LOUSOI (οἱ Λουσοί)
Antica città dell'Arcadia. Nella parte settentrionale dell'Arcadia si innalzava un santuario di Artemide, famoso nell'antichità, situato in vicinanza, e strettamente connesso con le città di Kleitor e L., che, come la maggior parte delle città arcadiche, si presentavano allo stato di rovina già all'inizio dell'èra volgare: οὐκέτ᾿εἰσὶν ἢ μόλις αὐτῶν ἴχνη ϕαίνεται καὶ σημεῖα (Strabo, viii, 388 K.).
Di Kleitor (Κλείτωρ; Κλήιωρ in iscrizioni e monete; Κλιτόριον presso i grammatici; Clitorium), della quale oggi sono appena visibili l'acropoli cinta di mura con torri rotonde e la cavea del teatro che si appoggia sul lato O della collina, Pausania (viii, 21, 3) ricorda i santuari di Demetra, di Asklepios e di Eileithyia, e un tempio dei Dioscuri, distante 4 stadî dalla città, forse identificabile con le fondamenta di un grande edificio colonnato, rinvenuto ad O della collina. L'agorà è menzionata in un'iscrizione (I. G., v, 2, 367, 28); un altro tempio, dedicato ad Atena Kòria, sorgeva probabilmente a N della città, distante da questa almeno 30 stadî.
Nativi di Kleitor sono due scultori attivi alla fine del V sec. a. C., ricordati da Pausania: Athenodoros (v. athenodoros, 2°) e Dameas (v. dameas, 2°). Un toreuta, Aristoteles (v.) è ricordato nell'Anth. Pal., vi, 153. Da Kleitor proviene una stele tardo-ellenistica, con la raffigurazione di un guerriero: vi si è voluto riconoscere lo storico Polibio, a cui erano state innalzate statue a Olimpia (Olympia, v, 302) e Pallantion, e stele a Megalopoli, Mantinea, Lykosoura e Tegea (Paus., viii, passim).
Di L., che già al tempo della visita di Pausania si presentava come una rovina (τὰ δὲ ἐϕ᾿ἡμῶν οὐδὲ ἐρείτια ἔτι λειπόμενα ἦν Λουσῶν; Paus., viii, 18, 8), non numerose sono le notizie delle fonti. L'ubicazione di L. è fornita dall'indicazione di Pausania (viii, 18, 7); οἱ δὲ ἐν ὅροις ἤδη Κλειτορίων εἰσιν οἱ Λουσοί. Tra le città di Kleitor e L., sulla sommità di una collina, è stato identificato, dopo gli scavi del 1898 e 1899 da parte dell'Istituto Archeologico Austriaco, il santuario di Artemide Hemerasìa, connesso con la saga locale di Melampo (v.) e le figlie di Proitos (v.), ricordato da molti poeti e mitografi. Così in breve è il racconto in Pausania (viii, 18, 8): κατήγαγεν (sottinteso le figlie di Proitos impazzite, che, ritenendosi giumente, percorrevano a gran corsa l'Argolide e il Peloponneso)
ὁ Μελάμπους ἐς τοὺς Λουσοὺς καὶ ἠκέσατο τῆς μανίας ἐν ᾿Αρτέμιδος ἱερῷ•καὶ ἀτ᾿ ἐκείνου τὴν ῎Αρτεμιν ταύτην ῾Ημερασίαν καλοῦσιν οἱ Κλειτόριοι. Il santuario, come apparso dopo gli scavi, si innalza sopra una collina ad O della città di L., su una terrazza cinta di mura, di cui rimangono solo pochi avanzi e alla quale si accedeva da una porta monumentale (ne rimangono solo le fondamenta). L'edificio più notevole, posto al centro della terrazza naturale, è il tempio dorico di Artemide, di epoca ellenistica, di pianta alquanto singolare. Tetrastilo in antis su entrambi i lati brevi che si innalzavano su tre gradini, con pronao e opisthòdomos molto profondi (presentava all'esterno sui lati lunghi sporgenze, probabilmente semicolonne) corrispondenti ad altrettante sporgenze nell'interno della cella, che formavano una serie di nicchie (cfr. Heraion di Olimpia e tempio di Apollo a Figalia). Pare che due metope occupassero gli spazî interassiali sui lati brevi e tre sui fianchi. Più tardi furono aggiunte al tempio due strette ali laterali, di ignota destinazione, comunicanti con la cella mediante due porte aperte al centro dei lati lunghi. La costruzione del tempio in epoca ellenistica concorda con le notizie che riferiscono di un rinnovarsi del culto di Artemide Hemerasía al tempo di Alessandro Magno. I numerosi frammenti architettonici in terracotta rinvenuti nella zona del tempio, databili al VI sec. a. C. e appartenenti ad un precedente edificio templare, testimoniano l'alta arcaicità del culto. Si è rinvenuto anche un frammento della statua di culto, di tipo xoanico. Sulla terrazza del santuario, oltre a scarsi resti di piccoli edifici di incerta destinazione, si trova, in vicinanza della grande porta, una fontana della quale è ora solo visibile il bacino rettangolare (m 5,40 × 2,60) circondato all'intorno da lastre di pòros che dovevano reggere, almeno su tre lati, pilastri o colonne.
Esternamente alla terrazza sono state rinvenute le fondamenta di un edificio che per la forma caratteristica può essere identificato come un boulentèrion.
Bibl.: Kleitor: Pauly-Wissowa, XI, 1922, c. 661, s. v.; G. Lippold, in Handbuch, III, i, Monaco 1950, p. 365. Lousoi: Bölte, in Pauly-Wissowa, XIII, 1927, c. 1890 ss., s. v. Lusoi. Santuario: W. Reichel-A. Wilhelm, Das Heiligtum der Artemis zu Lusoi, in Oesterr. Jahreshefte, IV, 1901, p. i ss.; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, p. 270 ss.; A. W. Lawrence, Greek Architecture, Harmondsworth 1957, p. 365, n. 8.