MANLIO Vulsone, Lucio (L. Manlius A. f. P. ∣ n. Vulso)
Console in Roma nel 256 e nel 250 a. C. Non ci è noto se non dalle notizie che Polibio, Diodoro e altre fonti dànno intorno alla prima guerra punica. Nel suo primo consolato insieme con M. Attilio Regolo al comando della maggiore armata navale che i Romani avessero fino allora messo in mare, vinse i Cartaginesi in una grande battaglia sulla costa meridionale di Sicilia presso il capo Ecnomo (v.). Retrocedette poi fino a Messana per trattare la flotta vittoriosa che aveva anch'essa molto sofferto nel combattimento, e di là salpò verso l'Africa. Sbarcò felicemente insieme col collega nella penisola del capo Ermeo, che chiude a oriente il golfo di Cartagine, senza che i Cartaginesi potessero far nulla per impedire lo sbarco. I due consoli s'impadronirono subito della piazza forte di Clupea, che sorgeva appunto in quella penisola e ne fecero la loro base. Poi, appressandosi la cattiva stagione, probabilmente per evitare le difficoltà dell'approvvigionamento, M. tornò a Roma con quasi tutta l'armata navale lasciando a Regolo 40 navi e due legioni che si ritenevano forza sufficiente per un'offensiva contro Cartagine. M. portò a Roma 20.000 prigionieri cartaginesi, compresi certo quelli fatti nella battaglia dell'Ecnomo e ottenne un trionfo navale ricordato dai Fasti trionfali. È noto il disastro a cui andò invece incontro il collega (v. attilio regolo). Il disastro della spedizione africana e il naufragio della flotta mandata a raccoglierne gli avanzi disgustarono i Romani dalle imprese marittime. A una nuova offensiva per mare essi non si risolvettero che cinque anni dopo, nel 250. In vista di tale offensiva nominarono consoli due uomini già sperimentati in siffatte imprese, M. e C. Attilio Regolo, il fratello del collega di M. nel precedente consolato. La vittoria che, prima che i due consoli fossero giunti nell'isola, riportò il proconsole Cecilio Metello presso Panormo, riducendo i Cartaginesi in Sicilia all'impotenza anche per terra, permise ai due consoli di assediare per terra e per mare Lilibeo, la sola piazza che insieme con Drepana rimanesse ancora al nemico. Ma nonostante l'energia con cui condussero l'assedio, la bontà della fortificazioni, la tenace resistenza, il fortunato esito d'un tentativo che i Cartaginesi fecero per portare soccorsi ai difensori resero vani gli sforzi dei consoli d'impadronirsi della città sia d'assalto sia per tradimento e li costrinsero a mutare l'assedio in blocco. In queste condizioni al termine dell'anno il comando presso Lilibeo passò al console del 249 P. Claudio Pulcro. Da allora M. scompare dalla storia. Il poco che sappiamo di lui ci permette di considerarlo come uno dei più arditi e sagaci ammiragli romani.
Bibl.: G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, i, Torino 1916, pp. 139 segg., 166 segg.; E. Pais, Storia di Roma durante le guerre puniche, I, Roma 1927, p. 118 segg.