ROMAGNOLI, Luciano
– Nacque il 9 marzo 1924 a Campotto, frazione di Argenta (Ferrara), da Nino e da Lea Carnevali.
Ricevette la prima educazione politica dalla famiglia materna, originaria di Conselice (Ravenna). Prima dell’avvento del fascismo, la nonna, Domenica Torchi, e la madre avevano partecipato alle agitazioni sindacali delle mondine, militando attivamente nelle leghe socialiste. Nel 1935, il padre, impiegato presso il Consorzio della bonifica renana, fu trasferito presso i cantieri dell’Agro pontino e si stabilì con la famiglia a Norma (Latina). Per quattro anni Romagnoli frequentò il collegio San Bernardo dell’abbazia cistercense di Casamari (Frosinone). Nel 1942 conseguì a Bologna la maturità scientifica e si iscrisse alla facoltà di ingegneria; nel corso del primo anno di Università aderì al Partito comunista italiano (PCI). Sfollato a Molinella, tra il 25 luglio e l’8 settembre 1943 ebbe l’incarico di riorganizzarvi il partito. Con il nome di battaglia di Paolino si trovò a operare accanto al socialista Giuseppe Bentivogli, tra i più noti e autorevoli dirigenti del movimento contadino molinellese.
Arrestato a Conselice il 6 dicembre 1943, su pressione del padre accettò di presentarsi alla chiamata alle armi bandita dalla Repubblica sociale italiana. Non fu arruolato e tornò nuovamente in clandestinità, rientrando alla fine di febbraio nelle file del PCI. Fu il principale organizzatore dello sciopero delle mondine della provincia di Bologna del giugno 1944. Allo scopo di promuovere e sostenere l’agitazione curò i tre numeri del giornale clandestino La Mondariso, organo delle mondine bolognesi. Attivo in vari centri rurali delle province di Bologna e Ravenna, nel corso dell’estate curò i due numeri del Lavoratore agricolo, organo dei braccianti e dei contadini bolognesi. Nello stesso periodo collaborò con il gruppo redazionale che diede vita all’edizione dell’Unità dell’Emilia e della Romagna. Dopo aver capeggiato una serie di manifestazioni contro l’occupazione tedesca, a settembre assunse l’incarico di responsabile del Comitato provinciale del PCI. Dal marzo del 1945 fu ispettore e vicecommissario della divisione Bologna del Corpo volontari della libertà (CVL). Nello stesso anno sposò Olga Ungarelli, con la quale ebbe due figli, Ombretta e Renzo.
Dopo la Liberazione rimase attivo come componente della Federazione bolognese del PCI, occupandosi del lavoro giovanile e del Fronte della gioventù. Nell’estate si trasferì a Milano per lavorare presso la Commissione giovanile nazionale del PCI. Agli inizi del 1946 ottenne di rientrare a Bologna per impegnarsi nell’organizzazione dei lavoratori delle campagne.
Lasciata la facoltà di ingegneria, si iscrisse a quella di agraria.
Al II Congresso provinciale della Confederazione nazionale dei lavoratori della terra (Confederterra), tenutosi tra l’11 e il 13 marzo 1947, fu eletto nel Comitato direttivo come vicesegretario. Le sue qualità di dirigente sindacale emersero a partire dallo sciopero dei braccianti della provincia di Bologna proclamato nell’agosto del 1947. Al congresso costitutivo della Federazione nazionale braccianti e salariati agricoli (Federbraccianti), tenutosi a Ferrara dal 25 al 29 gennaio 1948, fu eletto segretario generale, carica nella quale venne confermato nei successivi congressi del 1949, del 1952 e del 1956. Alla guida del principale sindacato di categoria della CGIL, che nei primi anni Cinquanta contava oltre un milione di iscritti, collegò le frequenti vertenze sindacali dei braccianti e dei salariati alla rivendicazione di un generale programma di riforme e di modernizzazione delle campagne.
Assunse ruoli crescenti all’interno della CGIL e del PCI, mentre il sindacato da lui diretto, attraverso massicce mobilitazioni, otteneva significativi miglioramenti contrattuali in ambito locale e nazionale nonostante un contesto caratterizzato dall’intransigenza dei proprietari e dall’azione repressiva, spesso sanguinosa, delle forze dell’ordine.
Al VII Congresso del PCI (Roma, 3-8 aprile 1951) venne eletto membro del Comitato centrale.
Nel corso del 1953 partecipò a Milano alla fondazione del Centro per la storia del movimento contadino, che promosse una serie di iniziative editoriali realizzate sotto l’egida della Biblioteca Giangiacomo Feltrinelli.
L’VIII Congresso del PCI (Roma, 8-14 dicembre 1956) lo chiamò nella direzione, dove venne confermato nei tre congressi successivi tenuti nel 1960, nel 1962 e nel 1966. Lasciò la segreteria della Federbraccianti nel 1957, per entrare a far parte di quella della CGIL a partire dal 3 dicembre 1957, in seguito all’elezione di Agostino Novella a segretario generale dopo la morte di Giuseppe Di Vittorio. Fu a capo dell’ufficio sindacale assieme a Vittorio Foa e continuò a occuparsi dell’organizzazione sindacale nelle campagne e dei problemi dell’economia agricola.
Dal febbraio 1958 al maggio 1959 fu membro della prima consiliatura del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL).
Nel 1958 fu eletto alla Camera dei deputati come capolista nella circoscrizione di Parma e fino al giugno del 1962 fece parte della commissione Lavoro e previdenza sociale, passando in seguito alla commissione Agricoltura e Foreste.
Rassegnò le dimissioni dalla segreteria della CGIL nel novembre del 1961, per motivi di salute. Il Consiglio direttivo del 14-16 marzo 1962 lo elesse nel nuovo comitato esecutivo, ma pochi mesi dopo decise di optare per il lavoro nel partito: nel dicembre del 1962 successe ad Alessandro Natta come responsabile della sezione stampa e propaganda del PCI.
Fu rieletto deputato nel 1963 e confermato membro della commissione Agricoltura e Foreste. Dal novembre del 1964 fu anche membro della commissione d’indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio.
Nel corso del 1965 partecipò attivamente alle discussioni in vista dell’XI Congresso del PCI, pronunciandosi criticamente nei confronti delle posizioni assunte da Pietro Ingrao perché intravvedeva nel suo atteggiamento il rischio di «una lotta di fazione aperta» (Roma, Fondazione Gramsci, Archivio del Partito comunista italiano, verbale riunione direzione PCI, 30 ottobre 1965); per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute non poté però partecipare al congresso.
Morì a Roma il 19 febbraio 1966.
Opere. Scritti e discorsi, a cura di L. Bignami, prefazione di V. Foa, Roma 1968.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico della CGIL nazionale, Archivio confederale; Roma, Archivio storico FLAI-CGIL Donatella Turtura, Fondo Romagnoli e Fondo Federbraccianti; Roma, Fondazione Gramsci, Fondo Luciano Romagnoli e Archivio del Partito comunista italiano, Organismi di direzione; Bologna, Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Fondo Partito comunista italiano, Federazione provinciale di Bologna; Bologna, Istituto per la storia e le memorie del Novecento Parri, Fondo Confederterra di Bologna; Camera dei deputati, portale storico, ad nomen.
L. R., a cura dell’Ufficio stampa e propaganda della CGIL, Roma [1967]; L. Bergonzini - L. Arbizzani, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, II, La stampa periodica clandestina, Bologna 1969, ad ind.; Deputazione Emilia Romagna per la storia della Resistenza e della guerra di liberazione, L’Emilia-Romagna nella guerra di liberazione, III, L. Arbizzani, Azione operaia, contadina, di massa, Bari 1976, ad ind.; L. R. Attualità di un insegnamento, a cura del Comitato regionale del PCI dell’Emilia-Romagna, Ravenna 1976; Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese (1919-1945), V, L. Arbizzani - N.S. Onofri, R-Z, Bologna 1998, ad vocem; A. De Marco, L. R. Il dirigente, il sindacato, i braccianti: una storia esemplare, prefazione di F. Chiriaco, introduzione di P. Bevilacqua, Roma 2006; L. R. Impegno e passione nella vita breve di un protagonista, a cura di F. Giasi, Roma 2007.