BALBO, Lucio Cornelio
1. Uomo politico romano del sec. I a. C., nato a Cadice nella Spagna. Combatté durante la guerra sertoriana contro il grande condottiero, al quale Cadice fu ostile, e si guadagnò così il favore di Pompeo, che gli conferì la cittadinanza romana. Inscritto da principio in una delle tribù urbane, riuscì a passare nella Clustumina in seguito a una vittoria riportata in un processo de ambitu (Cicerone, Pro Balbo, 57) a e salire, grazie alle sue sostanze, all'ordine equestre. Intanto entrava in relazioni con Cesare, propretore in Ispagna, del quale lo troviamo praefectus fabrum nel 61. Al ritorno in Roma si adoperò attivamente per la conclusione del primo triumvirato. Nel 58 lo si trova un'altra volta praefectus fabrum di Cesare, proconsole nella Gallia; ma in realtà rimase lungo tempo in Roma a lavorare per lui, attirandosi l'odio degli ottimati, che gli fecero intentare, nel 56, per rovinarlo, un processo di usurpata cittadinanza: Balbo fu difeso da Cicerone ed assolto.
Sopravvenuta la guerra civile, Balbo e C. Oppio ebbero effettivamente nelle mani il governo di Roma (Tacito, Ann., XII, 60), sicché con loro Cesare corrispondeva per mezzo di una scrittura convenzionale (Gellio, XVII, 9) e a guerra civile finita pare che a Balbo principalmente fosse affidata la cura delle finanze, quantunque sotto il dittatore rimanesse sempre un privato. Alla morte di Cesare parteggiò per Ottaviano e nel 40 giunse, primo dei non italici, al Consolato. Nel 32 è al letto di Attico morente. Alla sua m0rte (della quale non si conosce la data), lasciò a ogni cittadino romano 25 denari (Dione, XLVIII, 32, 3).
Amante della letteratura, oltre che con Cicerone e con Attico, coltivò amichevoli relazioni con Varrone (Cic., Ad fam., IX, 6,1). Persuase, anche lui, Aulo Irzio a terminare gl'incompiuti commentari di Cesare, come attesta la lettera a Balbo premessa al libro VIII del De bello Gallico; historiae scriptor lo dice Giulio Capitolino (Hist. Aug., XXI, 7, 3).
2. Figlio di un fratello del precedente. In età giovanile conseguì con il padre e con lo zio la cittadinanza romana in grazia di Pompeo nel 72 a. C. Tuttavia, scoppiata la guerra civile, parteggiò subito per Cesare, dal quale ebbe incarico di guadagnare alla sua causa il console L. Cornelio Lentulo Crure: e a tale scopo egli osò penetrare fin nel campo pompeiano di Durazzo. Gli mancò nell'impresa il buon successo; non il profitto, poichè Cesare dovette designarlo all'ufficio di questore nella Spagna ulteriore. In tale ufficio avrebbe compiuto malversazioni e crudeltà, riparando poi con il maltolto presso il re Bogud di Mauritania (Cicerone, Fam., X, 32), seguace di Antonio. Una ventina di anni dopo, nel 21-20, lo troviamo proconsole d'Africa primo dei non Romani di nascita ad essere insignito di tanto onore alla testa dì una spedizione contro i Garamanti, dei quali trionfò il 27 marzo del 19.
Coltivò gli studî, e a Cadice, durante la sua tirannica questura, fece rappresentare una sua praetexta Iter, della quale egli stesso era l'eroe, trattandovisi della sua ambasceria a Lentulo. E a lui piuttosto che a suo zio pare siano da attribuire quegli 'Εξηγητικά dei quali Macrobio (Sat., III, 6, 16) cita il libro decimottavo. Questore a Cadice, aggiunse alla città un quartiere tutto nuovo e un porto (Strabone, IX, 5, 3). A Roma innalzò un sontuoso teatro di pietra - v'erano tra l'altro quattro colonne d'onice (Plinio, Nat. Hist., XXXVI, 60) - inaugurato con ludi al ritorno di Augusto dalla Gallia nel 13.
I frammenti sicuri e dubbî degli 'Εξηγητικά, in G. Funaioli, Grauimaticae Romanae Fragmenta, Lipsia 1907, p. 540 segg.
Bibl.: In generale vedi, per entrambi, W. Drumann, Geschichte Roms, 2ª ed. a cura di P. Gröbe, II, Lipsia 1902, pp. 511-525; H. Peter, Historicorum Rom. Reliquiae, II, Lipsia 1914, p. lxi; per il processo del 56; E. Costa, Cicerone giureconsulto, 2ª ed., Bologna 1911-1919, I, p. 274 segg.