Vedi LUCCA dell'anno: 1961 - 1995
LUCCA (v. vol. IV, p. 705)
L'intensificazione delle ricerche negli anni '80 ha permesso di delineare, almeno a grandi tratti, lo sviluppo della civiltà etrusca nella valle del Serchio, dall'Età del Ferro alla fondazione della città di Lucca. Abitati e necropoli configurano una cultura spiccatamente rurale, con piccoli nuclei demici sparsi, distribuiti di preferenza sulle rive del fiume e dei suoi affluenti, ma anche in luoghi protetti, d'altura. Le strutture sono in materiale deperibile, su fondazioni di ciottoli fluviali. Le necropoli, a carattere familiare più che gentilizio, prevedono senza eccezione l'incinerazione (San Concordio di Lucca; Ponte del Tiglio di Bientina). Bronzetti votivi segnalano modesti santuari, o, piuttosto, «aree sacre» (Grotta di Castelvenere presso Fabbriche di Vallico; Ponte a Moriano).
La continuità nell'insediamento, dall'Età del Ferro sino alle soglie del IV sec. a.C., indica lo svolgimento autonomo della cultura etnisca, spintasi, nel momento di massima vitalità demografica, sino alla Media Valle (confluenza con la Lima); sono evidenti, comunque, i rapporti con le culture urbane di Volterra, e, in particolare, di Pisa.
Dopo un momento di crisi, nel IV sec. a.C., la ripresa degli insediamenti è affidata ad abitati di cui sembra evidente il carattere mercantile, sottolineato dalla cospicua presenza, nelle stratificazioni relative, di monete (zecche etrusche, campane, magnogreche), che conoscono la massima fioritura nei decenni centrali del III sec. a.C., per scomparire sul finire del secolo, in concomitanza con le guerre romano-liguri (Ponte Gini di Castelfranco di Sotto; Romito di Pozzuolo presso L.). Probabilmente, proprio nell'area già occupata da uno di questi abitati, lungo il corso del Serchio, stando almeno all'evidenza ceramica degli scavi dell'area del Battistero, viene fondata nel 180 a.C. la colonia latina di Luca. La datazione e le dimensioni dell'opera di urbanizzazione sono confermate dalle evidenze stratigrafiche e monumentali acquisite in più punti della città, e segnatamente nell'area del foro (scavi della Soprintendenza, inediti). Il tracciato delle mura, in opera quadrata, coeve alla fondazione, è stato puntualmente indagato nei lati E, S, Ν (Sommella, Giuliani, 1974), mentre rimane aperta la questione del tratto occidentale, per il quale mancano evidenze concrete. Anche la ricostruzione dello schema urbanistico adottato nell'impianto coloniale (Sommella, Giuliani, 1974) è un'acquisizione di studi recenti.
La seconda deduzione coloniale, d'età triumvirale, comporta un rinnovamento urbanistico per ora riscontrabile soprattutto nell'area del foro (lato O, Corte Portici), dove sono emersi (1987-88) resti di un edificio apparentemente templare, databile, sulla scorta delle evidenze stratigrafiche e dei frammenti architettonici in marmo a esso pertinenti, al decennio 40-30 a.C. A questi anni dovrebbe riferirsi anche l'ara marmorea con ghirlande e protomi taurine recuperata nella stessa area nel 1983.
Alla fioritura urbana della prima età imperiale appartengono anche il teatro e l'anfiteatro (questo ormai ben datato agli anni di passaggio fra I e II sec. d.C.), e monumenti pubblici eretti soprattutto dai liberti (base dell'augustale Constans).
Le vicende dell'assetto urbano corrono parallele a quelle dell'insediamento agricolo, che si dispone entro il reticolo centuriale e, all'esterno di questo, lungo i varî rami dell'Auser (Serchio), con una duratura fortuna, dal II sec. a.C. al II sec. d.C., conclusa da una pesante crisi, contemporanea a quella che investe larghe parti del tessuto urbano, che, fra II e III sec. d.C., vengono abbandonate e coperte di immondezzai e discariche; non fanno eccezione anche lembi dell'area forense (scavi 1987-88).
Una modesta «ripresa» della città, a partire dal IV sec. d.C., culmina nella (relativa) fioritura tardo-antica, evidente - grazie a ritrovamenti recenti e al recupero di vecchi dati di scavo - nella fondazione di chiese (S. Vincenzo, poi S. Frediano; S. Reparata) con impianto basilicale, e di un battistero (area di S. Giovanni) quadriconco, in cui sono evidenti le lezioni iconografiche d'area siro-palestinese, che però potrebbero essere state mediate dall'esperienza africana. La fortuna di L. come città-fortezza, allo sbocco di un itinerario transappenninico, continuata per tutto il Medioevo, parrebbe dunque iniziata nella tarda antichità.
Bibl.: M. Salmi, Problemi dell'Alto Medioevo a Lucca, in Atti del V Congresso Internazionale di Studi sull'Alto Medioevo, Lucca 1971, Spoleto 1973, p. 449 ss.; P. Sommella, C. F. Griuliani, La pianta di Lucca romana, Roma 1974; G. Samonati, in DEA, IV¿ 1975, c. 1872 ss., s.v.; P. Mencacci, M. Zecchini, Lucca preistorica, Lucca 1975; G. De Marinis, in La Toscana settentrionale dal Paleolitico all'Alto Medioevo, Lucca 1980, p. 139 ss.; G. Ciampoltrini, Il monumento dell'augustale Constans e Lucca, in Prospettiva, 25, 1981, pp. 37-42; P. Mencacci, M. Zecchini, Lucca romana, Lucca 1982; A. Maggiani, Problemi del popolamento tra Arno e Magra dalla fine dell'età del bronzo alla conquista romana, in Studi di antichità in onore di G. Maetzke, Roma 1984, pp. 333-353; G. Ciampoltrini, P. Notini, Un insediamento etrusco nell'alta valle del Serchio, in StEtr, XLVII, 1985, pp. 65-75; G. Ciampoltrini, in Capannori: archeologia nel territorio, Lucca 1987.