BESTIA, Lucio Calpurnio (L. Calpurnius Besiia, detto spesso anche Piso Bestia)
Tribuno della plebe nel 120 a. C., propose la legge per il richiamo dall'esilio di P. Popilio Lenate bandito da C. Gracco, e fu per questo lodato da Cicerone (Brutus, 128). Fu, pare, tra il 121 e il 119, III vir agris dandis adsignandis per la sistemazione dell'agro pubblico della soppressa colonia graccana di Cartagine (Corpus Inscr. Lat., VIII, supplem., 12535 e C. Cichorius, Röm. Studien, Lipsia 1922, p. 113). Console nel 111, ebbe il comando della guerra contro il re della Numidia Giugurta, e la iniziò con energia; ma si lasciò poi corrompere dal re e gli concesse una pace favorevolissima. Ripresasi poi la guerra e costretto l'esercito romano nel 109 a capitolare ignominiosamente per opera di traditori comprati da Giugurta, il tribuno L. Mamilio Limetano fece approvare una legge che istituiva una corte speciale (quaestio) contro i favoreggiatori del re. Bestia fu uno dei quattro consolari condannati. Appiano cita (De bellis civ., I, 167) un Bestia che andò volontariamente in esilio per sfuggire alla legge Varia contro i responsabili della ribellione degli alleati (90); si ritiene da alcuni trattarsi di Lucio Calpurnio, che sarebbe perciò tornato in Roma dopo la condanna del 109: ma altri ritengono fosse invece un suo figlio, tribuno nel 91. Cicerone (ll. c.) lo dice vir et acer et non indisertus, e Sallustio (Bell. Iug., 28) così lo giudica: in consule nostro multae bonaeque artes et animi et corporis erant, quas omnes avaritia praepediebat.
Portavano lo stesso nome un tribuno della plebe dell'anno 62 e un edile dell'anno 59.
Bibl.: C. Neumann, Geschichte Roms während des Verflles der Republik, I, Breslavia 1881, p. 236 seg.; F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., III, col. 1366; W. Drumann-P. Groebe, Geschichte Roms, II, Lipsia 1902, p. 78 seg.; A. H. J. Greenidge, A History of Rome, I, Londra 1904, p. 346 seg.