BONFIGLIO (Bonfio), Luca
Nacque verso il 1470 a Padova, dove la nobile famiglia dei Bonfigli si era rifugiata nel 1450, dopo essere stata espulsa da Bologna. Nulla sappiamo della sua formazione giovanile, che fu certamente orientata verso gli studi umanistici. Indirizzatosi alla carriera ecclesiastica, divenne prete e poi preposito della chiesa di S. Sofia della sua città natale. Verso il 1515 fu nominato cameriere segreto (cubicularius) di Leone X, forse per interessamento del suo amico e protettore Pietro Bembo. Per molti anni aspirò alla nomina di canonico della cattedrale, ma il suo desiderio trovò sempre molte ostilità, e solo nel 1526, quando riuscì ad istituire a proprie spese un nuovo posto, poté finalmente occupare questo stallo soprannumerario. Si adoperò allora presso i suoi amici a Roma, affinché Clemente VII concedesse anche a Padova la istituzione del decanato: esaudita questa richiesta, il B. divenne nel 1529 pacifico possessore di un seggio di canonico e primo decano di Padova. Nello stesso anno ottenne la nomina a segretario del cardinale Campeggi, il quale lo ricorda due volte nelle sue lettere, senza però alcun particolare rilievo.
Al seguito di questo cardinale, dopo l'incoronazione di Carlo V a Bologna, il B. partì per la dieta di Augusta (giugno 1530). A questa dieta imperiale, certo a nome del suo protettore, aveva sollecitato ancora una volta l'intervento di Erasmo da Rotterdam, il quale però in una lettera, mentre ringraziava l'amico per avergli inviato un libro del Leonico, forse il dialogo Bembus sive de essentia animi (Venezia 1530), declinava l'invito, adducendo come motivo la malferma salute e la convinzione di non poter portare alcun aiuto "in negotio tam perplexo" (epist. 2347). Nell'inverno del 1531-32 il B. fu a Bruxelles, dove conobbe Aleardo e Cornelio Agrippa, coi quali conservò rapporti d'amicizia, come si può ricavare dai pochi cenni nella corrispondenza degli Agrippa del novembre-dicembre 1532 (Archivio Vat., Germania, 15 f.18, e Agrippa, E. 993, 1002, 1011, 1013-104, 1029). In quello stesso anno il B., rientrato a Padova, rinunciava al decanato in favore di un nipote e il 13agosto chiedeva a Clemente VII il permesso di trasferirsi a Roma (Archivio Segreto Vat., Lettere dei Principi, 8 f. 35). Sembra che la domanda non abbia avuto esito positivo, perché il B. continuò a dividere la sua dimora tra Padova e Venezia. In questa città nel 1533 andò ad incontrare Giorgio Sabino per rinnovare con lui un'amicizia già iniziata ad Amburgo, l'ebbe anzi ospite, se il Sabino dice d'avere visto presso di lui delle lettere inviategli da Erasmo da Rotterdam: probabilmente si tratta dell'unica lettera a noi nota e già citata.
Il B. morì a Padova il 7 luglio 1540e fu sepolto nella basilica di S. Giustina.
Fu ammirato come uomo di dottrina e d'ingegno ed ebbe l'amicizia di molti studiosi del suo tempo: in particolare godette il favore dei tre cardinali Pietro Bembo, Marco Cornaro e Lorenzo Campegi. I contemporanei gli riconobbero una rara perizia nello scrivere in lingua latina: anzi il Parrasio in una lettera gli rivolge questa lode: "Viget in te Livii lactea vis eloquentiae, viget humanitas, viget urbana consuetudo". Ma ai suoi amici italiani e stranieri il B. offrì soltanto dotte conversazioni e inviò loro qualche rara lettera e nulla più: non sembra abbia composto alcuna opera letteraria, perché il coro plaudente degli amici non avrebbe certo mancato di ricordarla. Noi dobbiamo accontentarci di registrare l'eco di queste lodi, dato che le poche testimonianze non lasciano. intravedere in lui un'assidua attività di studioso e della sua epistolografia biblio-erudita ci sono pervenute soltanto due insignificanti lettere, delle quali l'una è conservata nel cod. V F 19 della Bibl. Naz. di Napoli, l'altra si trova nel cod. Marciano Ital. V 64-65 f. 15, inviata da Venezia a Pier Paolo Vergerio il 3 giugno 1533, per dare notizie di un certo prete Phylletto, che si era posto al servizio del card. Gasparo Contarini.
Al B. sono dedicate da Pierio Valeriano (Bolzani) la traduzione latina del De aulicorum erumnis di Luciano (Roma 1516)e una elegia inedita che si legge nel cod. 68 della Biblioteca del seminario di Belluno. Qualche anno dopo Nic. Leonico (Tomeo), nelle sue prefazioni ai Parva Naturalia di Aristotele, gli dedica il De somno et vigilia (Venezia 1523)e lo fa poi suo principale interlocutore nel dialogo Alverotus sive de tribus animorum vehiculis (Venezia 1524). In una lirica inedita indirizzata al B. (Padova, Bibl. del seminario, cod. 19, f. 179v)Girolamo Bologni (Bononius) esprime alcune lodi generiche dell'amico, né danno notizie più precise, fra le convenzionali parole celebrative del B., Giorgio Sabino nel suo Hodoeporicon Itineris Italici e Francesco Arsilli nel De poetis urbanis (distici 124-127). Il B. pose il suo ex libris su due manoscritti greci: nel Bolognese Archigym. A I 2, che conserva un commento al libro di Giobbe, e nel Bodl. Canonicianus gr. 86 contenente gli Idilli di Teocrito, l'Ecuba e l'Oreste di Euripide, l'Aiace e l'Edipore di Sofocle. Dal possesso di questi due codici e dalle citazioni greche fatte dal Parrasio nella sua lettera si può presumere che il B. avesse qualche cognizione della lingua greca.
Fonti e Bibl.: Le poche notizie sulla vita del B. si ricavano dalle seguenti opere: Opus Epistolarum Des. Erasmi Roterodami, a cura di P. S. Allen-H. M.Allen, VIII, Oxford 1934, p. 437;B. Scardeone, De antiquitate urbis Patavii et claris civibus Patavinis, Basileae 1560, p. 145;F. S. Dondi dall'Orologio, Serie cronologico-istor. dei canonici di Padova, Padova 1805, p. 30;G. Vedova, Biografia degli scrittori Padovani, I, Padova 1832, pp. 127-128. Cfr. anche Aristoteles, Parva naturalia,interprete Nic. Leoniceno Thomaeo, Venetiis 1523, pp. 142-143;N. Leoniceno, Dialogi, Venezia 1524, pp. XXX-XLII; G. Sabino, Poemata, Lipsiae 1558, ff. E7 e i7 ; A. Giano Parrasio, Quaesita per epistolam, Neapoli 1771, pp. 34-36;F. Arsilli, De poetis urbanis, in G. Tiraboschi, Storia della lett. ital., VII, 4, Modena 1792, p. 1660;F. Dittrich, Regesten und Briefe des card. Gasparo Contarini, Braunsberg 1881, p. 76; Nuntiaturberichte aus Deutschland, 1553-1559, VI, Berlin 1910, p. 48;A. Renaudet, Erasme et l'Italie, Genève 1954, pp. 211, 215, 220;P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, London 1963, p. 469;II, London 1967, pp. 11, 374, 497.Dei codici greci del B. diede per primo notizia T. W. Allen, Notes on Greek manuscripts in Italian Libraries, London 1890, p. 32.