Pseud. del conte Luciano von Ingenheim, scrittore italiano di famiglia oriunda tedesca (Calprino, Canton Ticino, 1868 - Parigi 1929). Fu uno dei primi collaboratori del Marzocco; diresse (1898-1900) un giornale politico, di tendenza conservatrice, a Modena, e quindi (1903-12), con F. Macola, la Gazzetta di Venezia, sostenendo vivaci polemiche; passò infine a collaborare, ma con novelle e scritti letterarî, al Corriere della sera. Nella sua copiosa produzione, comprendente romanzi e novelle, egli mirò a rappresentare, con uno spirito che lo ricollega al verismo lombardo, la società mondana del suo tempo, in una serie di quadri, figure e situazioni dominati dall'intrigo d'amore e dalla donna (I lussuriosi, 1893; Roberta, 1897; Il maleficio occulto, 1902; La compagnia della leggera, 1907; La divina fanciulla, 1920). Ma ancor più che alla psicologia femminile egli si mostrò sensibile a quella dell'infanzia, e libri quali Farfui (1909), La freccia nel fianco (1913), L'occhio del fanciullo (1914), Le cose più grandi di lui (1922) sono fra i suoi migliori.