LUCCA (XXI, p. 556)
Il censimento del 21 aprile 1936 dà al comune 81.738 ab., e 82.300 ab. residenti, dei quali nella città e immediato suburbio 36.819, nella campagna 45.481.
Dal 1931 al '37 il comune ha compiuto opere pubbliche interessanti il piano regolatore per circa 10 milioni: da ricordarsi il completamento dei viali di circonvallazione e lo sventramento del centro urbano. Si è provveduto anche a lavori di fognatura, all'acquedotto di Ponte a Moriano e dintorni; alla costruzione del mercato coperto dello stadio comunale.
Degli stabilimenti industriali del comune vanno ricordati la fabbrica Cucirini Cantoni Coats dell'Acquacalda, la Manifattura italiana di iuta di Ponte a Moriano, il Cotonificio del Piaggione. La R. Manifattura dei tabacchi produce annualmente per circa 1.000.874 kg. Notevole importanza ha anche l'industria molitoria che ha Lucca per centro principale, ma si estende anche in provincia (Valdiserchio, Versilia).
Le condizioni igienico-sanitarie di Lucca - come anche quelle della provincia - corrispondono alla media delle provincie centrosettentrionali del regno: non indifferente la mortalità per tubercolosi polmonare e accentuata la morbilità per difterite: la mortalità materna, la natimortalità, la mortalità infantile totale (da 0 a 12 anni) hanno quozienti assai al disotto della media del regno; la mortalità infantile nel 1° anno di vita relativa alla natalità è presso a poco eguale a quella della Norvegia, che ha fra le nazioni la più bassa quota.
Monumenti. - Da segnalarsi i lavori in corso per l'isolamento del duomo. In provincia meritano menzione i lavori non ancora compiuti del duomo di Barga.
Istituti. - Ha acquistato grande sviluppo la R. Scuola tecnica industriale Carlo Del Prete (oltre 900 iscritti). Recentissima la costruzione del seminario che dalla città è stato trasportato a Monte S. Quirico sulla destra del Serchio. Fiorisce anche per la carità pubblica il provvido Istituto degli Artigianelli cui è unita un'importante tipografia.
Degl'istituti di cultura, il R. Archivio di stato si è arricchito di nuovi depositi gentilizî; da ricordare il recente acquisto di un prezioso volume contenente gli atti ufficiali del Consolato dei Lucchesi in Bruges (sec. XIV). La biblioteca governativa di Lucca ha rivendicato a sé da Parma ben 191 mss., che Carlo Ludovico aveva portato con sé ad arricchire il suo fondo palatino. Fra le pubblicazioni della R. Accademia Lucchese il Vocabolario lucchese di Idelfonso Nieri e la ristampa della Toponomastica della Valle del Serchio e della Lima di Silvio Pieri. Lucca è divenuta sede di una sezione della R. Deputazione di storia patria per la Toscana. Gli archivî e le biblioteche ecclesiastiche hanno avuto di recente unica nuova e degna sede. Lucca ha anche una fiorente scuola militare per allievi ufficiali di artiglieria.
Storia. - Dalle invasioni barbariche al Comune. - I documenti dei secoli VII-X, sempre meglio posti in valore con la loro definitiva pubblicazione (Schiaparelli), anche per la storia del diritto e dell'economia, dimostrano la progressiva fusione dell'elemento romano e longobardo, la tenace persistenza di questo, anche quando l'occupazione franca segna la presenza di soggetti germanici, le tracce già notevoli di arti, di traffici, di organizzazione di cultura. L'unità politica, economica, culturale della Tuscia occidentale (Lucca, Caput, Pisa, Pistoia) dura fino al sec. XI. Anche ecclesiasticamente la giurisdizione lucchese spazia dalla Valdiserchio alla Maremma, ed è da ritenersi che sotto i Longobardi il vescovato di Pistoia, che parrebbe autonomo al tempo di Gelasio I (492), fosse suffraganeo di quello di Lucca: solo nel sec. IX Pistoia riacquisterebbe la sua indipendenza.
L'importanza della zecca lucchese è sempre meglio apprezzabile con la pubblicazione dell'11° volume del Corpus Nummorum italicorum. Le più antiche monete conosciute sono del 650, e la moneta lucchese solo col sec. XI subisce la concorrenza della pisana e, di lì a poco, della fiorentina.
L'importanza di Lucca nel Medioevo è favorita ancora dalla sua posizione itineraria, passando per essa la strada romea; donde la frequenza di scambî commerciali, il costituirsi di relazioni progressive con i paesi di oltralpe, lo stabilirsi di rapporti cultuali, tipicamente rappresentati dalla diffusione del Volto Santo.
Nonostante pregevoli ricerche (Falce) il periodo più oscuro anche per Lucca è quello che segue allo stabilirsi della dominazione carolingia fino alla prima metà del sec. XI. Ma non è dubbio che anche in questi secoli germinino in Lucca città elementi che determineranno le condizioni di fatto da cui sorgerà il comune; particolarmente importante l'esistenza di una valida milizia cittadina che combatterà contro i Saraceni e salverà Lucca dalle minacce degli Ungari. Lo sviluppo dell'autonomia comunale sarà favorito per Lucca dal trasferirsi dei Canossa (1055) a Firenze: l'esistenza di consoli maggiori è già testimoniata da Rangerio e della floridezza di Lucca nel sec. XI è prova lo splendore del suo rinnovamento edilizio.
L'arte della seta e l'emigrazione lucchese. - Numerosi studî determinano sempre meglio l'importanza dell'arte della seta in Lucca e della conseguente emigrazione. Un vero sviluppo industriale si verifica quando dopo la prima crociata si ha modo di stabilire relazioni commerciali che consentano di approvvigionarsi di materia prima dall'Oriente, dalla Spagna, in Sicilia, in Calabria e di battere le grandi vie di traffico dell'Europa occidentale. L'emigrazione sarà soprattutto di mercanti (non mancano testimonianze di altre attività), specialmente di tessuti di seta, ma i mercanti che esportano drappi si faranno importatori, cambieranno prodotti dei generi più diversi, fonderanno, al pari di altri Italiani, case di cambio e banche e rappresentanze, venendo così a partecipare alla vita dei paesi ospitali: a goderne i benefici ma anche a risentire i danni delle loro crisi politiche ed economiche. I Lucchesi hanno anche attività di esattori per i sovrani, per i signori feudali, per la Chiesa, ma insieme anticipando o mutuando somme che le vicende politiche vietarono talora di avere restituite.
Tale sviluppo di interessi determina anche il costituirsi di una proprietà fondiaria lucchese all'estero e il riconoscimento dei diritti di bourgeois. L'attività migratoria lucchese si estende in tutta Italia, dalla stessa Firenze e da Pisa fino alla Sicilia e alle Venezie, non esclusa Trieste. Se ragioni politiche determinano forzatamente l'esodo dalla patria, i Lucchesi emigrati importano anche le loro arti, essenzialmente quella della seta (così a Firenze, a Bologna, a Venezia, e, nell'esodo religioso del secolo XVI, a Ginevra); ciò che determina un danno economico della madrepatria. A seconda delle necessità l'attività dei Lucchesi si sposta: dalla Provenza alla Champagne, dalla Champagne, col decadere delle fiere, a Parigi e a Londra, e da Parigi a Lione o a Bruges, centro importantissimo di traffico, che con i primi del sec. XVI sarà sostituito da Anversa. L'importanza dei traffici e in genere della multiforme attività dei Lucchesi in Francia è stata posta in luce da recentissimi studî di Léon Mirot che non ha esitato a riconoscere in Lucca "la madre della mercatura in Europa occidentale". Recenti pubblicazioni dimostrano come col sec. XIV le colonie lucchesi avessero una loro formazione autonoma con riconoscimento per parte della madrepatria che ne approvava gli statuti. Quando Lucca soggiacque alla signoria pisana, fu la natio lucensis che viveva all'estero che, specialmente da Venezia, rese possibile il riscatto a suon di monete d'oro della libertas cittadina. L'emigrazione lucchese viene via via riducendosi e trasformandosi col sec. XVI quando già fiorisce in tutti gli stati italiani ed europei una propria organizzazione di produzione e di traffico, quando il commercio ha ormai nuova vita e direzione con la scoperta del nuovo mondo e, infine, la Riforma religiosa ha essa pure ridotto la possibilità della conservazione degli antichi rapporti per tanta parte dell'Europa.
Condizioni interne del comune. - Recenti studî confermano i contrasti fra l'elemento magnatizio dei milites o equites con le loro societates turrium e i cittadini del popolo minuto con le societates armorum o societates concordiae peditum. Il governo guelfo nero che si stabilisce col 1300 segna il trionfo del popolo minuto saldamente riunito nelle corporazioni artigiane. E stato posto in valore (Lazzareschi) il materiale d'archivio per lo studio delle corporazioni artigiane, le quali peraltro appaiono già in decadenza nel sec. XIV e di fronte ad una sempre maggiore attività dello stato nei secoli XV e XVI, si trasformano da istituti civili ed economici in confraternite associate più per le pratiche del culto che per gl'interessi dell'arte.
Il Quattrocento. - La pubblicazione della corrispondenza di Guido Manfredi ha messo sempre più in valore l'importanza del principato del Guinigi per quello che attiene alla vita economica e culturale. Ma nemmeno dai nuovi documenti risulta che in Lucca esistesse un vero e proprio ampio movimento umanistico.
Riforma e Controriforma. - Nuove ed ampie ricerche (Francesco Ruffini, Pascal) hanno posto in luce l'importanza dell'emigrazione lucchese a Ginevra, dove si costituì una fiorente colonia che ebbe importanza nella vita ginevrina e che tenne fede alla dottrina liberamente abbracciata. Si tende nuovamente a porre in rapporto con la Riforma il pensiero che animò Francesco Burlamacchi al suo tentativo. Al movimento controriformatore che si compié in Lucca per azione di governo e fuori di ogni diretto intervento dell'Inquisizione e della Compagnia di Gesù, contribuì la Congregazione dei chierici regolari della Madre di Dio, fondata da San Giovanni Leonardi da Diecimo in Valdiserchio.
L'Ottocento. - La crisi economica che travagliò Lucca nel secondo decennio del secolo, determinò il riprendersi e l'intensificarsi dell'emigrazione, che si estese presto dall'Europa all'America. Emigrazione divenuta col tempo fonte di cospicue ricchezze per largo impiego di attività e di capitali, ma di cui è tipica e proverbiale, più ancora che dei mercanti d'olio, l'attività dei figurinai o formatori in gesso, fino alla guerra mondiale.
I primi movimenti liberali. - Mancano ancora organiche ricerche sul movimento nazionale in Lucca. Certo è che i primi liberali provengono dalla borghesia baciocchiana, mentre isolato è qualche piccolo nucleo di vecchi democratici (casa Cotenna). Ma in tutta la borghesia è vivace il desiderio di una costituzione quale quella del principato (1805), che i Lucchesi si erano illusi di avere avuto garantita dalle promesse del Congresso di Vienna. Il mancato rispetto della costituzione del 1805 fu rimproverato al duca col sorgere delle prime manifestazioni liberali e talvolta non senza sua irosa reazione, come avvenne con la destituzione di Luigi Fornaciari dalla presidenza del Consiglio di stato e della Rota criminale. Probabile fu invece che anche durante il ducato fossero accolti in Lucca emigrati politici sfrattati dagli stati vicini, e che vi si rifugiasse anche la stampa clandestina pisana. Il movimento liberale fu tutto cittadino e solo con qualche propaggine nella Valdiserchio, donde verrà, da Barga, Antonio Mordini: Viareggio ostentò la sua devozione ai Borboni, anche con manifestazioni al grido di "abbasso Pio IX", che non sembra dispiacessero al duca.
L'anticipata cessione del ducato fu accolta dai Lucchesi con dolore e non senza sdegno verso il sovrano: solo una parte della borghesia colta, di cui erano esponenti i Giorgini, ne fu lieta, ma alla nobiltà e al popolino parve una soggezione, che cessò, quando, con particolare sollievo per l'amor proprio lucchese, fu costituita, per virtù delle arrmi nazionali, alle quali anche Lucca, da Curtatone e Montanara, a Marsala, diede il suo contributo, l'unità della patria. Da non trascurarsi la penetrazione mazziniana in Lucchesia nel decennio che precede il 1870.
La provincia di Lucca. - Secondo il censimento del 21 aprile 1936 ha una popolazione presente di 341.990 ab., e una popolazione residente (legale) di 352.205 (m. 168.485, f. 183.720). La distribuzione della popolazione presente secondo le categorie di attività economica è la seguente: a) agricoltura, caccia e pesca 68.925; b) industria 45.530; c) trasporti e comunicazioni 4360; d) commercio 12.220; e) credito e assicurazione 779; f) liberi professionisti e addetti al culto 2159; g) amministrazione pubblica 5045; h) amministrazione privata 537; i) economia domestica 4296.
Della popolazione presente il 42,1% è attiva (143.851 ab.). Della popolazione attiva un po' meno della metà è dedicata all'agricoltura e un po' meno di un terzo all'industria. Gli artigiani della provincia rappresentano l'8,7% della popolazioue attiva cioè 12.481 ab. Quanto allo sviluppo industriale della provincia il numero delle ditte è di 3716, così distinte: a) industrie agricole 125; b) pesca 9; c) miniere e cave 127; d) industrie del legno e affini 392; e) industrie alimentari 589; f) industrie delle pelli, cuoio, penne 156; g) carta 102; h) poligrafiche 74; i) siderurgiche 218; k) meccaniche 203; l) minerali, esclusi metalli 370; m) costruzioni 245; n) tessili 107; o) vestiario e abbigliamento 202; p) chimiche 95; q) servizî igienici sanitarî 242; r) forza motrice luce e acqua 52; s) trasporti e comunicazioni 408. La popolazione agricola rappresenta il 55,02 della popolazione attiva nella regione di montagna, il 47,4 nella regione di collina, il 39,7 nella regione di pianura.
Emigrazione. - La provincia deve la sua, oggi ridotta, prosperità economica, all'emigrazione per la quale si mantengono ancora rapporti e interessi cospicui con tutti i continenti. L'emigrazione peraltro è ormai in rapida decadenza. Nell'anno 1926 gli emigrati furono 5897, nel 1927 discesero a 5075, nel 1928 a 3325, finché nel 1936, con progressiva costante diminuzione, si limitarono a 882. Col 1937 si ha una notevole ripresa fino a 1538.
Industrie notevoli della provincia. - A complemento di quel che si è detto per il comune di Lucca, nella provincia si hanno: un grande stabilimento della Società metallurgica italiana per la lavorazione del rame e delle sue leghe in Fornaci di Barga con 1916 operai e 1428 operaie; stabilimenti Varraud e C. in Bagni di Lucca (Fornoli) per il taglio di boschi e l'estrazione di acido tannico, con oltre 250 operai; la Società generale marmi e pietre d'Italia, a Viareggio, Pietrasanta e Minucciano; la Società marmifera italiana Henraux in Pietrasanta. In Versilia l'industria dei marmi lavorati, di cui Pietrasanta è centro, accenna a una lieve ripresa. In Viareggio si ricorda la fabbrica di vagoni e tramvai che impiega oltre 300 operai.
Opere pubbliche. - Le più notevoli opere pubbliche in provincia sono la prosecuzione della strada d'Arni (opera statale), le bonifiche versiliesi per un comprensorio di ha. 5901, la costruzione del campo d'aviazione di Tassignano presso Lucca.
Particolare importanza hanno le opere di carattere sanitario. La Cassa di risparmio di Lucca ha fondato e mantiene al Forte dei Marmi (al Cinquale) la colonia marina permanente "Principessa di Piemonte", mentre esiste, nello stesso luogo, una colonia analoga dell'"Ilva".
Il Consiglio provinciale antitubercolare di Lucca ha provveduto a proprie spese: 1. al dispensario provinciale di igiene sociale "Regina Elena", con annesso nido d'infanzia; 2. all'istituto preventoriale "Vittorio Emanuele III re e imperatore", destinato al ricovero dei bimbi e degli adolescenti predisposti alla tubercolosi; 3. al sanatorio provinciale "Principessa Maria di Savoia"; 4. all'asilo diurno con scuola all'aperto per i bambini "Regina Elena". La provincia inoltre ha fondato l'Istituto provinciale di igiene e profilassi e, presso l'ospedale psichiatrico provinciale, l'Istituto medico pedagogico.
L' amministrazione dei RR. Ospedali e Ospizî di Lucca ha in costruzione i nuovi Ospedali provinciali riuniti di S. Luca. Proprî ospedali di provincia, per tacere di altri minori, hanno Viareggio, Castelnuovo di Garfagnana, Barga.
L' Opera della maternità e infanzia provvede a mantenere la Casa della madre e del fanciullo.
Risorse idriche della provincia. - 1. Sorgenti minerali e termominerali: a) Bagni di Lucca, celebratissima stazione termale; b) Pieve Fosciana, con bagni di acque termali. 2. Numerose e importanti sorgenti idriche si hanno nelle Apuane: sorgenti minori ma frequentissime si trovano anche in tutta la rimanente zona montagnosa e collinare. Notevole è la possibilità di ulteriori derivazioni di acqua potabile nella pianura alluvionale del Serchio. 3. Utilizzazioni industriali. Con le opere già in esercizio e con quelle in ordine di esecuzione, che non comprendono ancora tutte le possibilità, si genera con le acque del Serchio una somma di circa 100.000 cav.