OPIMIO, Lucio (L. Opimius Q.f.Q.n.)
Personaggio politico romano di tendenze decisamente aristocratiche. Pretore nel 125 a. C., egli prese e distrusse la colonia latina di Fregelle, che s'era ribellata. Presentatosi al consolato per il 122, rimase soccombente; riuscì invece per il successivo anno 121, e in seguito a speciale decreto del senato, che proclamava lo stato di guerra, diresse in Roma con spietata energia le operazioni, che condussero alla strage di C. Gracco e dei suoi compagni; presiedette poi la commissione che giudicò e fece giustiziare molti altri partigiani di Gracco. Dedicò quindi un tempio alla Concordia, che egli si vantava di avere in tal modo ristabilita. Nel 120 fu perciò accusato dinnanzi al popolo per violazione delle leggi sulla provocazione dal tribuno della plebe P. Decio; difeso dal console C. Papirio Carbone, già partigiano di Gracco, fu assolto. In questo processo, si dibatté la questione, rimasta poi all'ordine del giorno sino alla fine della repubblica, se il senatusconsulto proclamante lo stato di guerra sospendesse o no il diritto dei cittadini alla provocatio ad populum. Nel 115, inviato a capo di una commissione di nove personaggi per regolare gli affari di Numidia, si sarebbe lasciato corrompere da Giugurta; accusato perciò nel 109 dinnanzi al tribunale speciale stabilito dalla legge Mamilia, fu condannato dai giudici democratici e morì a Durazzo in esilio.
Bibl.: Pauly, Real-Encycl., V, Stoccarda 1848, p. 946; A. H. J. Greenidge, A History of Rome, I, Londra 1904, passim; Th. Mommsen, Storia di Roma, vers. L. di S. Giusto, II, Torino 1904, passim; Platner-Ashby, A topographical Dictionary of ancient Rome, Oxford 1929, p. 81.