BERIO, Luciano
Compositore italiano, nato a Oneglia il 24 ottobre 1925. Nato in una famiglia di musicisti, iniziò i suoi studi col padre organista, e li proseguì al conservatorio di Milano con G.C. Paribeni e G.F. Ghedini, diplomandosi in composizione nel 1950. Nello stesso anno sposò la cantante Cathy Berberian, che in seguito sarebbe stata l'ispiratrice, e quasi sempre la prima interprete, delle sue composizioni vocali.
Nel 1951, vincitore di una borsa di studio della Fondazione Koussewitzsky, poté seguire negli Stati Uniti, a Tanglewood, i corsi di L. Dallapiccola; nel 1954, insieme con B. Maderna, creò lo studio di fonologia della Rai di Milano e vi lavorò fino al 1959, dopo aver fondato, nel 1956, la rivista Incontri musicali di cui diresse anche le manifestazioni concertistiche dedicate alla musica contemporanea. A partire dal 1960, quando già era considerato fra i più originali esponenti della Nuova Musica, fu molto attivo come insegnante in vari centri degli Stati Uniti: tenne corsi di composizione, fra l'altro, alla Harvard University e alla Juilliard School di New York, e nel 1963 a Darmstadt. Svolge anche attività di direttore d'orchestra, specialmente in concerti di proprie composizioni o trascrizioni.
La fisionomia di B. è apparsa chiara, per vivacità di estri e per insaziabile curiosità di esperienze, fin dagli anni Cinquanta: senza rompere i ponti col passato, ma scegliendo i propri punti di riferimento fra i maestri più diversi del Novecento (da Debussy a Berg, da Stravinskij a Milhaud, da Petrassi a Varese, da Ravel a Dallapiccola), B. si differenziò ben presto dai suoi coetanei, per un gusto di ricerca e per una fantasiosa fedeltà al proprio naturale istinto. Senza lasciarsi inquadrare in alcuna "scuola", e anzi realizzando con straordinario virtuosismo, e libertà a volte anche provocatoria, le più diverse sollecitazioni di carattere formale, l'arte di B. (Nones, 1954; Omaggio a Joyce, 1958; Tempi concertati, 1963; Quaderni III, 1965) ha manifestato così una propria e originale coerenza di trapassi, con il gusto della contaminazione fra presente e passato, fra musica dotta e musica popolare e fra suono e rumore. Troviamo così pagine di suprema eleganza come i Folk-Song del 1964, costruiti su musiche popolari e di consumo, riannodate alla memoria di stilemi illustri, da Bach a Debussy; ma anche l'inquieta ricerca di nuovi rapporti formali nella Sinfonia (1967) e nelle sperimentazioni elettroniche, dove è considerato un autentico maestro; mentre un estro quasi d'improvvisazione, in un fantasioso collage di materiali diversissimi, anima la partitura di Per la dolce memoria di quel giorno (1974), destinata alla coreografia di Béjart ispirata ai Trionfi del Petrarca. E a riprova di un sottile senso critico e di un'eccezionale bravura nella strumentazione si può citare anche la sua nuova edizione del Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi (1966). Né è da dimenticare il grande successo ottenuto da B. in un ciclo di trasmissioni televisive sui problemi della musica nel nostro tempo.
Altre sue composizioni; per il teatro: Mimusique, pantomima (Leydi, Bergamo 1954); Allez-hop, racconto mimico (I. Calvino, Venezia 1959); Passaggio, messa in scena (L. Berio ed E. Sanguineti, Milano 1963); Esposizione (E. Sanguineti, Venezia 1963); Traces, oratorio scenico (S. Oyama, 1964). Fra i suoi lavori principali, ricordiamo: Magnificat (1949); Concertino (1960); Opus Number Zoo (1950-51); Différences (1958); Circles (1960); Visage (1961); Passaggio (1962); Epifanie (1959-63); Laborintus II (1965); Questo vuol dire che (1968); Sinfonia per otto voci e orchestra (1968-69); Melodrama (1969); Amores (1971-72) e Recital (1972).
Bibl.: P. Santi, L. Berio, in Diapason, 1955; L. Pestalozza, I compositori milanesi del dopoguerra, in Rassegna musicale, 1957; F. K. Prieberg, Imaginäres Gespräch mit L. Berio, in Melos, 1965; M. Bortolotto, numero speciale della Revue musicale, Parigi 1968; id., Fase seconda, in Studi sulla nuova Musica, Torino 1969; L. Pinzauti, A colloquio con L. Berio, in Nuova rivista musicale italiana, III (1969), n. 2; H. Pousseur, Fragments théoriques sur la musique expérimentale, Bruxelles 1970.