COLOMBO (Colomba, Columba), Luca Antonio
Figlio del pittore, stuccatore e architetto Giovanni Battista, nacque ad Arogno (Canton Ticino) il 19 febbr. 1661; allievo del padre, probabilmente lo seguì nei suoi viaggi attraverso l'Europa centrale. Sposò Annamaria, figlia di Giovanni Carloni di Scaria dalla quale non ebbe figli, tanto che nel 1726 nominò erede il fratello Angelo Domenico con i suoi figli. Pittore decoratore, fu al servizio di Eugenio di Savoia per il quale lavorò a Vienna, Pest e Praga (Thiemé-Becker). Il suo nome compare nei conti del 1710-11 del castello di Ludwigsburg, dove egli giunse da Praga, presentato da Eugenio di Savoia al duca di Württemberg Eberardo Ludovico (Fleischhauer, 1958, p. 156). Nel 1711 l'artista lavorava anche a Fulda dove dipinse, nei pennacchi della cupola del duomo, i Quattro Evangelisti (tuttora conservati). Intanto procedeva la fabbrica del castello di Ludwigsburg, dove nel 1715 il C. sovrintendeva ai lavori di affresco. Il C. fu pittore di corte sino alla morte dei duca (1733); lavorò allora anche in altre zone della Germania. Nel 1734 fu licenziato.
Negli anni 1711-1724 il C. aveva ricevuto dal duca numerose commissioni sia a Ludwigsburg sia a Stoccarda. Con la venuta dei pittori Carlo Innocenzo CarIoni e Pietro Scotti, la sua fama cominciò a scemare ed egli fu costretto a cedere ai suoi rivali le imprese a fresco più rilevanti. La sua opera più importante a Ludwigsburg, il soffitto del 1711 nella sala grande dell'"Ordensbau", fu distrutta dall'acqua e sostituita già nel 1729-31 da una decorazione di P. Scotti e G. Baroffio; sulle pareti restano ancora oggi i putti e il ritratto del duca dipinti dal Colombo. Anche le pitture (eseguite nel 1722) della sala ovale dei marescialli o cavalieri non esistono più, perché nel 1746 al posto della sala fu sistemata la cappella di corte evangelica (si può avere una idea di questi lavori dalle incisioni del capomastro di Ludwigsburg, Frisoni: Fleischhauer, 1958. tav. 149).
Molte opere del C. ci sono note solo attraverso i documenti; così quelle di Stoccarda del 1711-12 nel "Prinzenbau", del 1712-13 nel castello, del 1715 nel "Grosses Lusthaus". A Ludwigsburg si conservano: le quadrature con temi relativi ad Ercole (1711-12) nelle scale dell'"Odensbau" (ibid., tav. 105); la decorazione architettonica illusionistica con le figure di Giove e di Ercole, oltre a finte statue di eroi, omaggio allegorico al duca, dipinta nel 1712 sul soffitto e sulle pareti della scala del "Prinzenbau" (ibid., tav. 109); l'affiresco con gli Dei dell'Olimpo e la Gigantomachia dipinto nel 1716 sul soffitto della galleria orientale degli specchi; l'affresco del 1717 sul soffitto dei "padiglione orientale", rappresentante una architettura illusionistica con le figure allegoriche delle Quattro stagioni, di Geni con corone di stelle e di Quattro divinità fluviali con ninfe (ibid., tav. 141); la pittura al centro dei ricchi stucchi del soffitto della "Marmorsaletta" nel "padiglione occidentale" con Apollo, le arti e le scienze, del 1716 (ibid., tav. 143); gli affreschi con Scene bibliche (1719-1723) nelle tre conche absidali e sotto la tribuna dei principe nella cappella del castello (l'affresco principale della cupola il C. dovette cederlo a C. I. Carloni).
Negli stessi anni il C. lavorava per il principe Giorgio Augusto di Nassau-Idstein nel nuovo castello di Idstein (1714 e 1719, insieme con il pittore magonzese V. D. Albrecht e con lo stuccatore M. Pozzi) e in quello di Biebrich (1719, con lo stesso stuccatore e con il suo migliore collaboratore, il pittore E. Wohlhaupter: Concilio degli dei nel salone principale, la "Rotonda"; gli affreschi sono distrutti).
Dopo il 1721 il C. dipinse sull'altare e sul soffitto della chiesa dell'Ordine teutonico (oggi parrocchia cattolica) dei SS. Pietro e Paolo a Heilbronin (i dipinti sono stati distrutti durante l'ultima guerra). Con G. F. Marchini e altri pittori il C. dipinse nel 1722, a Magonza, per il principe elettore Lothar Franz von Schönborn, nel "Lustschloss Favorite" che venne distrutto durante la Rivoluzione francese (R. Busch, Das Kurmainzer Lustschloss Favorite, in Mainzer Zeitschrift, XLIV-XLV 11940-5013 pp. 113-115).
Nel 1724 fu incaricato di decorare a fresco tutta la volta del coro della chiesa dei cisterciensi (oggi parrocchia cattolica) di Schóntal nel Nord-Württemberg (una piccola parte degli affreschi fu eseguita da G. B. Ferradini); nel 1734 è documentato un pagamento di 200 Gulden per l'Assunzione sulla parete frontale del transetto meridionale (G. Himmelheber, Die Kunstdenkmälerdes ehemaligen Oberamts Künzelsau..., Stuttgart 1962, pp. 293-295, 330, con ill.; i dipinti sono conservati).
Intanto, nel 1729, insieme con lo stuccatore D. R. Retti ricevette la commissione di decorare le pareti e il soffitto della chiesa delle benedettine di Frauenalb nel Baden; la chiesa era officiata nel 1731 e perciò dovevano essere finiti i lavori di ristrutturazione e quindi anche, almeno nella parte essenziale, gli stucchi e i dipinti; dopo la secolarizzazione nel 1802, cominciò la decadenza, e l'edificio è oggi ridotto a rovina senza resti di decorazione (Kunstdenkmäler Badens, IX, 3, E. Lacroix-P. Hirschfeld-W. Paeseler, Amt Ettlingen, Karlsruhe 1936, pp. 77-86).
Nel frattempo (1730-31) il C., insieme con lo stuccatore D. R. Retti, decorò per la margravia di Baden-Baden Sibilla Augusta gli ambienti interni e le facciate sul cortile del castello di Ettlingen; nella sala dei cavalieri rappresentò un vastissimo programma allegorico-cosmologico (il C. ricevette un compenso di 1.500 Gulden). Nel 1768 un'infiltrazione di pioggia distrusse grandissima parte degli affreschi dei quali restano soltanto frammenti insignificanti.
Nel 1734, licenziato dalla corte del Württemberg, incominciò le pitture a guazzo nel palazzo Thum und Taxis di Francoforte, per le quali fu pagato nel 1735: un'architettura illusionistica inquadra un omaggio allegorico al conte Anselm Franz e alla sua consorte i cui ritratti, dipinti in medaglioni, sono inseriti nella quadratura. Questa è l'ultima opera importante del C. in Germania ed è stata distrutta durante la seconda guerra mondiale (F. Lübbecke, Das Palais Thurn und Taxis..., Frankfurt am M. 1955, pp. 268-279, con ill.).
Nel 1735 il C., accumulata una ingente fortuna, ritornò ad Arogno dove morì nel 1737. Nella città natale, nel 1730, affrescò la parrocchiale di S. Stefano e, nei dintorni, la chiesa di Val Mara (Thieme-Becker).
Secondo il Fleischhauer gli affreschi del C. sono suggestivi per la composizione piena di slancio e di spirito decorativo e per la freschezza dei colori chiari spesso distribuiti a tappeto, con una totale rinuncia al modellato netto e al bel disegno; per contro nei suoi soffitti dipinti a olio ("Marmorsaletta", "Ordensbau" a Ludwigsburg) è da lamentare qualche goffaggine nella composizione e nei colori, oltre alla grossolanità dei dettagli.
Fonti e Bibl.: G. B. Giovio, Gli uomini della comasca diocesi... illustri, Modena 1784, pp. 66 s.; G. A. Oldelli, Diz. stor.- ragionato degli uomini ill. del Canton Ticino, Lugano 1807, pp. 71 s.; P. Zani, Enciclopedia... delle Belle Arti, I, 6, Parma 1820, p. 283; G. Bianchi, Diz. biogr. degli artisti ticinesi, Lugano 1900, pp. 52 s.; W. Fleischhauer, Barock im Herzogtum Württemberg, Stuttgart 1958, ad Indicem; A. Lienhard-Riva, Armoriale ticinese, Lugano 1965, pp. 117 s.; B. Anderes, Guida d'arte della Svizzera ital., Porza Lugano 1980, p. 327; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 250.