BAUDO, Luca (Luca da Novara)
Figlio di Ambrogio; non è precisabile se questo pittore fosse nativo oriundo di Novara; comunque se ne ha notizia soltanto a Genova a partire dal 1491, quando risulta aver sposato Bianchinetta, sorella del pittore Giovanni Barbagelata. Considerando anche i caratteri delle prime opere note si può situare l'epoca della sua nascita intorno al 1460-1465. Firmato e datato 1493 è il Presepio già nell'oratorio dei Cambiaso a Torre di Pra (Genova) ed ora nella Galleria del Palazzo Bianco; in quello stesso anno il B. risulta incaricato di dipingere un altare (ancona o polittico) dai carmelitani di Promontorio (Genova). Del 1497 è la Presentazione del Bambino al tempio del museo di Le Mans e la pala con S. Agostino tra S. Monica e S. Ambrogio dipinta per la cappella di Gerolamo e Battista Lomellini in S. Teodoro, ed ora conservata - priva di cornice, cimasa e predella - presso i conti Balduino; i documenti di quel medesimo anno menzionano un ritratto di certo Eustachio Parenti e un polittico da eseguirsi in collaborazione con Francesco da Pavia per una chiesa di Bonifacio in Corsica, opera che dovette ottenere un certo successo dato che le carte degli anni 1500 e 1503 mostrano il B. impegnato in altri due dipinti per la medesima città: una Madonna del Rosario per la chiesa di S. Domenico e una Madonna tra i ss. Apollonia e Gerolamo, Chiara e Gottardo per altra chiesa, probabilmente dedicata a S. Gerolamo. Per tre anni consecutivi, dal 1498 al 1500, ebbe la carica di console dell'Arte dei pittori. Datate rispettivamente al 1499, 1501, 1503, oltre che firmate, sono la tavoletta con l'Adorazione del Bambino nella pinacoteca civica di Savona, la Natività del museo Poldi Pezzoli di Milano e il trittico di S. Bartolomeo tra s. Giovanni Battista e S. Caterina nella parrocchiale di Pontedassio (Imperia). Nel 1506, sempre a Genova, doveva ridipingere "in recenti modo" un'antica ancona con S. Orsola in S. Domenico e nel 1508 doveva eseguirne una per la casaccia (confraternita) di S. Giacomo delle Fucine con S. Giacomo tra i ss. Battista e Andrea.L'ultimo atto sottoscritto dal B. è del febbraio del 1509, quando prometteva di terminare per la prossima, Pasqua una tavola per il monastero di S. Maria della Pace. Alla fine dell'anno seguente era morto, lasciando incompiuta un'opera importante: una tavola con la Vergine tra i santi protettori della città, Battista e Giorgio, che già dal 1507 gli era stata commessa per la sala del Senato. La bottega nella contrada di Scurreria, che il B. aveva tenuto dal 1495, nel 1511 veniva locata al giovane pittore pavese Bernardino Fasolo dalla vedova Bianchinetta, che si proponeva di portare a termine le opere lasciate incompiute dal marito e di aiutare eventualmente il Fasolo per nuove commissioni.
Nel catalogo dei dipinti del B., superstiti o quanto meno identificati, a quelli citati - certi anche cronologicamente per documenti o segnature - possono aggiungersi le due tavole con i SS. Eligio ed Ampelio (scomparti laterali di un polittico smembrato) nella cattedrale di Albenga, e il polittico del Beato Iacopo da Varagine nella chiesa di S. Domenico a Varazze, ove però sembra autografo del B. lo scomparto con il Presepe piùdi quelli con il titolare e altri due Beati domenicani; dovuti ad un diverso collaboratore sono invece quelli con S. Caterina da Siena e S. Maria Maddalena.Non è invece sostenibile l'attribuzione al B. della Presentazione al tempio apparsa alla mostra del Gotico e Rinascimento in Piemonte (Torino 1939), e dubbia permane quella del S. Michele Arcangelo del museo civico di Vicenza.
Il B. è figura di certo rilievo nel provinciale e arcaicizzante ambiente artistico genovese tra Quattro e Cinquecento. Le opere reperite, per quanto limitino la sicura conoscenza di lui ad un decennio (1493-1503), consentono di avvertire la tendenza a ridurre descrizioni e decorazioni, dapprima sovrabbondanti, per impianti e forme più semplici e monumentali, mentre la vivacità della diffusa illuminazione e della contrastata cromia cede sempre più alla esaltazione di una luce precisata nella direzione e indagata negli effetti: da essa l'attutito colore trae ora fredde ora profonde sonorità metalliche, e la figura, meno stereotipata e legnosa, più cosciente e naturale costruzione. Se l'esempio del Foppa, operoso anche a Genova dal 1461 al '90, fu capitale per tutti i maestri locali, nessuno pare averlo meditato più del B., anche se - a parte le diverse possibilità e quindi raggiungimenti - un diverso temperamento non gli consentì di avvicinarsi al mondo eroico del Lombardo, e le sue figure, devote o sorprese in sonnolente meditazioni, risultano psicologicamente più vicine a quelle del Brea, di Nicolò Corso, ed anche del Bergognone: quest'ultimo artista peraltro richiamato dalla tendenza a basse e grigie tonalità.
Uno dei figli del B., Giovanni detto Giovannetto, nato nel 1503, nel 1516 era affidato "pro famulo et discipulo" a Bernardino Fasolo; nel 1526 sposava Ippolita di Antonio Baratti milanese, valente ricamatore. Fu pittore - a quanto risulta - di modeste risorse. Un suo figlio, Aurelio, è menzionato come ricamatore nel 1545.
Bibl.: F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al sec.XVI, II, Genova 15-13, pp. 108-111, 18, 205-225, 364, 386, 468; III, ibid. 1874, pp. 247, 298; M. Salmi, L. B. da Novara, in Bollett. d'arte, s. 2, V (1925-26), pp. 502-512; A. M. Brizio, La pittura in Piemonte dall'età romanica al Cinquecento, Torino 1942, pp. 80, 92; A. Morassi (e G. V. Castelnovi), Capolavori della pittura a Genova, Milano 1951, pp. 16, 45 (con ulteriore bibliografia); G. V. Castelnovi, Giovanni Barbagelata, in Bollett. d'arte, XXXVI(1951), pp. 211, 220, 222; Id., Mostra di opere d'arte restaurate (cat.), Quaderno n. 6 della Soprintendenza alle Gallerie della Liguria, Genova 1956, pp. 26-29; F. Barbieri, Il museo civico di Vicenza, Venezia 1962, I, pp. 89-92.