luce zodiacale
Debole chiarore a forma di ventaglio che si osserva sulla volta celeste in corrispondenza della fascia dello Zodiaco dopo il crepuscolo serale da gennaio ad aprile (specialmente tra la fine di marzo e il principio di aprile) e al mattino prima dell’alba da luglio a ottobre (specialmente tra settembre e ottobre) quando il cielo è limpido e senza Luna. È dovuta alla diffusione della luce solare da parte di elettroni e particelle solide minutissime distribuite nello spazio interplanetario internamente all’orbita terrestre, con una concentrazione maggiore sul piano dell’eclittica; la componente dovuta alla diffusione da parte di elettroni risulta diversamente polarizzata rispetto a quella determinata dalla diffusione a opera delle particelle pulviscolari. Si è tuttora incerti che il fenomeno sia stato notato nell’antichità, almeno nel mondo occidentale: forse a esso si accenna, ma in maniera assai vaga, in alcuni scritti di Aristotele e di Seneca. Fu Gian Domenico Cassini, nel 1693, a fornire la prima descrizione precisa della luce zodiacale e ad ascriverla, correttamente, alla diffusione della luce del Sole da parte di una ‘nube’ circostante l’astro. Affine alla luce zodiacale è la luce anteliale (meglio nota con il termine tedesco Gegenschein), un chiarore molto debole, visibile nella direzione antisolare in notti limpide e molto buie: l’effetto è dovuto alla riflessione della luce del Sole da parte di grani di polvere che si trovano dalla parte del cielo opposta a questo. Le osservazioni dalla Terra della luce zodiacale e anteliale sono disturbate dalla luminosità diffusa dell’atmosfera. L’utilizzazione dei satelliti artificiali ha permesso di studiare assai più dettagliatamente la luce zodiacale, ricavandone importanti informazioni sulle dimensioni e sulla distribuzione spaziale della polvere interplanetaria, costituita da particelle che hanno una dimensione inferiore a qualche decina di micrometri, la cui origine è attribuita all’evaporazione delle comete durante il loro passaggio al perielio.