VISCONTI, Luchino Novello.
– Nacque a Milano nel 1346, figlio del signore di Milano Luchino (v. la voce in questo Dizionario) e della sua terza moglie, la genovese Isabella Fieschi.
Morto Luchino nel 1349, Giovanni Visconti, arcivescovo di Milano e signore, estromise con relativa facilità il nipote dalla linea di successione e pochi anni dopo – nel 1356 – Isabella Fieschi fu costretta ad abbandonare Milano con il figlioletto, per riparare a Genova. Qui poteva contare su una rete di solide alleanze.
Quando Fieschi si recò a Venezia nel 1362, per reclamare in nome del figlio parte dei beni paterni lì custoditi, Galeazzo Visconti (v. la voce in questo Dizionario) – che nel frattempo era diventato signore di Milano insieme con Bernabò (v. la voce in questo Dizionario) – scrisse al doge per contestare la liceità di quelle pretese. Egli infatti riteneva Luchino Novello un impostore, perché nato da una relazione extraconiugale di Fieschi; circostanza che essa stessa avrebbe ammesso prima di fuggire dalla città lombarda, tanto che il bambino non sarebbe neanche stato riconosciuto dal padre perché a conoscenza dell’adulterio. Ma nel delicato frangente intervenne il doge di Genova Simone Boccanegra, scrivendo al suo omologo veneziano per sollecitarlo a pronunciarsi rapidamente in favore di Fieschi, come effettivamente accadde.
La solidarietà si consolidò nel 1362, quando Luchino Novello sposò Maddalena, la figlia di Simone Boccanegra; nello stesso anno il giovane Visconti fu nominato capitano di un contingente di balestrieri e cavalieri nell’esercito comandato da Bartolomeo Boccanegra. Le truppe genovesi furono inviate nell’Oltregiogo per unirsi alla compagnia di Alberto Sterz, impegnato al servizio del marchese del Monferrato contro i milanesi. Dopo l’assedio di Tortona e uno scontro a Vigosolo – in cui furono utilizzate anche macchine d’assedio –, le truppe di Bartolomeo Boccanegra si ritirarono a Voghera e da qui occuparono i villaggi di Casale e di Castronocito.
Ritirandosi da quest’ultima località – che si ribellò al marchese contando sull’arrivo dei milanesi – Visconti riparò insieme con i monferrini ad Alessandria. Qui un’epidemia decimò gli uomini e il condottiero lasciò le terre occupate dai Visconti nel novembre del 1362, non prima di avere tentato ancora una volta di conquistare Tortona. Nella prosecuzione della guerra (sino al 1364) egli non fu coinvolto e di fatto non si sa nulla di certo su di lui per alcuni anni.
Nei continui tumulti contro il governo e Simone Boccanegra – gravemente malato e sostituito in seguito a un’insurrezione armata, capeggiata da Gabriele Adorno, e infine scomparso nel 1363, avvelenato – Visconti non è menzionato. Non si sa se una volta venuto a mancare il suocero preferì abbandonare Genova oppure se decise di rimanere nella città ligure, ritirandosi con la moglie a vita privata e mantenendo un basso profilo.
Si ritrovano le sue tracce a partire dal 1370, in coincidenza di un nuovo conflitto tra il marchese Giovanni di Monferrato e i Visconti. Le forze milanesi, oltre che in Piemonte, erano impegnate anche a Como, in Valtellina e in Emilia Romagna. Sfruttando questa dispersione, Visconti riuscì ad arrivare a Milano con l’intenzione di rovesciare il governo grazie al supporto di una rete di cittadini suoi alleati. Il complotto fu però scoperto: Luchino riuscì a fuggire, ma tre dei suoi complici – tutte personalità di alto profilo (ma i cui nomi non sono stati resi noti) e cioè il preposito degli umiliati, un dottore in legge e un magnus clericus – furono fatti ardere vivi sul rogo da Bernabò.
Luchino Novello Visconti si trasferì allora a Firenze, città ostile a Milano, e lì, dopo aver ripudiato la prima moglie, sposò Maddalena, figlia di Carlo Strozzi. Nel 1371 ottenne la cittadinanza fiorentina, così come fiorentini sarebbero stati i suoi figli maschi, che avrebbero dunque goduto di tutti i privilegi destinati ai veri originarii et antiqui cives Florentie. In cambio della cittadinanza egli doveva – pena il decadimento dello status appena ottenuto – acquistare una proprietà valutata 6000 fiorini in città o nel contado, oppure azioni del Monte dell’uno tre del valore di 20.000 fiorini.
Dal matrimonio di Visconti con Strozzi nacquero cinque figlie: Maria, che andò in sposa a Francesco Guidi del Casentino, conte di Battifolle e Poppi; Caterina, che andò in moglie a Giovanni Corti di Pavia; Orsina sposa di Erasmo Trivulzio; Isabella sposa di Galeotto Brancaleoni signore di Casteldurante e infine Maddalena.
L’ottenimento della cittadinanza e il matrimonio inserirono Visconti tra le personalità di maggiore rilievo a Firenze: lo dimostra il fatto che nel 1372 egli organizzò (insieme con la moglie) un torneo cavalleresco nel quartiere S. Croce, al quale egli stesso prese parte.
Nel 1373 il papa Gregorio XI bandì una crociata contro il signore di Milano, cui rispose Amedeo di Savoia. Visconti si unì alle sue truppe e prese parte attiva a tutte le operazioni militari.
Una volta oltrepassato il Ticino, l’esercito arrivò nel Milanese e da lì iniziò un’opera di sistematica devastazione dei raccolti. Visconti, al comando di un discreto contingente, proseguì verso Brescia, con l’intento di unirsi alle forze pontificie comandate da Giovanni Acuto. I viscontei tentarono di frapporsi fra i due tronconi, ma furono pesantemente sconfitti dal condottiero inglese a Gavardo. Un successivo spostamento portò Visconti a Vimercate, donde tentò di assaltare Milano, ancora una volta invano; per giunta nel suo accampamento scoppiò una nuova epidemia (cui si aggiunse la ritirata delle forze savoiarde).
Un’ulteriore lunga assenza dalla scena pubblica (tra il 1374 e il 1390) suggerisce che Visconti si sia dedicato alla gestione del suo cospicuo patrimonio, che comprendeva anche obbligazioni emesse dalle città di Firenze e di Venezia.
Gli investimenti fatti presso il Monte di Firenze portarono successivamente a una complessa vicenda giuridica; nel giugno del 1393 i giuristi Angelo degli Ubaldi di Perugia, Francesco Ramponi e Gaspare Calderini di Bologna, e Bartolomeo da Saliceto che invece insegnava a Ferrara, si pronunciarono a favore di Visconti. Per quello che riguarda Venezia (che nel 1395 gli riconobbe lo status di cittadino), egli poté acquistare obbligazioni del debito sul mercato secondario, e alla morte ne possedeva per un ammontare di ben 20.000 ducati.
Nel 1390, allo scoppiare della guerra tra Firenze e Milano, Visconti prese probabilmente parte a qualche operazione militare guidata da Giovanni Acuto, ma ben presto lasciò la città toscana per trasferirsi a Ferrara.
Il soggiorno in città obbediva forse anche a contingenti ragioni politiche: nel 1397, le armate viscontee, al comando di Iacopo dal Verme, iniziarono una violenta offensiva contro Mantova volta a conquistare la città. L’azione ebbe degli echi in tutto il Centro-Nord Italia e Francesco Gonzaga chiese e ottenne aiuto militare da alcune delle potenze antiviscontee, tra cui Firenze, Bologna, Padova, Rimini, Ravenna e Faenza.
L’operazione fu un sostanziale fallimento per Gian Galeazzo; si giunse a una tregua, una clausola della quale – richiesta dal signore di Milano – prevedeva come condizione l’esilio di Luchino Novello in Friuli.
Forse non a torto, Gian Galeazzo era convinto che la fitta rete di relazioni, sia economiche sia di amicizie, che avevano al centro Luchino Novello, fosse stata determinante per creare quell’alleanza che aveva impedito a Mantova di soccombere.
In Friuli, Luchino Novello alternò probabilmente i soggiorni nelle case di Carlo Boiani e Nicolino della Torre; a Venezia, in occasione di alcuni soggiorni temporanei, fu ospite dell’amico Michele Contarini. L’ultima carica da lui ricoperta fu quella di giudice delegato del patriarca aquileiese Antonio Gaetani, e di uditore nonché di vicereggente patriarcale, insieme con Rizzardo di Valvasone e Federico di Polcenigo: si trattava di esaminare la controversia che opponeva i fratelli Giorgio e Martino Suzperger a Giovanni di Lambaget, per una questione relativa alla proprietà del castello di Sueperch.
Morì il 1° ottobre 1400 a Cividale, nella casa di Carlo Boiani, probabilmente per un malore. Fu tumulato presso la chiesa di S. Francesco a Cividale.
Il testamento consente di conoscere l’entità del suo patrimonio e di indagare le direzioni dei suoi investimenti. Ben 1000 fiorini d’oro furono innanzitutto destinati alla certosa di Garegnano per la costruzione della cappella che avrebbe accolto la sua salma. Si elencano poi alcuni beni nel territorio milanese, in particolare a Cornaredo e Mesero, nonché altri possedimenti all’interno delle mura urbane; a questi però Visconti non aveva accesso. Egli aveva invece il pieno possesso degli investimenti, in alcuni casi molto consistenti, fatti nei debiti pubblici di Firenze, Venezia, Genova e Bologna. Nella camera degli imprestiti di Venezia Visconti aveva investito 10.000 ducati d’oro (importo forse non dissimile da quello delle altre città).
Fonti e Bibl.: Annales Mediolanenses ab anno MCCXXX usque ad annum MCCCCII, in RIS, XVI, Mediolani 1729, coll. 635-840 (in partic. col. 743); Documenti diplomatici tratti dagli archivi milanesi, a cura L. Osio, I, Milano 1864, pp. 348-356; I libri Commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, III, Venezia 1883, 7, regg. 35, 42, 47; M. Brunetti, Nuovi documenti viscontei tratti dall’Archivio di Stato di Venezia. Figli e nipoti di Bernabò Visconti, in Archivio storico lombardo, XII (1909), pp. 5-90 (in partic. p. 77); Petri Azarii Liber gestorum in Lombardia, in RIS, XVI, 2, a cura di F. Cognasso, Bologna 1926-1939, pp. 37, 41, 50, 51, 131, 132, 164.
G.R. Mosca, Dell’istoria de’ Visconti e delle cose d’Italia, avvenute sotto di essi, I, Napoli 1737, p. 316; B. Corio, Storia di Milano, II, Milano 1856, p. 951; L. Zanutto, Il milite Luchino dei Visconti di Milano, in Atti dell’Accademia di Udine, s. 3, IX (1902), p. 99-122; J. Kirshner, Angelo degli Ubaldi and Bartolomeo da Saliceto on privileged risk. Investments of L. N. V. in the public debt (‘Monte Comune’) of Florence, in Rivista internazionale di diritto comune, XIV (2003) pp. 83-117; Id., Privileged risk. The investments of L. N. V. in the public debt (Monte Comune) of Florence, in Politiche del credito, investimento consumo solidarietà. Atti... 2003, a cura di G. Boschiero - B. Molina, Asti 2004, pp. 32-67.