LUCULLO (L. Licinius Lucullus)
Generale romano, console nel 74 a. C.; proconsole in Cilicia sconfisse Mitridate e Tigrane (rispettivamente nel 72 e nel 69 a. C.). Celebre per le ricchezze e per il fasto della sua vita, fu anche oratore ed uomo politico di rilievo.
Sappiamo dalla biografia di Plutarco che era di bello e nobile aspetto (Luc., 33) e che una colonna col suo busto venne eretta nel Foro di Cheronea dagli abitanti di questa città che gli volevano testimoniare la loro gratitudine per essere stati da lui difesi in una causa. È certo che un condottiero così noto, per giunta ricchissimo ed amico di artisti, abbia ricevuto onore di statue e di busti, che non è improbabile siano stati a noi conservati. Tuttavia i riconoscimenti della sua effigie si basano su ipotesi non abbastanza sicure per poter esser considerate probanti.
La più nota e discussa identificazione di L. è quella con un busto rinvenuto a Tuscolo (dove appunto egli possedeva una sontuosa villa), che si trova all'Ermitage (n. 77) e che rappresenta un uomo sulla sessantina, senza barba, dai capelli lisci, con le guance magre ed ossute, segnate da profonde rughe che giungono fino alla bocca. Mentre il volto è molto restaurato il tronco è intatto ed è proprio questo che contiene gli argomenti per l'identificazione: l'abito è tenuto assieme sul petto da una fibbia ovale; sulla spalla sinistra corre una cinghia di cuoio sotto alla quale una targhetta, che in alcuni altri busti racchiude l'iscrizione, contiene in un piccolo rilievo una lancia, uno scudo rotondo, una prora di nave ed un volto schematizzato con un copricapo triangolare. Che le armi e la prora di nave indichino un vincitore per terra e per mare è evidente. Il volto scolpito che somiglia a una maschera potrebbe essere Castore - dio protettore della navigazione - oppure la rappresentazione simbolica di un re vinto. L'attribuzione poggia sulla considerazione che di generali romani distintisi sia in battaglie terrestri che in battaglie navali non ci sono, oltre a L., che Pompeo ed Agrippa, la effigie dei quali è altrimenti nota, e Sesto Pompeo (cui aveva pensato il Campana), che morì a 40 anni, mentre il busto in questione raffigura un uomo assai più anziano. Inoltre la mancanza di ornamenti, i capelli bassi e la semplicità dell'insieme indicano l'epoca repubblicana; si sa che L. indossava la lacerna (che è il mantello abbozzato sul busto) nel corso della battaglia contro Tigrane.
Il Bernoulli rigetta però questa identificazione ed ha tra l'altro fatto osservare (ed è l'obiezione fondamentale) che il volto del busto di Leningrado non ha affatto la serenità e la bellezza e non denota la tendenza ai piaceri fisici che erano caratteristiche di Lucullo. Egli si volge quindi ad altri busti, tra i quali quello del Laterano (Benndorf-Schöne, 180) che sembra raffigurare un generale importante, dato che ve ne è una replica al Museo Torlonia (n. 418 a).
Esiste una corniola (Furtwängler, Gemmen, ii, p. 227, tav. xlvii, 43) che rappresenta un uomo dalla fisionomia diversa da quella dei busti sopra descritti, con la lettera L. ad ambedue i lati della testa, sotto la quale è un delfino con un ramo di olivo in bocca. Questo potrebbe essere un accenno alla vittoria di Lemno contro la flotta parthica, riportata da L. nel 73 a. C., ma diventa un elemento di scarso valore qualora si ponga in dubbio, come fa il Bernoulli, l'autenticità delle iniziali incise sulla pietra.
Si è creduto infine di scorgere le sembianze di L. nel cosiddetto principe ellenistico del Museo delle Terme (n. 1049; Felletti Maj, n. 35), la cui datazione oscilla tra il 150 ed il 70 a. C.
Bibl.: J. J. Bernoulli, Röm. Ik., I, p. 99; R. Carpenter, The "Hellenistic Ruler" of the Terme Museum, in Am. Journ. Arch., XXXI, 1927, p. 160 ss.; XLIX, 1945, p. 353 ss.