ASSARINO, Luca
Nato (come pare ormai certo) a Potosi nelle Indie il 18 ott. 1602, da Antonio, nobile genovese in cerca di fortuna, e da Giovanna di Relux, donna di origine cantabra (e non calabra, secondo, il facile equivoco di alcuni suoi biografi), ossia portoghese, trascorse la giovinezza a S. Margherita Ligure, dove il padre si era ridotto dopo il ritorno in patria. Nel 1618 sposò Geronima, figlia del notaio G. B. Pino. Nel 1619, per aver assassinato un gìovane, fu punito con dieci anni di relegazione in Corsica. Graziato nel 1625, dopo aver scontato circa metà della pena, gli fu forza arruolarsi nelle milizie del capitano G. Rivarola, con le quali partecipò, pare valorosamente, alle guerre della Repubblica di Genova contro il duca Carlo Emanuele I di Savoia. L'indole turbolenta e indisciplinata lo indusse, l'anno successivo, ad abbandonare la compagnia di B. Spinola, della quale era passato a far parte, e fu perciò condannato di nuovo ad un anno di relegazione in Ventimiglia e a servir gratis nell'esercito. Infine, nel maggio 1627, riuscì, in seguito ad una supplica del padre, a liberarsi dalla catena militare, cui l'aveva costretto il grave fallo giovanile; ma gli fu imposto di non avvicinarsi più di dieci miglia al luogo dove abitava la parte offesa. Le sue traversie non erano però destinate a finire così presto. Nello stesso 1627, pare per una montatura della famiglia del giovane da lui ucciso, fu accusato dell'assassinio del suocero; e subì in conseguenza di questa denuncia la prigione e la tortura. Sebbene la sua colpevolezza non fosse provata, fu condannato a tre anni di relegazione in Savona. Durante il viaggio di trasferimento da un carcere all'altro, egli riuscì a sfuggire alla sorveglianza della scorta; ma poi si costituì, ottenendo la liberazione con una cauzione di 500 scudi, che la moglie era riuscita faticosamente a raggranellare. Sappiamo che dalla moglie Geronima ebbe almeno due figli, Niccolò e G. B. Silvio, il quale ultimo, dapprima frate e poi sacerdote secolare, si distinse più tardi nel seguire le orme disordinate del padre. Dopo la morte di Geronima, l'A. sposò Ottavia Battezzati, che doveva seguirlo nelle sue successive e più fortunate avventure.
L'insieme di queste prime vicende familiari ci dà un'immagine abbastanza precisa del carattere e dei costumi dell'A., che aveva conosciuto per ben tre volte la prigione, aveva assassinato un uomo ed era stato accusato della morte di un altro, prima ancora di giungere ai venticinque anni di età. Comincia a questo punto la storia della sua attività letteraria, politica, storica e giomalistica, non meno densa di avvenimenti imprevisti e nondimeno punteggiata di vaste zone d'ombra, come avviene del resto per quasi tutti i numerosissimi avventurieri della penna del Seicento.
Fu sospettato, per esempio, di aver partecipato alla congiura di G. C. Vachero (1627-28); ma le accuse non furono allora provate, né noi abbiamo oggi elementi più certi per smentirle o riconfermarle. Negli anni successivi, comunque, l'A. si fa meno clamorosamente notare. Lo ritroviamo nel 1635 autore di un romanzo, La Stratonica, apparso in quell'anno a Venezia: si tratta di un mediocre esemplare di quel genere allora praticatissimo il cui unico pregio consiste ai nostri occhi nell'eccesso preterintenzionalmente umoristico di invenzioni drammatiche e di colpi di scena, in un ambiente esotico quanto mai fittizio e illusorio. Esso ebbe a suo tempo un buon successo, testimoniato dalle numerose ristampe (Venezia 1638, 1639, 1642, 1644, 1676 e 1697; Macerata 1636; Genova 1647; trad. francese, Parigi 1641). In questo periodo l'A. si dedica ad una produzione di carattere prevalentemente letterario, nella quale spiccano un secondo romanzo, L'Armelinda, Bologna 1640 (altre ediz.: Venezia 1640 e 1653; trad. francese, Parigi 1646), una raccolta di vari componimenti in prosa e in verso, intitolata Zampilli d'Ippocrene,parti 3, Genova 1642 (altre ediz.: Bologna 1642; soltanto le parti II e III, Genova 1645), e i Ragguagli d'Amore del Regno di Cipro,Bologna 1642 (altre ediz.: Venezia 1646 e 1654).
Creatosi così un nome abbastanza noto in Italia e all'estero, l'A. passò a sfruttarlo in forme più lucrative, inserendosi nel gioco politico e diplomatico degli stati che avevano rapporti con la Repubblica di Genova. Già nel 1638 aveva indirizzato al cardinale Maurizio di Savoia, di passaggio per Genova, una canzone celebrativa, che gli cagionò fastidi da parte del suo governo, desideroso di mantenersi neutrale nei conflitti interni del Piemonte. Qualche anno più tardi fondò un giornale, che chiamò Il Sincero,e che può considerarsi la più antica gazzetta italiana fregiata di un proprio titolo. L'attività di "novellista" dell'A. durò sicuramente dall'aprile 1646 al marzo 1652; ma si hanno indizi che egli la continuò anche in seguito, almeno fino al 1657. Oltre al Sincero,l'A. compilava anche "novellari" più riservati, che trasmetteva in gran segreto ai governi e alle rappresentanze diplomatiche, che gliene facessero richiesta. In questo periodo egli viene precisando il suo atteggiamento politico, che è quasi sempre favorevole alla Francia e, in Italia, agli alleati della Francia: in particolare, dunque, alla duchessa Maria Cristina di Savoia e ai duchi di Mantova, dei quali sarà successivamente un protetto. Naturalmente, non si può pretendere che questa scelta abbia da parte dell'A. caratteri di linearità e di coerenza assoluta; essa è tuttavia preminente e centrale nella sua attività politica di parecchi decenni.
Nel periodo del Sincero, l'A. intrattiene rapporti frequentissimi con la corte di Torino, attraverso il marchese di S. Tommaso, segretario di stato, con quella di Parigi, attraverso lo stesso cardinale Mazzarino, e con la Repubblica di Lucca, attraverso il segretario O. Orsucci, al quale egli probabilmente trasmetteva, spacciandole come primizie assolute, le informazioni che il Mazzarino si premurava di inviare a lui come a qualunque altro corrispondente o agente della Francia in Europa. Nel 1644 appaiono a Genova le prime due parti della storia Delle rivoluzioni di Catalogna (ristampata a Bologna nel 1645 e, aumentata delle parti III e IV, a Genova nel 1647), scritta con spirito moderatamente filofrancese. Quest'opera, che inizia la carriera storiografica dell'A., si ispira evidentemente a quella miriade di compilazioni contemporanee, che trattano le discordie inteme, le ribellioni e le rivoluzioni civili e religiose degli stati europei (Bentivoglio, Davila, Gualdo Priorato, ecc.).
L'A. volle donare le ultime due parti delle Rivoluzioni e un'altra operetta di carattere religioso, la Vita e miracoli di S. Antonio da Padova (Genova 1646), alla duchessa Maria Cristina di Savoia. Questo abile gesto e i precedenti rapporti con i politici piemontesi gli aprirono le porte della corte di Torino. Nel 1649, ricevute le lettere patenti di istoriografo palatino, si trasferì a Torino, dove seppe ben approfittare della benevolenza manifestatagli. Nondimeno, la pretesa fedeltà alla politica francese e piemontese non impedì all'A. di entrare, nel 1660, al servizio del principe Trivulzio, governatore di Milano; ma il soggiorno in questa città durò poco. Nel 1661 egli era già a Mantova, presso il duca Carlo II, e qualche mese più tardi a Casale, dove ebbe rapporti con il governatore Francesco Rolando Dalla Valle e con suo figlio Alfonso. Qui scrisse e pubblicò, nello stesso anno, un'operetta intitolata Sensi di L. A. intorno ad un ritratto dei Serenissimo di Mantova (Carlo II) suo Padrone esposto nell'anticamera dellIll.mo e Ecc.mo Signor Marchese Dalla Valle Governatore Generale del Monferrato dedicati all'Ill.mo Ecc. Consiglio di Stato e nobiltà di Casale,la quale contiene, oltre all'illustrazione del ritratto del duca, anche una descrizione di Casale.
Rientrato a Mantova, attese alla composizione della sua Istoria delle guerre d'Italia.Fra il 1662 e il 1663 l'A. fu di nuovo a Milano presso il Trivulzio. Qui cominciò a pubblicare la sua opera più importante: Delle guerre e successi d'Italia,Tomo primo, nel quale con maniere assai diverse d'alcuni altri historici moderni vgngon narrate tutte le più notabili cose avvenute dall'anno 1613 fino al 1630..., Milano s 4 (ma presumibilmente 1662, anno in cui e segnata la dedicatoria del libro alrimperatore Leopoldo I). Il valore storico dell'opera è molto dubbio, anche perché, come vedremo, l'A. non esitò a modificarne parti e giudizi per assecondare i signori che, di volta in volta, ebbero la possibilità d'influire su di lui. Comunque, la pubblicazione delle Guerre e successi d'Italia accrebbe la fama dello scrittore e gli giovò anche un richiamo alla corte di Torino da parte del duca Carlo Emanuele II.
L'A. s'impegnò allora a una revisione della sua opera storica, il cui primo frutto fu la ristampa torinese del 1665,ritoccata e migliorata, del primo volume apparso a Milano alcuni anni prima. Gli altri due tomi annunciati furono da lui portati ad uno avanzato stato di composizione: abbiamo la certezza che nel 1672, quando egli morì, il secondo volume era pronto per apparire in pubblico. Ma tutto il materiale lasciato dall'A. rimase inedito, e il motivo ci è oscuro, e in parte inesplicabile, poiché non c'è dubbio che l'A. dové modellare la storia d'Italia secondo un intendimento non lontano da quello dello stesso duca, che probabilmente lo aveva stipendiato proprio allo scopo di avere un'interpretazione assai parziale delle vicende storiche alle quali egli o sua madre, la duchessa Maria Cristina, avevano personalmente partecipato. Può darsi nondimeno che l'A. avesse inserito, nella sua stesura, altri punti di vista, se èvero, come par certo, che nel 1666egli trasmise un esemplare dell'Istoria al Senato genovese richiedendo notizie per il secondo volume e ricevendone denaro per scrivere della repubblica ciò che ai suoi reggitori conveniva.
La parte più interessante di quest'ultimo soggiorno torinese dell'A. è costituita però dai rapporti segreti che egli ebbe, come corrispondente e informatore, con vari altri stati della penisola. Pur avendo ricevuto da poco dal duca Carlo Emanuele II l'altissima onorificenza di S. Maurizio, l'A. non si fece scrupolo di tentare approcci con la Repubblica di Venezia, andati a monte unicamente perché questa desiderava imporgli condizioni troppo rigorose. Nel 1667 egli si profferì servitore alla Repubblica di Genova, che accettò le sue offerte e probabilmente n'ebbe il guadagno di pagargli profumatamente notizie di scarsa importanza e di nessuna segretezza. Intrattenne poi rapporti con Baldassare Messerati, conte di Casalborgone, già un tempo partigiano dei principi Maurizio e Tommaso, quindi esule a Milano e legato agli interessi spagnoli; infine, riuscì a penetrare presso lo stesso duca d'Ossuna, governatore di Milano. Iniziò così un complicato gioco spionistico, poiché l'A., risiedendo a Torino e servendo nello stesso tempo Genova e Spagna, vendeva notizie a ciascuno dei suoi tre padroni, sottraendole contemporaneamente agli altri due. La Repubblica di Genova fu la prima ad accorgersi delle trame dell'A.: per mezzo di un suo agente a Milano, riuscì infatti a scoprire tutti i maneggi intercorsi fra il duca d'Ossuna e l'A. fra il 1669 e il 1671. Ma la scoperta non ebbe conseguenze. L'A. doveva infatti morire di li a poco a Torino, il 18 ott. 1672, lasciando la moglie in condizioni di mediocre agiatezza, nonostante tutto il suo affaccendarsi e il suo intrigare.
Altre opere dell'A.: Lettere diverse,Milano 1638(altra ediz. Venezia 1640); Scielta di lettere,Milano 1650;Nuova scielta di lettere,Venezia 1653; Le Maraviglie dell'Arsenale di Venezia. Riflessioni ossequiose,Venezia 1639; L'Anotomia della Rettorica,Venetia 1641; Il Demetrio,Bologna 1643; Il tormento vilipeso o sia il martirio dei S.S. Alfio, Filadelfo e Cirino,Bologna 1643; Novo Ercole,Genova 1647; I giuochi di fortuna, o sia gli avvenimenti di Astiage, e di Mandane Principi della Siria,Venezia 1655 e 1656; Dialoghi morali,Torino 1663; I lavori d'Aracne, Poesie senza metro per le seconde nozze del Ser.mo Carlo Emanuele II duca di Savoja,Torino 1665.
Bibl.: G. M. Mazzuchelii, Gli Scrittori d'Italia,I, 2, Brescia 1753, pp. 1170 s. (con, bibl. precedente); E. Ricotti, Della veracità di alcuni scrittori di storie italiane del sec. XVII - nota e documenti -, in Atti d. R. Accad. d. Scienze di Torino,III (1867-68), pp. 485-498 (e partic. pp. 491 s.); G. Bongi, Le prime gazzette in Italia,in Nuova Antologia,XI(1869), pp. 339 s.; G. Claretta, Sulle avventure di L. A. e Gerolamo Brusoni, chiamati alla Corte di Savoia nel sec. XVII ed eletti istoriografi ducali, in Atti d. R. Accad. d. Scienze di Torino, VIII(1872-73), pp. 112-141 (i documenti relativi al saggio sono pubblicati a pp. 538-541); A. Neri, Curiose avventure di L. A. genovese, storico romanziere e giornalista del sec. XVII,in Giorn. ligustico di archeologia, storia e belle arti,I (1874), pp. 462-473; II (1875), pp. 10-37; G. Claretta, La vedova dello storico genovese L. A.,Genova s.d. [ma 1892], estr. dal Giornale ligustico...,XIX (1892); Id., Di alcune vicende domestiche dello storiografo di Savoia L. A.,in Giornale ligustico di archeologia, storia e belle arti,XXI (1896), pp. 375-389; A. Ferretto, Documenti inediti intorno a L.A., istoriografo dei Duchi di Savoia,in Miscell. di studi storici in onore di A. Manno,II, Torino 1912, pp. 47-58; G. Giorcelli, L. A., in Riv. di storia, arte, archeologia per la prov. di Alessandria,III,28 (1919), fasc. X, pp. 61-68; O. Pastine, La Repubblica di Venezia e le Gazzette. Vita politica ed attività giornalistica (sec. XVII-XVIII), Genova 1923, pp. 47-49; B. Maineri, Curiosità giornalistiche,in La Lettura,XXIV (1924), n. 11, p. 876; Id., Il più antico giornalista italiano, in Il Marzocco, XXI, 25 luglio 1926, p. 3; A. Belloni, Il Seicento, Milano s.d. [ma 1947], pp. 80, 503 s.