FIORENTINI, Lucio
Nacque a Vestone, nel circondario di Salò, il 25 ott. 1829 da Giambattista. Di famiglia borghese - il padre possedeva alcuni "tenimenti" a Calcinatello (Le dieci giornate..., pp. 44 s.) - compì gli studi inferiori a Brescia, avendo come compagno d'infanzia Tito Speri, animatore, nel 1849, dell'insurrezione e della successiva difesa della città dagli Austriaci. A quell'epoca il F. aveva già militato nel battaglione studentesco che l'anno prima si era spinto fin nel Trentino per poi ripiegare su Mantova; a differenza dello Speri si era però subito disilluso sull'efficacia della guerra dei volontari e all'indomani dell'armistizio di Salasco si era rifugiato a Torino, dove era entrato in contatto con gli ambienti moderati, aderendo alla linea carlalbertista e ricevendo perciò, alla vigilia della ripresa della guerra, l'incarico di portare a Brescia documenti militari e fondi per finanziare l'insurrezione.
Compiuta la sua missione tra il 16 e il 19 marzo 1849, il 20 il F. era di nuovo in Piemonte, al campo del gen. W. Chrzanowski, con informazioni sulle truppe austriache e sui loro movimenti. Quando il 26 tornò a Brescia, assistette alle ultime fasi della difesa e salvò la vita ad alcuni feriti austriaci che qualche facinoroso avrebbe voluto eliminare.
Esule di nuovo in Piemonte, il F. concluse gli studi universitari, iniziati a Pavia, laureandosi in legge. Nel 1859, liberata la Lombardia, rientrò in patria e, abbandonata l'attività di pubblicista, con i proventi della quale si era fin allora mantenuto, il 30 dic. 1859 entrò nell'amministrazione statale come consigliere di governo a Brescia, con uno stipendio annuo di 3.000 lire. Ebbe così avvio la sua lunga carriera di funzionario, che per più di un ventennio lo vide impiegato nelle sottoprefetture di varie zone d'Italia e che toccò il suo vertice con la promozione a prefetto di 3 a classe e con la destinazione a Sassari (r.d. 16 febbr. 1882). Prima di questa nomina era stato sottoprefetto ad Ariano Irpino (1861) e a Pozzuoli (1865), consigliere delegato a Lecce (1867), ancora sottoprefetto a Terni (1868) e a Imola (dal 1° dic. 1870), di nuovo consigliere delegato a Treviso (1872), Siracusa (1873), Verona (1875), Aosta (1876), Novara (1877), Roma (1878) e infine Sassari (1880).
In questa incessante rotazione di sedi il F. diede prova di equilibrio e capacità di mediazione, ma quando fu necessario - ad Ariano, per esempio, nella repressione del brigantaggio - seppe anche essere molto fermo. Discreto e affidabile, raramente fu oggetto di contestazioni, di modo che, se si eccettua qualche attrito coi deputati dei collegi di Terni e Imola, poco o nulla turbò il disbrigo dei suoi affari che registrò più di un successo sia nella lotta alla criminalità sia nel controllo delle attività cospirative. D'altronde proprio a Terni, pur in un clima di difficile convivenza con il suo superiore diretto, il prefetto di Perugia B. Maramotti, il F. ebbe modo di segnalarsi al presidente del Consiglio G. Ianza per la solerzia con cui condusse a termine il delicato compito di sondare informalmente a Roma, nel dicembre del 1870, l'opinione di alcuni prelati e cardinali più aperti circa l'ipotesi di una conciliazione. Tra i vari consigli che nell'occasione ricevette, quello che, convinto della bontà della formula cavouriana della libera Chiesa in un libero Stato, sottolineò con maggiore insistenza, evidenziava l'urgenza di procedere all'espulsione dei gesuiti.
Intanto, mettendo a frutto gli studi fatti, il F. si era accreditato anche come uomo di cultura dando alle stampe alcuni lavori divulgativi. Nati come veicolo per diffondere nel popolo, soprattutto in quello degli elettori, i fondamenti di una cultura civica di base, la Guida alla politica pel popolo italiano (Milano 1860; 2 ed., Napoli 1867) e Lo statuto spiegato al popolo ... (Milano 1861; poi altre otto edizioni, l'ultima delle quali a Bergamo nel 1887), si presentavano, anche per la struttura espositiva che era quella del catechismo. come veri e propri manuali per l'insegnamento, tant'è che il secondo fu adottato nelle scuole. Un terzo lavoro, Gli ultimi venti anni. Storia... (Napoli 1866), contenendo una ricostruzione del periodo cruciale dell'unificazione tra il 1846 e il 1866, costituiva, rispetto alle opere precedenti, il supporto storico necessario ad illustrare il percorso lungo il quale le istituzioni nazionali si erano venute formando.
Il punto di vista che lo informava era quello di un uomo che, non essendo uno storico, e quindi non avendo un metro sicuro di valutazione degli avvenimenti e delle forze che li avevano prodotti, si perdeva dietro ai dettagli secondari per approdare comunque ad una visione liberalmoderata, la stessa abbracciata dagli uomini o dai gruppi con cui era stato o era in contatto: nel suo caso, G. La Farina e la Società nazionale, cui aveva aderito nel 1857.
Inviate nel 1868 ad E. Broglio, ministro della Pubblica Istruzione, le tre pubblicazioni dei F. non produssero gli effetti sperati in quanto furono giudicate l'opera di un uomo ricco di senso dello Stato, ma non particolarmente brillante. Mancandogli altre benemerenze, o non essendo sufficienti quelle acquisite favorendo le candidature alle elezioni politiche di personaggi graditi al ministero, il F. non ebbe avanzamenti di grado e a fine 1870 se ne lamentò col Lanza.Quando finalmente, nel 1882, fu nominato prefetto, le sue peregrinazioni non cessarono: dopo la sede di Sassari vennero i cinque mesi trascorsi a Belluno, gli oltre sei anni alla prefettura di Bergamo (dal 16 maggio 1885 al 1° nov. 1891) e il semestre finale a Cosenza. Il 1° maggio 1892 il F. chiedeva il collocamento a riposo per motivi di salute: a ricordo della esperienza prefettizia restava l'ampia Monografia della provincia di Bergamo (Bergamo 1888).
Una volta in pensione, il F. poté portare avanti senza impacci la vocazione di studioso dei movimenti politici. Si diede allora ad un tipo di pubblicistica volto ad illustrare caratteri e cause del malessere esploso nel paese al tempo dell'ultimo governo Crispi e, nel fare ciò, rivelò un'insospettata vena polemica: se però come prefetto aveva evidenziato il pericolo clericale, come studioso prese di mira il socialismo attaccandone le fondamenta teoriche.
Dalla sua analisi, che ripercorreva la genesi del pensiero socialista, tra l'altro rivendicando curiosamente il primato di C. Pisacane, risaltava il disegno di una società borghese pienamente legittimata nei suoi valori-cardine (la proprietà privata, la famiglia, la patria, la libera iniziativa) e dunque da difendere a tutti i costi, magari allineandosi ad organismi stranieri quali la Liberty and property defense League o il Comité de défense et de progrès social. Ai suoi occhi, infatti, le divisioni insorte nel pensiero socialcomunista tra statalisti ed anarchici mascheravano un comune intento eversivo da non sottovalutare, anche in presenza di una crisi transitoria del movimento operaio internazionale; perciò alla propaganda della lotta di classe bisognava rispondere con "l'azione umanitaria della società moderna" (Socialismo e anarchia, p. 191), senza però venir mai meno ai principi qualificanti del liberalismo: su questo insistevano i suoi lavori, quasi tutti editi a Torino da Bocca, tra i quali spiccavano Socialismo e anarchia, 1895; La marcia del socialismo, 1895; La evoluzione del socialismo alla fine del sec. XIX, 1901.
La battaglia del F. continuò con un intervento sui fatti del 1898 (Di alcuni elementi sociologici nei recenti moti di Milano, Roma 1898); perfino l'introduzione a Le dieci giornate di Brescia del 1849 (ibid. 1899) riprendeva la tematica antisocialista, per opporre al giudizio di Engels sul carattere operaio del '48milanese una interpretazione non classista dell'insurrezione lombarda. Così trovava sfogo la passionalità compressa di un uomo che nel 1894, due anni dopo il pensionamento, aveva confessato di provare nostalgia per il suo incarico di prefetto e attraverso G. Baccelli aveva implorato Crispi di riammetterlo in servizio, ricorrendo anche ad una strana forma di piaggeria col dare alle stampe un opuscolo (Clive, Warren-Hastings, Wellesley, Crispi, Roma 1895), in cui aveva magnificato l'esempio di uno statista inglese che, posto in stato d'accusa, s'era rifiutato di cedere il potere dicendo di dover rispondere solo al popolo.
Finalmente il 21 nov. 1901, su proposta del ministro dell'Intemo Giolitti, il F. era nominato senatore. Meno di un anno dopo, il 9 nov. 1902, morì a Bologna.
Fonti e Bibl.: Sul F. sono da ricordare solo A. De Gubematis, Dictionnaire intemat. des écrivains du jour, Firenze 1890, ad vocem, e i brevi necrologi dedicatigli da Il Resto del Carlino del 10-111 e dell'11-12 nov. 1902e dai Commentari dell'Ateneo di Brescia di scienze, lettere ed arti per l'anno 1902, pp. 409 s. Archivio centrale dello Stato, Carte Crispi - Roma, b. 9, fascc. 225e 230; Ibid., Fondo Ministero Pubbl. Istruzione, Personale 1860-1880, ad nomen. Per la sottoprefettura di Terni si vedano le 25lettere a G. Checchetelli conservate nel Museo centrale del Risorgimento di Roma (bb. 135/12-13e 128/26); nello stesso Museo sono di qualche interesse due lettere del 1860a G. La Farina (b. 716/40); le relazioni da Ariano sulla lotta al brigantaggio trasmesse a P.S. Mancini (bb. 619/3/11e 998/15) e a U. Rattazzi (b. 620/7/10), tutte del 1862, la lett. a G. Baccelli del 1894(b. 1040/97) e quella a F. Pasini del 1899(b. 201/3). È invece edita la breve corrispondenza del novembre-dicembre 1870con Lanza (Le carte di G. Lanza, VI, Torino 1938, pp. 274-277, 281-286, 292, s., 332-337, 339 s.; riguarda il F. un'altra lettera, ibid., VII, pp. 47 ss.). Poco sfruttato il materiale prodotto dal F. nel corso dei suo servizio; F. Fonzi, La trasformazione dell'organizzazione polit. nell'età crispina, in Problemi istituz. e riforme nell'età crispina. Atti del LV Congr. di storia del Risorgimento, Roma 1992, pp. 32 s., 62 s., utilizza un rapporto da Bergamo (in Archivio centr. dello Stato, Min. dell'Interno. Gabinetto. Rapporti dei prefetti, b. 5) - Quanto alla bibliografia critica, pochi cenni sul F. si leggono in Storia di Brescia, IV, Dalla Rep. bresciana ai giorni nostri (1797-1963), Brescia 1964, ad Ind. Per i dati sulla carriera si v. M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1989, ad Ind. Una recensione positiva di Socialismo e anarchia apparve sulla cattolica Riv. internaz. di scienze sociali e discipline ausiliarie, III(1895), pp. 146, ss.; un rilievo critico in I. Scarabelli, Il socialismo e la superstizione borghese, Ferrara 1896, pp. 46 s.