GIRALDI, Luca
Nacque a Firenze da Niccolò il 27 febbr. 1493. Sulla sua giovinezza non si dispone di alcuna notizia. Probabilmente venne associato ancora molto giovane ai traffici mercantili della famiglia, che aveva forti interessi in Portogallo. Sembra però frutto di un'omonimia la notizia, riferita dal Verlinden (p. 626), secondo cui avrebbe armato una nave già nel 1503. La prima attestazione certa della sua attività risale invece solo al 1515, quando, a Lisbona, l'esploratore Giovanni Da Empoli lo nominò tra i suoi esecutori testamentari prima di partire per l'India, segno che il G. aveva già raggiunto una posizione piuttosto autorevole nella colonia italiana di Lisbona. Nei primi decenni del Cinquecento il G. non abbandonò del tutto Firenze, dove la sua famiglia aveva acquistato un ruolo importante nella lotta contro i Medici. Nel 1527, però, la prospettiva di un definitivo tracollo delle vecchie istituzioni repubblicane indusse il G. e il fratello Niccolò a trasferirsi stabilmente in Portogallo, pur senza troncare i legami commerciali con la madrepatria.
Inizialmente il G. si impegnò soprattutto nel commercio dello zucchero, legandosi alla potente casa mercantile degli Affaitati, una famiglia di origine cremonese attiva sulla piazza di Anversa. Nel 1527 e nel 1529 figura infatti in alcuni contratti come procuratore degli Affaitati per acquistare zucchero a Madera. Progressivamente, però, il G. affiancò a queste attività il traffico di schiavi e soprattutto un crescente coinvolgimento nel "grande affare" del commercio delle spezie, in associazione con gli Affaitati e con ricchi ebrei convertiti. In questo settore il G. non si limitò a un'opera di intermediazione commerciale, ma partecipò in prima persona alle spedizioni delle flotte portoghesi verso i mercati orientali. Nel 1540 fu capitano della nave "Urca", che si recava in India. In seguito armò, ma non guidò personalmente, la "Espírito Santo" (1544) e la "Bom Jesus" (1551). Allo stesso tempo entrò nel ramo delle assicurazioni navali, che gli garantì enormi guadagni. La partecipazione ai traffici transoceanici consentì al G. di stringere forti legami con la Corona portoghese, che sovraintendeva a tutti i commerci con le colonie. Nel 1533 ottenne così da Giovanni III una patente che gli concedeva ampi privilegi, simili a quelli di cui godevano i mercanti tedeschi.
Tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Cinquecento avvenne il definitivo inserimento del G. nei ranghi dell'aristocrazia portoghese. Grazie alle sue ricchezze e al suo raffinato stile di vita, egli poteva ormai trattare da pari a pari con personaggi come João de Castro e Rodrigo Pinheiro, il colto e brillante vescovo di Angra, e praticare atti di munificenza, come la distribuzione di grano a prezzo di costo in tempo di carestia, che gli conciliarono il favore dei sovrani lusitani. Il G. poté così assicurare un brillante avvenire ai suoi figli naturali, Francesco e Luisa, di cui nel 1550 ottenne la legittimazione. Francesco fu, tra l'altro, ambasciatore in Francia e in Inghilterra e governatore di Bahia, mentre Luisa si sposò con don Francisco de Portugal, nipote di Vasco de Gama. Lo stesso G., poi, ottenne nel 1551 il titolo di nobile (fidalgo) e nel 1559 il diritto a fregiarsi di uno stemma gentilizio. Questi riconoscimenti non comportarono però un allentamento dei suoi rapporti con la colonia italiana di Lisbona. Al contrario, il G. offrì ben 3000 cruzados per il completamento della chiesa italiana della Madonna di Loreto, ottenendo in cambio il giuspatronato perpetuo della cappella maggiore (1551).
Ormai ricco e rispettato, il G. non abbandonò gli affari, ma rese la sua attività ancora più ampia e diversificata. In particolare, cominciò a dedicarsi massicciamente a operazioni di intermediazione bancaria per conto della monarchia portoghese. Le prime attestazioni di attività di questo genere risalgono alla metà degli anni Trenta, quando era associato al fratello Niccolò e alla compagnia di Giacomo Bardi. Già nel 1534, per esempio, inviò tramite una lettera di cambio il denaro necessario all'ambasciatore portoghese in Spagna. Tuttavia le sue operazioni bancarie divennero sempre più importanti a partire dagli anni Quaranta, quando egli stabilì proficue relazioni con la grande casa bancaria fiorentina dei Cavalcanti, attiva sulla piazza di Roma. In sostanza, i Cavalcanti anticipavano agli ambasciatori portoghesi accreditati presso la S. Sede e ai nobili lusitani che dovevano pagare le dispense matrimoniali le somme necessarie e venivano poi rimborsati tramite il Giraldi. Nel 1559, poi, G.B. Cavalcanti concluse un contratto con la Camera apostolica, in base al quale si impegnava a fornirle il denaro necessario per la sede vacante, ottenendo in cambio i quindenni e le mezze annate che la S. Sede doveva riscuotere in Portogallo. L'incarico di raccogliere queste somme venne affidato al fratello e socio del G., Niccolò, che in quest'occasione fu nominato delegato pontificio. Anche i curiali italiani non tardarono a rendersi conto della solidità della casa bancaria del Giraldi. Il potente cardinale Alessandro Farnese, per esempio, lo nominò suo mandatario per riscuotere i redditi delle prebende ecclesiastiche di cui godeva in Portogallo. Queste operazioni lasciano intravedere una rete di collegamenti internazionali, che ci è in larga parte sconosciuta, ma che dovette essere imponente. Basti pensare che nel 1547 la corrispondenza degli inviati portoghesi al concilio di Trento era trasmessa per mezzo dei Vivaldi, corrispondenti del G. a Genova.
Il G. continuò sempre ad affiancare alle operazioni di intermediazione bancaria le sue tradizionali attività commerciali. Ancora nella seconda metà degli anni Cinquanta si impegnò, in società con Diego de Castro, a importare tutti gli anni dall'India da 30.000 a 40.000 quintali di pepe. Tuttavia egli percepiva con chiarezza l'inizio della crisi del sistema coloniale portoghese in Asia e più volte espresse la volontà di ritirarsi da questi affari. Con la diminuzione dei suoi traffici in Asia, il G. manifestò però un crescente interesse per la colonizzazione del Brasile. Già nel 1547 ottenne da Jorge de Figueireido Correia, capitano donatario della Capitania di São Jorge dos Ilhéus, la concessione perpetua di alcune terre costiere, che comportava il diritto a edificare città e fortezze, a esercitare giustizia e a nominare giudici e ufficiali. In cambio, si impegnava a inviare almeno cento coloni, tra liberi e schiavi, a provvedere alla difesa della zona, costruire mulini e impianti per la lavorazione dello zucchero e del cotone, e a versare una parte dei prodotti al donatario della capitania. Purtroppo, si ignora l'entità degli investimenti e degli eventuali profitti realizzati dal G. nella colonia. Certo è che nel 1561 ampliò i suoi interessi nella zona, acquistando per 4825 cruzados l'intera capitania da Jerónimo de Alarção de Figueiredo, che l'aveva ereditata nel 1551. Al momento dell'acquisto, la Capitania era molto danneggiata a causa di scontri con gli indigeni, che avevano attaccato gli impianti di lavorazione dello zucchero. Non è chiaro se il G. sia riuscito a riportarvi la prosperità. Essa, comunque, passò senza contrasti nelle mani del figlio.
La mancanza di documentazione contabile impedisce di quantificare le dimensioni del giro d'affari del G. e la sua evoluzione nel tempo. Certo è che negli anni Cinquanta e Sessanta si parlava del suo banco come del più importante del Portogallo.
Probabilmente il G. raggiunse il vertice della prosperità poco prima della morte, che avvenne il 13 dic. 1565.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Raccolta Sebregondi, 2644 (albero genealogico della famiglia Giraldi); Corpo diplomatico portuguez contendo os actos e relações politicas e diplomaticas de Portugal com as diversas potencias do mundo, a cura di J. Da Silva Mendes Leal, Lisboa 1884, VI, pp. 32, 73, 137 s.; VII, p. 339; VIII, pp. 219 s., 245, 415, 445; X, a cura di J.C. de Freitas Moniz, ibid. 1891, p. 6; Letters of John III king of Portugal 1521-1557, a cura di J.D.M. Ford, Cambridge, MA, 1931, passim; Documentação ultramarina portuguesa, VI, Colleção de São Lourenço, I, a cura di E. Sanceau, Lisboa 1973, ad indicem; Academia portuguesa da historia, La correspondance des premiers nonces permanents au Portugal 1532-1553, a cura di C.M. De Witte, II, Lisboa 1980, ad indicem; I, ibid. 1986, ad indicem; A. Ademollo, Marietta de' Ricci ovvero Firenze al tempo dell'assedio, a cura di L. Passerini, V, Firenze 1845, pp. 1849-1851; D. Tiribilli Giuliani, Sommario storico delle famiglie toscane, II, Firenze 1862, ad vocem (spesso impreciso); Visconde de Sanches de Baena, Archivio heraldico genealogico, Lisboa 1872, p. 441; M.-F. de Barros y Souza, visconte de Santarém, Quadro elementar das relações políticas e diplomáticas de Portugal, XII, Lisboa 1874, p. 342; P. Peragallo, Cenni intorno alla colonia italiana in Portogallo nei secoli XIV, XV e XVI, in Miscellanea di storia italiana, s. 3, IX (1904), pp. 409-414; C. Malheiro Dias, Historia da colonizaçao portuguesa do Brasil, III, Porto 1924, p. 206; J. Denucé, Inventaire des Affaitadi banquiers italiens à Anvers de l'année 1568, Anvers 1934, ad indicem; C. Verlinden, La colonie italienne de Lisbone et le développement de l'économie metropolitaine et coloniale portugaise, in Studi in onore di Armando Sapori, Milano 1957, p. 626; V. Rau, Um grande mercador-banqueiro italiano em Portugal: Lucas G., in Estudos italianos em Portugal, XXIV (1965), pp. 3-35 (con ulterio-re bibliografia); M. Spallanzani, G. Da Empoli mercante, navigatore fiorentino, Firenze 1984, ad indicem.