PAROCCHI, Lucido Maria
– Nacque a Mantova il 13 agosto 1833 da Antonio e Ginevra Soresina.
Orfano di padre a cinque anni, nel 1847 entrò in seminario, di cui era già alunno convittore, trovandovi seminarista Roberto Ardigò, in seguito filosofo positivista e docente universitario. Rettore era Luigi Martini (dal 1848), mentre tra i professori vi era Enrico Tazzoli, uno dei patrioti martiri a Belfiore nel 1852. Tra il 1850 e il 1852 ricevette la tonsura e gli ordini minori dal vescovo Giovanni Corti. Nel 1854 fu mandato al Collegio romano, dove insegnavano Carlo Passaglia (uscito dalla Compagnia di Gesù nel 1859), Clemente Schrader e Giovanni Perrone, membri della commissione di teologi creata da Pio IX per la definizione del dogma dell’Immacolata Concezione. Ebbe come docente anche Giovanni Battista Franzelin, esperto di lingue orientali e successore di Passaglia nell’insegnamento della teologia dogmatica, nonché futuro cardinale.
Ottenuta la dispensa per l’età, il 29 marzo 1856 ricevette il diaconato e il 17 maggio, nella basilica lateranense, fu consacrato sacerdote per mano del cardinale vicario Costantino Patrizi. Laureatosi nel settembre 1857 in teologia e diritto canonico, tornò a Mantova, dove fu nominato cappellano delle orsoline e delle ancelle di carità. Nel settembre 1859 divenne professore di storia ecclesiastica, di teologia morale e di diritto canonico nel seminario diocesano, fra il 1862 e il 1869, nella stessa sede, tenne inoltre corsi di storia civile nelle classi liceali. Nell’ottobre 1862 divenne anche consigliere del tribunale ecclesiastico e assessore del tribunale matrimoniale diocesano e, il 9 luglio 1863, arciprete della parrocchia dei Ss. Gervasio e Protasio; come esaminatore sinodale, fece anche parte del capitolo della cattedrale.
Di idee antiliberali e conservatrici, non condivise la pastorale moderata e conciliatorista di parte del clero mantovano. Le sue conferenze contro il protestantesimo e il razionalismo pubblicate nel 1868 lo fecero apprezzare dal papa: divenuto membro nel giugno 1870 dell’Accademia di religione cattolica, il 10 marzo 1871 Pio IX lo nominò prelato domestico e il 27 ottobre lo elesse ordinario di Pavia. Consacrato vescovo a Roma il 5 novembre 1871 nella chiesa della Ss. Trinità dei Monti dal cardinale Patrizi, fece il suo ingresso a Pavia il 5 dicembre, attenendosi alle indicazioni gerarchiche di non chiedere il regio exequatur. Non potendo prendere possesso del palazzo della curia vescovile, dimorò in seminario, dove insegnava teologia dogmatica. Sospinto da una spiccata attitudine alla missione, si impegnò per il rafforzamento dell’educazione religiosa del popolo e soprattutto promosse lo sviluppo del movimento cattolico locale. Il 12 marzo 1877 venne trasferito alla sede arcivescovile di Bologna. Di nuovo senza exequatur, nonostante il sostegno ricevuto da alcuni politici (tra gli altri il senatore Gioacchino Pepoli), ma vanificato dai liberali, ostili al vescovo che nel 1873 aveva fondato la rivista intransigente La scuola cattolica, prese possesso dell’arcidiocesi il 25 marzo 1877 e risiedette nuovamente in seminario. Nel concistoro del 22 giugno 1877 Pio IX lo creò cardinale con il titolo presbiterale di S. Sisto e partecipò quindi al conclave del 1878, dove ricevette alcuni voti. Soffrendo l’ostilità degli anticlericali, decise di abbandonare Bologna nel dicembre 1881 e nel giugno successivo presentò le dimissioni.
Tornato a Roma, fu incaricato di vigilare sulla stampa religiosa e in seguito, il 16 febbraio 1884, Leone XIII lo nominò vicario di Roma e prefetto della congregazione della Visita apostolica e della congregazione della Residenza dei vescovi. Il 24 marzo 1884 cambiò il titolo presbiterale assumendo quello di S. Croce in Gerusalemme. Pur assecondando il papa nel ripristinare l’insegnamento tomista nei seminari, vigilò sull’ortodossia teologica senza eccessi, tanto che il barnabita Giovanni Semeria consigliò ad Alfred Firmin Loisy di rivolgersi a lui per presentare l’urgenza di uno studio scientifico della Bibbia; alla cattedra di Sacra Scrittura all’Apollinare chiamò padre Giovanni Genocchi, che più tardi rimosse per ordine superiore, mentre in vicariato ospitava incontri della Società per gli studi biblici. Sul piano pastorale promosse i centri di formazione sacerdotale, protesse le congregazioni religiose, applicò le risoluzioni della congregazione dei Riti riguardanti la musica sacra, sostenne il culto del Sacro cuore e la pietà eucaristica, ebbe speciale attenzione per i poveri e favorì in particolare la Società di S. Vincenzo de’ Paoli. In piena consonanza con lo spirito del tempo, nei suoi pronunciamenti dimostrò sempre speciale riprovazione per i massoni, che definì nuovi barbari e nemici di Dio e degli uomini.
Il 1° giugno 1888 divenne camerlengo del Sacro Collegio, incarico che mantenne fino all’11 febbraio 1889. Il 24 maggio 1889 optò per la sede suburbicaria di Albano, che lasciò il 30 novembre 1896 per quella di Porto e Santa Rufina. Segretario dell’Inquisizione romana dall’agosto 1896, fu presidente dell’Accademia liturgica, della Commissione di archeologia sacra, della Commissione biblica, della Commissione cardinalizia per gli studi storici e, come già detto, dell’Accademia di religione cattolica. Sul finire del 1899 lasciò il vicariato e assunse il titolo di vicecancelliere di Santa romana chiesa e di sommista delle Lettere apostoliche, ricevendo in commenda il titolo di S. Lorenzo in Damaso. Membro della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari, quando il 17 agosto 1899 la congregazione esaminò il contrasto sorto tra l’Opera dei congressi e la Società della gioventù cattolica a proposito della democrazia cristiana, egli riconobbe il valore evangelico dell’azione dei democratici cristiani e deplorò le proposte, da lui ritenute inefficaci, del presidente dell’Opera Giovanni Battista Paganuzzi, propugnando invece una maggiore apertura dell’organizzazione all’impegno sociale, allo scopo di contenere le crescenti inquietudini del laicato cattolico. Morì a Roma il 15 gennaio 1903.
Fonti e Bibl.: Archivio della Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari, Sessioni, 858 e 862; Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Spogli di Cardinali, Lucido Maria Parocchi; Mantova, Archivio storico diocesano, Archivio Martini, bb. 3, 18, 19, 26, 39, 42, 49, e Archivio dell’istituto delle elisabettine, b. 64; Roma, Archivio storico del Vicariato, Atti della segreteria, varie, 33, Bandimenta e decreti, 1884-1899.
G. Genocchi, Il card. Parocchi, in Rivista di studi religiosi, III (1903), pp. 110-111; La civiltà cattolica, XVIII (1903), vol. 9, pp. 363-365; A. Ilari, I cardinali vicari. Cronologia bio-bibliografica, in Rivista diocesana di Roma, III (1962), 4, pp. 273-295, in partic. pp. 292-293; Giovanni XXIII, Il giornale dell’anima, Roma 1964, pp. 112-114; V. Paglia, Note sulla formazione culturale del clero romano tra Otto e Novecento, in Ricerche per la storia religiosa di Roma, IV (1980), pp. 175-211, in partic. pp. 206-210; F. Iozzelli, Roma religiosa all’inizio del Novecento, Roma 1985, pp. 55, 87, 96, 99, 195, 199, 300, 329; A. Piolanti, La lettera del card. L.M. P. sul tomismo (1877), in Doctor communis, XXXVIII (1985), pp. 151-180; Id., Il card. L.M. P. e la commemorazione di Pio IX del 1894, in Pio IX, XV (1986), pp. 170-209; L. Fiorani, Modernismo romano, 1900-1922, in Ricerche per la storia religiosa di Roma, 1990, n. 8, pp. 134-135; I. Coppa, Il cuore di Cristo. Vita e ardore di un uomo: il cardinale L.M. P., Roma 1998; G. Vian, La riforma della Chiesa per la restaurazione cristiana della società, I-II, Roma 1998, pp. 25, 366, 856-858, 861, 863, 865-867, 870, 875, 878-879, 881; S. Andreoni, I visitatori dei poveri. Storia della Società di S. Vincenzo de’ Paoli a Roma, II, Bologna 2004, pp. 35, 94, 108, 186-187; J. LeBlanc, P., L.M., 1833-1903, in Dictionnaire biographique des cardinaux du XIXe siècle, Montréal 2007, pp. 713-716; I. Coppa, Cardinale L.M. P., Gorle 2009; Dopo Belfiore. Le memorie di Attilio Mori e di monsignor Luigi Martini (edizione di Albany Rezzaghi) e altri documenti inediti, a cura di C. Cipolla, Milano 2010, pp. 258, 265-266, 275-276, 283-285, 287-288, 291; Don Enrico Tazzoli e il cattolicesimo sociale lombardo, I, Studi, a cura di C. Cipolla - S. Siliberti, Milano 2012, pp. 374-375; R. Regoli, Il Vicariato di Roma dopo il 1870, in Chiesa e storia, 2012, vol. 2, pp. 231-253, in partic. pp. 240-242.