CALBO, Luca
Nacque a Venezia il 26 dic. 1622, secondo dei quattro figli di Giovan Battista (1594-1629). di Alvise e di Lucia di Luca Molin. Della sua carnera politica, tutto sommato di modesto rilievo - lo sappiamo presidente del Collegio dei venti savi nel 1673 - è individuabile il periodo trascorso a Feltre, dal 24 maggio 1648 al 9 ott. 1649, in qualità di podestà e capitano. Con scrupolo assolve le sue funzioni: ispeziona le "armerie" della città; cerca di rimettere in sesto la "compagnia de' scolari bombardieri", 200 secondo i "roli", in realtà 79, parecchi "vecchi impotenti", tutti male in arnese; visita la diroccata dimora del castellano di Quero e ne preventiva il restauro; sceglie di persona i 24 "huomini da remo" chiesti da Venezia per l'"armata da mare"; vigila sugli eccessivi disboscamenti; regola gli "incanti… de' publici datii".
La guerra di Candia, allora in corso, esige forniture e tributi; il che però obbliga il C., pur zelante apologeta della Repubblica quale "antemurale del Christianesimo", a verificare le condizioni di una gente "più che mai povera e piena de' bisogni". Fa incetta di "biava da cavallo", di avena per mandarla a Venezia, ma i quantitativi sono assai minori del previsto perché "molti la trattengono per mangiarla non sapendo in che altro modo sostentarsi". Convoca i "rappresentanti principali delle fraglie et altre radunanze di devotione"; inutile tuttavia si sforzi di indurli a generose sovvenzioni, "trattandosi di impiegare dinaro contra nemici della santa fede", ché "ogn'uno" replica col "commiserare la sua povertà". Né il C. restava insensibile: sapeva d'altronde quale tragedia fosse un Monte di pietà privo di mezzi per i poveri, i cui lamenti lo intenerivano "sin nelle viscere"; e soprattutto lo angosciava l'estrema "penuria di biade", assai più grave di quello che "possa incontrarsi in altri luoghi". Di qui le continue richieste a Venezia di di tratte di frumento, di "sorgo turco", di "miglio o di qual altra sorte di biava minuta". E l'assidua cura pel "fontico… sostento principale di queste genti" - retto da lui, che non vale "per più di un sol voto appo gli altri", e da 10 "deputati e sindici" provenienti dal Consiglio cittadino - lo portava a capire come le miserande condizioni dei più non fossero solo un oggettivo ineliminabile retaggio di una terra arida e ingrata, di un clima aspro e inclemente. Ben precise gli apparivano le responsabilità dei "signori deputati", sensibili solo all'"interesse particolare", instancabili nel pretendere, con "ingorde istanze", di "alterare i prezzi alle biade, non restando né meno contenti di augumento ragionevole". Egoismo ed avidità contro cui il C., non senza coraggio, suggeriva di modificare l'ordinamento del fontico al Senato, che pur l'aveva a suo tempo approvato. Un certo coraggio ci voleva pure nel chiedere di allargare - purché non più di 4 fossero i membri di una stessa famiglia, non più di 21 parenti "in primo grado" - a 100 la composizione del Consiglio, che, coi suoi 70 componenti appartenenti a 23 famiglie, si presentava, secondo il severo giudizio del C., come una rapace consorteria colpevole della "soggettione durissima de' cittadini, popolo e artisti".
Il C. morì a Venezia il 28 marzo 1688.
Dal matrimonio, celebrato il 7 sett. 1644, con Chiara di Girolamo Morosini nascono cinque figli. Il suo più noto, Giovan Battista (1645-1730), ferito in combattimento a Candia nel 1668, vi è nel 1669 commissario dei viveri e delle munizioni e, dopo la pace del 46 settembre, è consegnato come ostaggio ai Turchi; provveditore a Peschiera nel 1679, provveditor straordinario a Cattaro nel 1686, partecipa attivamente nel 1688 all'assedio di Castelnuovo. Degli altri, Girolamo (nato nel 1648) si fece cappuccino; Luigi (1649-1668) morì a Candia in seguito ad una moschettata turca; GiovanniMarco (nato nel 1654) morì probabilmente giovanissimo; Federico (1661-1742) fu consigliere, sopra gli atti, regolatore sopra i dazi, capitano a Raspo, governatore all'entrate, provveditore al sale nonché membro del Consiglio dei dieci e del Senato.
Fonti e Bibl.: I dispacci del C. dal 27 maggio 1648 al 9 ott. 1649 in Arch. di Stato di Venezia, Senato. Dispacci rettori. Feltre 1648-1649 (la relazione del reggimento di Feltre presentata al Collegio il 13 ott. 1649 è stata pubblicata da G. Menghini a Belluno nel 1885); Ibid, Avogaria di Comun. Nascite, reg. 8, c. 50r; Ibid., Matrimoni, reg. 5, c. 52r; Ibid., Necrologi dei nobili, busta 159, ad diem;A. Cambruzzi, Storia di Feltre, III, Feltre 1886, pp. 232-237; M. Gaggia, Le relazioni dei podestà veneti di Feltre, in Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore, X(1938), p. 976.