Rosello, Lucio Paolo
Nato a Padova intorno al 1485, si formò con l’umanista Niccolò Leonico Tomeo nello Studio patavino dove ebbe compagni di studio Pier Paolo Vergerio e Girolamo Muzio (→) e si addottorò poi in utroque iure. Parroco di una piccola comunità friulana dal 1532 al 1548, aderì presto alle idee riformate; già dal 1530 manteneva scambi epistolari con Filippo Melantone. Stabilitosi a Venezia, frequentò i circoli erasmiani e fu protagonista di un’intensa attività editoriale come curatore di opere religiose, volgarizzatore di sermoni e autore di opere di carattere devozionale. Furono tuttavia i testi sulla vita di corte a essere considerati come uno dei primi frutti, non solo di un’avvertita tecnica della dissimulazione, ma di una vera e propria tendenza nicodemita. In tali testi R. individua nell’arte della ‘pazienza’ l’unica pratica in grado di lenire i turbamenti causati dalla volubilità del principe e di indirizzare verso la ‘prudenza’ il comportamento del cortigiano. Arrestato nel giugno 1551, subì un processo dal Santo Uffizio che si concluse solo dopo la sua formale abiura il 3 novembre. Morì a Venezia dopo il gennaio 1552, anno in cui uscì la sua opera più nota, Il Ritratto del vero governo del prencipe dall’essempio vivo del Gran Cosimo de’ Medici (Venezia 1552; ed. critica a cura di M. Salvetti, 2008; per il titolo, cfr. in partic. Nota al testo, pp. 77-80; da qui in poi Ritratto) e prima dell’aprile 1556 (Del Col 1976, pp. 110-13).
Il Ritratto venne pubblicato da Andrea Arrivabene, editore di molti degli eterodossi veneti, con dedica a Francesco de’ Medici, primogenito del granduca. Quest’ultimo era stato scelto da R. perché «vivissimo essempio» di principe italiano e testimone di quanto la «gran prudenza di esso signor vostro padre intorno al governo di quello stato, che gli ha dato Iddio con forze», sia stata fondamentale per la sua giusta elezione (Ritratto, pp. 105 e 99). Del pari – continua la dedica – è sempre la prudenza a muovere la tolleranza verso i nemici, l’efficace mediazione pacificatrice tra i sudditi, la liberalità verso gli uomini d’arme e quelli di lettere o, ancora, la delicata scelta dei consiglieri. Il trattato, in forma di dialogo, è composto da due ‘ragionamenti’: nel primo si parla dei modi di conservare i principati in tempo di pace; nel secondo, invece, dell’arte di governare in tempo di guerra. Esso si presenta come un’esplicita (ma solo in apparenza) apologia del potere di Cosimo nella più tradizionale veste di institutio principis di marca erasmiana, confermata dalla dedica nella quale R. scrive dell’intenzione di formare il giovane Francesco sull’esempio delle virtù paterne, e dalla presenza, in calce all’opera, della traduzione in volgare di due orazioni di Isocrate sul tema dell’educazione del principe, uno dei cardini del magistero erasmiano. Ambientata a Napoli e con interlocutori di spicco come Muzio e Girolamo Ruscelli, l’opera così ‘camuffata’ estrae dal Principe di M. interi brani (cfr. M. Salvetti, introduzione a Il ritratto, cit., 2008, pp. 43 e segg.; Perini 1969, pp. 887-902; Procacci 1995, p. 214), che spesso risultano contaminati e ‘mimetizzati’ con altrettanti prelievi da opere erasmiane e, in particolare, dall’Institutio principis christiani. Da Erasmo e dal suo principe ispirato alla charitas cristiana in effetti R. mutua quanto gli appare necessario a mitigare lo scandaloso profilo del principe machiavelliano.
Bibliografia: Il ritratto del vero governo del prencipe (1552), ed. critica a cura di M. Salvetti, Milano 2008 (in partic. introduzione, pp. 13-95, e Nota al testo, pp. 77-80).
Per gli studi critici si vedano: L. Perini, Gli eretici italiani del ’500 e Machiavelli, «Studi storici», 1969, 10, pp. 877-918, in partic. pp. 882-902; A. Del Col, Note biografiche su Lucio Paolo Rosello (ultimi decenni del secolo XV-1556), «Bollettino della società di studi valdesi», 1976, 97, pp. 109-19; A. Del Col, Lucio Paolo Rosello e la vita religiosa veneziana verso la metà del secolo XVI, «Rivista di storia della Chiesa in Italia», 1978, 33, pp. 422-59; M. Santoro, La “prudenza” e il modello di Principe in un trattato di Lucio Paolo Rosello, in Id., Fortuna, ragione e prudenza nella civiltà letteraria del Cinquecento, Napoli 19782, pp. 517-44; C. Vasoli, Lucio Paolo Rosello e un’immagine cinquecentesca del principe, «Nuova rivista storica», 1981, 65, pp. 552-71; G. Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell’età moderna, Roma-Bari 1995, pp. 38-39 e segg.