SCARSO, Luca
– Nacque a Roma negli ultimi decenni del XII secolo.
Si ignorano i nomi dei genitori, mentre si conoscono quelli dei fratelli: oltre al chierico Nicola, Giovanni, Giacomo e Pietro. Con gli ultimi tre, Scarso fu coinvolto in molte importanti operazioni creditizie a partire dal 1213, anno al quale datano due mandati del re d’Inghilterra relativi al saldo dei debiti (certamente contratti da emissari regi presso la Curia papale) che esponevano la Corona per 6550 marche nei confronti suoi e di alcuni altri mercatores romani.
Come altri, Scarso si recò personalmente in Inghilterra per i propri traffici; attesta la sua presenza nel regno nel 1214 il Chronicon dell’abbazia di Evesham. Nell’occasione, anche a nome di alcuni chiuse l’intricata questione relativa alla soluzione dei debiti che alcuni monaci dell’abbazia di Evesham avevano contratto con mercatores romani nel loro soggiorno a Roma tra il settembre 1204 e l’aprile 1206.
Alcuni anni dopo, nell’estate del 1219, Scarso si recò invece a Parigi. Si trattava, in quell’occasione, di riscuotere i crediti che egli, con svariati altri mercatores romani, vantava nei confronti di Engelberto di Berg, arcivescovo di Colonia. Costui era il successore di Teodorico di Hegenbach che, deposto da Innocenzo III, aveva tentato in ogni modo di ottenere la revoca del provvedimento e aveva contratto molti debiti nel corso del suo lungo soggiorno a Roma tra il 1212 e il 1215.
Con Scarso, erano creditori i fratelli, Giovanni col figlio Pietro e Giacomo col figlio Angelo. Il 23 luglio 1219 Nicola, decano della Chiesa di Troyes, intimò all’arcivescovo di Colonia Engelberto di restituire entro un mese e mezzo, a Parigi, a Scarso e a Pietro Iudei (anch’egli romano) la somma di 550 marche. Circa tre anni dopo (11 settembre 1222) lo stesso arcivescovo Engelberto, pressato dalle richieste di alcuni suoi creditori di Colonia, ricorse alla mediazione dell’abate del monastero di Saint-Loup di Troyes affinché gli fosse concesso, nel corso della fiera di Saint-Ayoul di Provins, un prestito fino alla somma di 300 marche di sterline da parte dei romani Luca Scarso e di due suoi soci.
Nell’aprile 1228, a Troyes e alla presenza del vescovo di quella città, un altro fratello di Scarso, Pietro, dichiarava di aver ricevuto a nome suo e dei fratelli da due procuratori del vescovo di Maguelone, in Provenza, 180 marche di sterline quale saldo di un mutuo che essi avevano concesso nel corso dell’anno precedente a Roma a un emissario dello stesso presule; la restituzione secondo quanto stabilito dal contratto di mutuo era avvenuta nel corso della fiera di Saint-Rémi di Troyes, quindi negli ultimi due mesi del 1227.
Nel corso del terzo decennio del secolo, si hanno inoltre diverse testimonianze dell’intreccio di interessi fra Scarso e i suoi fratelli, e la Camera apostolica.
Particolarmente attivo risulta Giacomo Scarso. Nel 1221 egli agiva a nome del camerlengo Sinibaldo consegnando per conto della Chiesa 1000 libbre di provisini a Malabranca di Corrado Malabranca e a suo nipote Giacomo. Nel 1223 egli non solo figurava tra i testimoni della cessione del castrum di Ariccia alla Chiesa di Roma da parte di alcuni esponenti della famiglia Malabranca, ma nell’atto di vendita si precisava anche che delle 2500 libbre di provisini ottenute i Malabranca ne dovevano 300 allo stesso Giacomo. Infine il 25 novembre del 1224 lo stesso Giacomo operava, insieme a Rolando de Campania, cappellano pontificio, quale rappresentate del papa per la concessione a nome della Chiesa di Roma di un mutuo di 500 libbre di provisini ai signori del castello di Paliano.
I positivi rapporti di Scarso e dei suoi fratelli con la Curia papale sono ulteriormente e chiaramente evidenziati dalla lettera che Gregorio IX inviò il 27 agosto 1233 al conte della Champagne, Tibaldo, per raccomandargli Giacomo Scarso in procinto di recarsi in Francia per i propri interessi economici, affinché gli accordasse la sua protezione. A irrobustire i rapporti con il papato dovette contribuire anche la posizione in Curia di un altro presumibile fratello di Luca, il chierico Nicola Scarso, scriptor pontificio (il suo operato nella cancelleria pontificia è attestato ancora durante il pontificato di Innocenzo IV). Onorio III intervenne due volte in favore di Nicola affinché gli fossero assegnati alcuni benefici ecclesiastici, un canonicato nella chiesa di Saint-Géry di Cambrai (17 dicembre 1218) e una prebenda nella chiesa abbaziale di Murbach presso Gebweiler in Alsazia (9 ottobre 1225).
Scarso, insieme con Giacomo, aveva stretto rapporti economici anche con il senese Angelerio Angiolieri soprannominato Solaficus che in quegli anni ricoprì l’incarico di campsor domini pape; ad esempio il 18 maggio 1223 un sodalizio di quattro senesi diede il consenso ad Angelerio per contrarre a loro nome un consistente debito (fino a 2000 libbre, o anche di più) con Luca, Giacomo e i figli di Giovanni.
Dell’attività creditizia di Scarso e dei fratelli si hanno altre testimonianze; significativo è il caso del mutuo concesso al vescovo di Passau, Gebhard von Pleyen, da un consorzio di mercatores romani e senesi, tra i quali Giacomo. Il vescovo non estinse tempestivamente il debito e fu anzi sospeso dall’ufficio nell’estate del 1232, ciò che accrebbe le preoccupazioni dei creditori e li indusse a ricorrere al pontefice; costui incaricò (30 luglio) Rüdiger, vescovo di Chiemsee, di procedere al rimborso previa requisizione dei redditi della Chiesa di Passau. Il titolare di questa, a ulteriore garanzia della sua solvibilità, aveva dato in ostaggio ai creditori due chierici. Fu proprio Rüdiger ad avvicendare il von Pleyen (definitivamente sospeso) sulla cattedra vescovile di Passau, ma si guardò bene dal pagare il debito ereditato dal predecessore nonostante le sollecitazioni di Gregorio IX, che indicò come scadenza il 29 settembre 1233 ma fu costretto a intervenire nuovamente (anche a tutela degli ostaggi) due anni e mezzo più tardi. La questione ebbe una definitiva soluzione dopo l’agosto del 1237, quando l’imperatore Federico II concesse al vescovo Rüdiger un prestito su pegno di 1400 marche e 600 denari affinché potesse soddisfare i suoi creditori romani e senesi.
Di Scarso non si hanno più notizie a partire dal 1239. Qualche anno dopo, il fratello Pietro (meno documentato rispetto ad altri) compare in una fonte molto significativa che attesta il coinvolgimento della famiglia nella vita pubblica romana nei primi decenni del Duecento: è compreso infatti in una delle poche liste complete dei membri del Consiglio comunale capitolino che ci sono pervenute, stilata il 12 marzo 1242. All’incirca in questi stessi anni scomparve anche il fratello Giacomo, le vicende patrimoniali e finanziarie del quale lasciarono lunghi strascichi, così come quelle del figlio di lui Angelo, attestato sino al 1268.
Per ragioni oscure, i beni di Giacomo erano stati obbligati alla Camera apostolica, quasi certamente dopo la sua morte, e molti debitori insolventi ne avevano approfittato per non pagare i debiti. In seguito Gregorio IX fece restituire i beni ad Angelo, figlio di Giacomo, e ai fratelli, ma ciononostante alcuni debitori sostennero che il blocco dei beni perdurava, impedendo agli eredi di Giacomo di rivalersi su di loro. Solo il 29 gennaio 1251 Innocenzo IV sanò la situazione sancendo nuovamente che i beni già posseduti da Giacomo erano liberi da ogni obbligo verso la Camera apostolica e che i suoi eredi potevano pienamente agire contro i loro debitori insolventi.
Quanto ad Angelo, aveva seguito le orme paterne. Dopo il 1257, risulta creditore – oltre che dell’arcivescovato di Colonia, per eredità del padre Giacomo – anche dell’arcivescovato di Sens (il cui titolare Enrico Le Cornu, scomparso il 21 ottobre di quell’anno, aveva contratto un debito di entità imprecisata); si rivolse ad Alessandro IV, che intimò al neoeletto metropolita Guglielmo de Brosse di far fronte all’impegno, e incaricò il magister Pietro de Pomo, canonico della chiesa milanese di S. Stefano in Brolo, allora residente a Parigi, di adoperarsi affinché la vicenda si concludesse con piena soddisfazione del creditore. Le ultime attestazioni di Angelo sono reperibili nella documentazione della cancelleria angioina. In particolare si registra il suo nome in una lista di mercatores romani che con i loro mutui avevano sostenuto l’impresa militare di Carlo I d’Angiò; a costoro il sovrano francese, una volta nominato senatore di Roma a vita, concesse una licenza per poter esercitare in piena libertà i loro traffici commerciali nel Regno di Sicilia (settembre 1268).
Fonti e Bibl.: Le testimonianze documentarie relative a Luca Scarso e ai suoi fratelli sono molto numerose e si possono ritrovare, insieme ai pochi riferimenti bibliografici utili, in M. Vendittelli, «In partibus Anglie». Cittadini romani alla corte inglese nel Duecento: la vicenda di Pietro Saraceno, Roma 2001, pp. 29-37, e Id., Una lettera inedita di Gregorio IX in favore di Giacomo Scarsus cittadino romano, in Scritti per Isa. Raccolta di studi offerti a Isa Lori Sanfilippo, a cura di A. Mazzon, Roma 2008, pp. 887-896.