TERENZI, Luca
TERENZI, Luca. – Nacque il 21 marzo 1630 a Pieve Santo Stefano (Arezzo), e non a Rimini come spesso erroneamente riportato, da Bartolommeo Terenzi, chirurgo di origine tedesca, e da Maria Ginevra Fedeli.
La sua attività professionale è interamente legata all’Università di Pisa dove insegnò ininterrottamente e a vario titolo dal 1653 al 1697, prima come lettore di logica (dal 1653-54 al 1656-57) e straordinario di filosofia (1657-58), poi come straordinario di medicina pratica (dal 1658-59 al 1660-61) e, infine, ordinario di medicina teorica (dal 1661-62 al 1696-97).
Sostenitore, insieme al medico Giovanni Andrea Moniglia (1624-1700) e al canonico Giovanni Maffei, del partito degli ‘aristotelici’, Terenzi partecipò all’accesa querelle contro i ‘galileisti’, che interessò il mondo accademico toscano del secondo Seicento. Il principale bersaglio furono i medici e i filosofi naturali novatores, tutti appartenenti al ‘circolo pisano’ e vicini dunque a Giovanni Alfonso Borelli, come Alessandro Marchetti (1633-1714), Lorenzo Bellini (1643-1704), Donato Rossetti (1633-1686), Giuseppe Del Papa (1649-1735), che avevano tentato, attraverso la mediazione del pensiero di Pierre Gassendi, di coniugare allo sperimentalismo galileiano la difesa dell’atomismo.
Nell’ottobre del 1699, Terenzi e Moniglia accusarono Bellini di non aver rispettato l’autorità di Galeno nella sua lezione inaugurale di anatomia. Critiche simili furono rivolte anche a Rossetti. Nei primi mesi del 1670 (Galluzzi, 1995), Maffei, in qualità di commissario dello Studio pisano, sferrò l’attacco politicamente più incisivo, informando con una relazione (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Ms. Palatino, N. A., 891.1.38) il cardinale Leopoldo de’ Medici della polemica in corso contro i novatores, le cui tesi erano giudicate pericolose non solo sul piano dottrinale e filosofico, ma anche politico. Un atto di accusa che si concretizzò con la pubblicazione, nel 1673, delle Responsiones [...] ad accusationes Petri Gassendi (Lucae 1673), nelle quali Maffei confutò le Exercitationes paradoxicae gassendiane. La risposta dei ‘galileisti’ non si fece attendere: nell’ottobre dello stesso anno, Marchetti indirizzò a Leopoldo de’ Medici le Risposte de’ filosofi ingenui e spassionati, falsamente detti democritici, alle obiezioni e calunnie de’ peripatetici che, benché rimaste manoscritte e pubblicate poi solo postume dal figlio (F. Marchetti, Risposta apologetica..., Lucca 1762, pp. 19-34), testimoniano, in difesa della libertas philosophandi, lo sforzo di respingere le accuse di ateismo, rivendicando la compatibilità tra la dottrina atomistica e l’ortodossia religiosa, un tentativo questo perseguito anche da Rossetti nel Polista fedele, rimasto inedito per volere di Francesco Redi (Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Ms. Palatino 1099, cc. 41a-48a).
In questo clima si colloca dunque la figura di Terenzi, il cui rapporto con Moniglia, a giudicare però da fonti sostanzialmente ostili a quest’ultimo, sembra essere stato assai complesso e controverso. Francesco Trucchi (Poesie italiane inedite..., 1847), ad esempio, basandosi sulle «schede biscioniane e cinelliane», e dunque sulle informazioni fornite da Giovanni Cinelli, duro oppositore di Moniglia, ricorda le vessazioni inferte a Terenzi: Moniglia – scrive – «si faceva dettare le lezioni da lui; non gli lasciava mai avere un soldo; lo comandava in tutte le cose, e lo teneva come un servitore», al punto da arrivare a sottrargli, per poi pubblicarlo a suo nome, il manoscritto di un’opera medica inedita (cfr. Carnevale, 2011). Si tratterebbe del De aquae usu medico in febribus (Firenze 1684), un testo di idroterapia con il quale Moniglia sperava di riguadagnare autorevolezza, indebolita dalla disputa con Bernardino Ramazzini alle cui difese era intervenuto proprio Cinelli, o piuttosto, secondo i suoi detrattori, di coprire i suoi insuccessi clinici. Questa versione non è però condivisa da tutte le fonti.
I principali contributi di Terenzi restano tuttavia letterari, benché Girolamo Tiraboschi non lo segnali nella sua Storia della letteratura italiana (1772-1782). Come in molti suoi contemporanei (Bellini, Moniglia, Redi, ad esempio), è documentata, accanto alla professione medica, un’intensa attività poetica che, seppur non sempre giudicata di qualità, riflette i moduli letterari dell’epoca.
Divenuto accademico della Crusca il 2 settembre 1667, Terenzi pubblicò a Firenze, nel 1687, i Sonetti, una prima raccolta di ottantuno composizioni, secondo la tipica struttura del sonetto (quattordici endecasillabi suddivisi in due quartine con rima alternata o incrociata e due terzine in rima varia), la maggior parte delle quali dedicate a personalità illustri della ‘serenissima casa’ del Granducato di Toscana.
Un tratto caratteristico è l’uso frequente della paranomasia o parechesi ‘in desinenza’ – vale a dire dell’accostamento di due parole simili nel suono ma diverse nel significato – con presenza di rima, anche in contesti tematici gravi ed elevati (cfr. Crescimbeni, 1702, I, lib. VI, cap. 9, p. 336).
Nel 1691 Terenzi venne ammesso all’Accademia dell’Arcadia con il nome pastorale di Rutilio Teneo. In questa fase si cimentò anche nel genere della canzone, come testimoniano due esempi nell’ottavo volume delle Rime degli Arcadi (Roma 1720, pp. 293-301). Una raccolta più completa, di quaranta componimenti, venne pubblicata postuma da Angelo Poggesi, con dedica ad Antonio Magliabechi: si tratta del volume di Canzoni varie (Pisa 1703), che Crescimbeni definì «lavorate, non pur con finezza di gusto, ma con tal brio, e vivacità, che escono senza dubbio dall’ordinario anche de’ tempi nostri» (Notizie istoriche..., 1721, p. 161). Più severo il giudizio di Trucchi (Poesie italiane inedite..., 1847) che di Terenzi scrisse: «[...] perché egli presume insegnare in quelle canzoni ciò che egli non crede, e mostra accendersi di entusiasmo per amore di quelle virtù ch’egli non sente, riesce freddo e noioso» (p. 304).
Trucchi spostò invece l’attenzione sul lato ‘satirico’ della sua produzione poetica, trascrivendo 25 dei 30 sonetti della cosiddetta Baragalleide, una raccolta inedita contro il prete-poeta Baragalli, professore dello Studio pisano già oggetto di derisione in una delle Satire del poeta Benedetto Manzini.
Morì a Pisa il 29 aprile 1697 e fu sepolto nel cimitero Monumentale.
Fonti e Bibl.: Per il luogo di nascita, cfr. elenco accademici della Crusca, che lo desume dall’atto di nascita: http://accademicidellacrusca.org/scheda?IDN=2150 (15 aprile 2019). Per alcuni componimenti da pastore arcade, cfr. Roma, Biblioteca Accademia dell’Arcadia, Ms. 5 (cc. 66r-69v), Ms. 6 (cc. 153r-156r), Ms. 9 (cc. 353rv). Per la Baragalleide: Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Fondo Magliabechiano, cod. 38, cc. 143-150 (cfr. Trucchi, 1847).
G.M. Crescimbeni, Comentarj [...] intorno alla sua istoria della volgar poesia, Roma 1702; Id., L’istoria della volgar poesia..., Roma 1714, p. 462; Notizie istoriche degli Arcadi morti, III, Roma 1721, pp. 160-162; Poesie italiane inedite di dugento autori, a cura di F. Trucchi, IV, Prato 1847, pp. 304-330; A. Belloni, Storia letteraria d’Italia, IX, Il Seicento, Milano 1898, p. 235; P. Galluzzi, Libertà scientifica, educazione e ragion di Stato in una polemica universitaria toscana del Seicento, in Atti del XXIV Congresso nazionale di filosofia..., L’Aquila... 1973, II, 2, Roma 1974, pp. 404-412; Id., La scienza davanti alla Chiesa e al principe in una polemica universitaria del secondo Seicento, in Studi in onore di Arnaldo d’Addario, a cura di L. Borgia, IV, Lecce 1995, pp. 1317-1344; Storia dell’Università di Pisa, I, 2, 1343-1737, Pisa 2000, pp. 536, 555, 558, 562, 565; F. Carnevale, Ramazzini vs. Moneglia: una ‘terribile’ polemica medica seicentesca, in Medicina & storia, n.s., XI (2011), 21-22, pp. 213-226; S. Gómez Lopez, Dopo Borelli: la scuola galileiana a Pisa, in Galileo e la scuola galileiana nelle Università del Seicento, a cura di L. Pepe, Bologna 2011, pp. 223-233.