PISONE, Lucio Calpurnio Cesonino (L. Calpurnius L. f. L. n. Piso Caesoninus)
Nacque nel 101 a. C.; fu questore, edile; pretore verosimilmente nel 61; amministrò poi una provincia. Accusato di concussione da Clodio, fu assolto anche per l'appoggio di Cesare, che ne sposò la figlia Calpurnia (59). A Cesare dovette l'elezione al consolato per il 58. Da console appoggiò Clodio nella lotta per l'esilio di Cicerone. In ricompensa il tribuno gli fece assegnare la Macedonia, che P. governò fino all'inizio del 55. Ritornato dalla provincia, si difese contro le accuse di Cicerone; all'invettiva In Pisonem rispose con un libello. Dopo si mantenne estraneo alle vicende politiche. Nel 50 raggiunse, contro il suo desiderio, la censura, che esercitò imparzialmente. Nel 49 cercò invano di impedire la guerra civile fra Cesare e Pompeo; durante questa si tenne neutrale. Dopo l'uccisione di Cesare, P. il 17 marzo 44 richiese in senato che gli si celebrassero pubblici funerali, si desse esecuzione al suo testamento, si mantenessero in vigore le sue leggi. Il 1° agosto si levò in senato contro le pretese di Antonio, ma il 1° gennaio 43 avversò la V Filippica di Cicerone e la condanna di Antonio. Si adoperò anche questa volta invano per una conciliazione fra i partiti. Dopo lasciò la politica e probabilmente si ritirò nella sua villa di Ercolano, centro dell'epicureismo campano, di cui fu protettore.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, coll. 1387-1390; Supplem. I, col. 272; Drumann-Groebe, Geschichte Roms, II, Lipsia 1902, pagine 51-65. Cfr. E. Meyer, Caesars Monarchie und das Principat des Pompeius, 3ª ed., Stoccarda e Berlino 1922, passim; E. Ciaceri, Cicerone e i suoi tempi, II, Milano-Roma-Napoli 1930, passim; F. E. Adcock, in Cambridge Ancient History, IX (1932), p. 619; G. Della Valle, Tito Lucrezio Caro e l'epicureismo campano, Napoli 1933, pp. 199-203, 208-213 (con bibl.).