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BINI, Lucio

di Egisto Taccari - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)
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BINI, Lucio

Egisto Taccari

Nacque a Roma il 18 sett. 1908; compiuti gli studi classici, si iscrisse nel 1926 alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Roma. Negli anni dal 1926 al 1931 fu allievo interno dell'Istituto di anatomia comparata, ove apprese le tecniche istologiche e biologiche generali sotto la guida di G. Cotronei; prima ancora di conseguire la laurea condusse e preparò per la pubblicazione studi di biologia generale. Nel luglio 1932 il B. conseguì il diploma di laurea con una tesi preparata con G. Fumarola presso la clinica delle malattie nervose e mentali. Dopo una breve permanenza presso gli Ospedali riuniti di Roma, come assistente medico-chirurgo interino, si recò a Vienna, presso il laboratorio di neuropatologia diretto da O. Marburg e, poi, presso la clinica neuropsichiatrica, diretta da O. Pötzl. In quel periodo aveva inizio l'applicazione delle somatoterapie psichiatriche, e da Vienna il B. riportò in Italia la tecnica dell'insulinoshockterapia; riferì le proprie esperienze in un contributo statistico, il primo in Italia sull'argomento, e dedicò a tale pratica alcuni lavori sperimentali insieme con L. Accornero.

Tale terapia, per quanto oggi possa sembrare superata dai progressi della psicofarmacologia, rappresenta storicamente il primo attacco all'immobilismo terapeutico psichiatrico ed il primo tentativo di trattamento di una delle psicosi maggiori, la schizofrenia; essa rientra nelle cosiddette terapie di shock insieme con la malarioterapia, la piretoterapia, la elettroshockterapia (cui sono legati i nomi di Ugo Cerletti e dello stesso B.) e le farmacoterapie convulsivanti. La scoperta dell'elettroshock, con la delineazione e la messa a punto della relativa tecnica di applicazione, venne comunicata dal B. in collaborazione col Cerletti in uno scritto del 1937, comparso sulle Arch. suisses de neurologie et psycologie (XXXIX). La tecnica originale dell'elettroshock descritta da tali autori consiste nella provocazione di un accesso epilettico mediante il passaggio, attraverso il cranio, di una corrente alternata, esattamente graduata nella sua intensità, e per un tempo brevissimo, dell'ordine di pochi decimi di secondo. Lo shock provocato con tale metodica è caratterizzato da uno spasmo tonico generalizzato, seguito da un violento accesso convulsivo epilettico, con perdita di coscienza, apnea, cianosi, ecc., e, infine, dalle fasi del coma postconvulsivo e del risveglio. L'intensità e la durata della corrente deve esser determinata sperimentalmente caso per caso, onde evitare gli inconvenienti dello "shock abortito" (quando per bassa intensità della corrente non si verificano le convulsioni e il malato conserva il ricordo dell'applicazione) e delle fratture ossee (dovute ad un violento spasmo tonico della muscolatura). L'applicazione dell'elettrosock ha la sua indicazione elettiva nelle sindromi depressive, nelle forme confusionali, in alcuni casi di psiconevrosi; particolarmente per questi ultimi, alla ripartizione bisettimanale delle applicazioni è stata sostituita la tecnica dell'"annichilimento", suggerita dallo stesso B., consistente nella successione più rapida delle applicazioni, distanziate di qualche ora l'una dall'altra, nella stessa giornata. Nella schizofrenia trovano applicazione ambedue le forme di shock studiate dal Bini. Tra le pubblicazioni che dedicò allo studio di tale pratica terapeutica debbono essere ricordate: Der durch elektrischen Strom erzengte Krampfanfall (Elektroshock), in Comptes Rend. du Congrès (III) neurologique international, Copenhagen 1939; L'elettroschock (in collaborazione con U. Cerletti), in Boll. ed Atti della R. Accademia Med. di Roma, LXIV (1938), pp. 136-138; L'elettroshock, in collaborazione con altri autori, Reggio Emilia 1941.

Nel 1938, dopo un anno di interinato, il B. conseguì la libera docenza e vinse il concorso per assistente nella clinica delle malattie nervose e mentali dell'università di Roma; nel 1943 divenne aiuto di ruolo presso la stessa cattedra.

La sua preparazione biologica generale e neurologica, che traspare da numerose pubblicazioni (tra le quali meritano di essere citate: Osservazioni cliniche sull'emiatrofia facciale progressiva. Con presentazione di un malato, in Boll. ed Atti della R. Acc. Med. di Roma, LXIII [1937], pp. 81-87; Sull'uso della prostigmina per via endovenosa nei miastenici. Con presentazione di un malato,ibid., pp. 72-80; Microglioblastomatosi sistematica periventricolare, in Riv. di biologia, volume giubilare in onore di G. Cotronei, Perugia 1960, pp. 131-146), e la sua esperienza psichiatrica lo rendevano acuto osservatore, capace di analizzare i fenomeni che si verificano nel mondo della percezione, del comportamento e del pensiero, sulla base di una "conoscenza per esperienza ed arte". Schivo di qualsiasi forma di vana esteriorità, seppe essere non solo valido terapeuta, ma anche lucido interprete delle forme morbose che popolano la sfera psichiatrica, permeata di irrazionalità immediata, di eventi singolari e irriducibili, così diametralmente opposte alle affezioni di interesse neurologico che si esplicano nel mondo delle "regolarità calcolate e delle sottili strutture dedotte". Dalle antinomie di questi due mondi il B. seppe trarre opere valide, quali la pubblicazione sulle Complicazioni neurologiche e psichiatriche nel diabete mellito e loro rapporti con il lavoro, in Atti delle giornate di studio su diabete e lavoro, Roma 1965, pp. 77-85, le monografie Le demenze presenili, Roma 1948, e Le psico-nevrosi (in collaborazione con T. Bazzi), Roma 1949, e il Trattato di psichiatria (in collaborazione con T. Bazzi), in tre volumi, edito a Milano nel 1964.

Nel 1958 il B. divenne insegnante della Scuola di specializzazione e primario neurologo degli Ospedali riuniti di Roma, ove in collaborazione con Spaccarelli e con Ugelli, organizzò un reparto neurologico tra i migliori d'Italia, il padiglione Lancisi dell'ospedale S. Camillo. Morì in Roma il 15 agosto 1964.

Bibl.: T. Bazzi,Necrologio, in Il Lavoro neuropsichiatrico, XXXV (1964), pp. 690-692; A. Ederli, L. B. (Neurologo e psichiatra), in Il Policlinico, sez. prat., LXXIV (1967), pp. 751-755; M. Gozzano, in Terapia generale e speciale medica, Roma 1957, pp. 974-982; Encicl. med. ital., VIII, coll. 1797-1803.

Vedi anche
Ugo Cerlétti Cerlétti, Ugo. - Neuropsichiatra (Conegliano 1877 - Roma 1963), figlio di Giovanni Battista. Allievo di F. Nissl, nella clinica diretta da E. Kraepelin; prof. universitario dal 1925, insegnò a Bari, Genova e Roma. Autore di brillanti ricerche cliniche e sperimentali, pertinenti alla neuropsichiatria, ... elettroshock In psichiatria, intervento che consiste nella provocazione di un accesso convulsivo epilettico per mezzo di una scarica di corrente alternata che viene fatta passare tra due elettrodi applicati alle tempie. Ideato da U. Cerletti, che lo realizzò in collaborazione con L. Bini (1938), venne utilizzato ... Alzheimer, Alois Alzheimer ‹àlzhaimër›, Alois. - Psichiatra (Marktbreit 1864 - Breslavia 1915). Prof. a Breslavia (dal 1912), contribuì in modo notevole all'affermazione dell'indirizzo anatomico in psichiatria. I suoi studî più importanti ebbero per oggetto la patologia della neuroglìa e i processi di degenerazione del ... Kraepelin, Emil Kraepelin ‹krepèelin›, Emil. - Neuropsichiatra (Neustrelitz 1856 - Monaco di Baviera 1926). Fu prof. di psichiatria a Dorpat (1886), Heidelberg (1890) e Monaco (1905), dove diede vita alla Deutsche Forschungsanstalt für Psychiatrie. Kraepelin, Emil è considerato il massimo esponente dell'indirizzo clinico-nosografico ...
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Vocabolario
lùcio
lucio lùcio s. m. (f. -a) [prob. voce di origine fonosimbolica]. – Nome pop. tosc. del tacchino.
lùcere
lucere lùcere v. intr. [lat. lūcēre, der. di lux lucis «luce»], ant. e poet. – Mandar luce, risplendere. Usato soprattutto nella 3a pers. sing. e pl. del presente (luce, lùcono), dell’imperfetto (lucéva, lucevano), del cong. imperf. (lucésse,...
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