi alla monarchia successero repubbliche aristocratiche con magistrati annuali: al lucumone della confederazione fu sostituito un magistrato e sacerdote, che i Romani designavano come sacerdos o praetor Etruriae.
La parola lucumone ricorre nelle fonti romane anche come nome proprio, p. es., come nome originario di Tarquinio Prisco, o d'un Etrusco di Chiusi che recò offesa all'onore coniugale di quell'Arrunte, che avrebbe sollecitato i Galli a discendere in Italia: un Lucumone sarebbe stato per qualche autore antico l'eponimo della tribù romana dei Luceres. In età tarda Lucumone ricorre anche come cognome di persone comuni.
Bibl.: O. Müller e W. Deecke, Die Etrusker, Stoccarda 1887, I, pp. 337 seg., 464 seg.; C. Thulin, W. Herbig e F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIII, col. 1706 seg.; A. Rosemberg, Ibid., I A., col 716; id., Der Staat der alten Italiker, Berlino 1913, pp. 64 e 130; D. Randall-Maciver, The Etruscans, Oxford 1927, p. 37; B. Nogara, Gli Etruschi e la loro civiltà, Milano 1933, p. 82.